Quella volta che Zeman disse… curiosità e frasi famose del “Profeta”
Il ritiro ufficiale di Zeman dal calcio è definitivo? Dopo il mancato accordo per restare al Foggia e lo sfumato ritorno al Pescara sembra proprio che il cerchio si sia chiuso, il mister Boemo è tornato nel luogo che ha visto iniziare la sua carriera, la sua amata Sicilia. Certo, il calciomercato è ancora in corso è le sorprese dell’ultimo minuto sopraggiungono sempre. Molti credevano che la sua carriera potesse ripartire ancora una volta a 75 anni col Messina. Tuttavia, sembra che l’ex tecnico voglia godersi semplicemente la sua amata Isola, da cui è tornato dopo ben 40 anni di carriera nei diversi campionati italiani.
Proprio agli inizi di agosto il Boemo ha dichiarato in un’intervista: “La prima cosa che ho amato dell’Italia? Il mare. Per questo sto tra Palermo e Mazzara. Ormai fuori dal calcio che conta non mi resta che il mare, anche se qualche partita la sbircio ogni tanto”. Ci scherza sopra Zdenek Zeman, ma si sa, gli scherzi contengono sempre un fondo di verità. Il grande calcio, per via della sua schiettezza e delle critiche dure contro il sistema, ha sempre avuto la tendenza a emarginarlo.
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Zeman ne avrebbe tante da raccontare. Una vita messa al servizio di un unico grande amore, il calcio giocato, fatta di mille e più panchine. È stato finora un vero e proprio mister girovago, tanto è vero che, dalla fine degli anni ’90 ad oggi, non è rimasto sulla stessa panchina per più di un anno e, in molti casi, non ha nemmeno finito una singola stagione. Zeman è, di fatti, un allenatore che ha rimediato diversi esoneri, per un modo tutto suo di vedere il calcio che va a scontrarsi, spesso, con le esigenze dei risultati pretesi dai presidenti delle società calcistiche.
Tra i suoi motti più famosi c’è sicuramente “il risultato è casuale, la prestazione no”, frase che racchiude senza dubbio il suo modus operandi e visione sul calcio: prestare attenzione al modo in cui giocano le squadre e non a come viene riempito il tabellino alla fine di ogni partita. Purtroppo, il risultato è ciò che conta nel mondo del calcio, ecco perché il bel gioco viene sempre messo in secondo piano rispetto agli obiettivi di campionato.
Per questo suo modo di vedere le cose, il Boemo non ha mai allenato nelle piazze più esigenti, quelle abituate a vincere, come Milano e Torino, sebbene sia stato lui a mettere la fascia da capitano al braccio di Francesco Totti e ad allenare miti come Paul Gascoigne. L’ex professore di educazione fisica laureato all’ISEF, costantemente circondato dall’inconfondibile fumo di sigaretta è probabilmente uno degli ultimi sognatori rimasti. Lo dice anche Venditti, nella canzone a lui dedicata, La coscienza di Zeman: “Perché non cambi mai, il sogno è ancora intatto e tu lo sai, perché non cambi mai, il sogno non si avvera quasi mai”.
Il suo sogno è sempre stato di insegnare il calcio alla sua maniera, di far divertire gli spettatori, di stare lontano dalle querelle sportive e dagli illeciti calcistici. “Pretendo che ogni giocatore dia il meglio di sé stesso, nel rispetto dell’esigenza di fare spettacolo. Se non vinciamo, nessun dramma. Mi basta che i ragazzi abbiano dato il massimo”. Dai suoi giocatori ha sempre preteso impegno e qualità, a prescindere dal risultato: “Non importa quanto corri, ma dove corri e perché corri”. Un altro dei principi cardini della filosofia zemaniana sul calcio giocato è: “Tutte le partite partono dallo 0-0, sta alla squadra cambiare il risultato”. E non una volta è successo che una squadra da lui allenata abbia messo a punto un gol in grado di sbloccare il risultato di una partita.