Riceviamo e pubblichiamo una ulteriore testimonianza di quanto accaduto in tribuna nello stadio Tursi di Martina Franca domenica scorsa.
Gentile Presidente
Le scrivo, dopo aver letto il comunicato diramato dall’Ufficio stampa del Foggia calcio, per unire, alla sua, la mia indignazione per gli episodi avvenuti nella tribuna centrale dello stadio di Martina Franca a metà del secondo tempo della partita di calcio di domenica scorsa tra Martina e Foggia.
Come Lei, sono un amante dello sport, un appassionato di calcio ed un tifoso della squadra della città in cui sono nato: il Foggia. La prima volta che sono stato accompagnato in uno stadio avevo 7 anni e oggi ricordo quella partita del Foggia come fosse stata disputata ieri. Da allora, pur avendo sempre vissuto in un’altra città, ho cercato, nei limiti del possibile, di seguire allo stadio le partite di questa squadra ma, da un po’ di tempo, per le fisiologiche dinamiche della vita, devo accontentarmi della televisione o di internet.
In settimana, però, avevo deciso di portare a vedere la squadra per cui io faccio il tifo, mio figlio di 9 anni che a sua volta aveva invitato un suo amico di classe. Martina Franca è una città che frequento d’estate e che apprezzo per la sua eleganza e per la sua invidiabile vocazione culturale; mi sembrava ci fossero tutte le condizioni per trascorrere una domenica divertente . Così, con i due bambini, il papà dell’amico di mio figlio e un altro amico che condivide con me la passione per questa squadra, ci siamo messi in macchina, abbiamo raggiunto Martina ed abbiamo occupato i posti della Tribuna centrale dello stadio dove siamo entrati con biglietti regolarmente acquistati in quanto non residenti in provincia di Foggia .
A metà del secondo tempo, in seguito a un insignificante episodio di gioco, dalle nostre spalle si è levata una voce in nostra direzione: “Noi a Foggia non veniamo voi a Martina non dovete venire”. Questo signore di mezza età, animato da una concitazione che non lo rendeva più compos sui, ha, poi, superato le due o tre file che lo separavano da noi passando letteralmente sulla testa delle persone che occupavano queste file, al fine di ‘invitare’ personalmente uno dei miei due amici, che nel frattempo si era isolato, ad allontanarsi dallo stadio. A questo punto, per la verità, mi aspettavo dagli altri spettatori una reazione indignata, volta ad isolare lo scalmanato e a ricordargli che in fondo si trattava di una partita di calcio, e me lo aspettavo a giusta ragione: lo stadio, in fondo, è una espressione, aggiungo significativa, di una cittadinanza e di una città (in questo caso a vocazione turistica e, dunque, ospitale per definizione) e la tribuna centrale è la parte più ‘illuminata’ di uno stadio.
Invece, è accaduto esattamente il contrario. Questo signore ha dato la stura ad una situazione di ‘violenza ambientale’ volta a epurare la tribuna dalla presenza dei foggiani, concretizzando in pochi minuti uno scenario che avrei stentato a credere se non avessi vissuto dal suo interno: signori, alcuni dei quali in età avanzata, che, animati da una rabbia che evidentemente covava da tempo, hanno dato sfogo a tutte le loro frustrazioni personali con una veemenza che merita di essere condannata come e più di quanto non si faccia, talvolta con facile demagogia, con gli episodi di violenza che accadono nelle curve. Aperta la caccia al foggiano, quando ne veniva individuato o additato qualcuno, gli steward, evidentemente spaventati e impreparati, trovavano più conveniente allontanare ‘l’ospite’ che gli esagitati.
Gentile Presidente, sono indignato non tanto per il comportamento di questi signori che è possibile trovare in tutti gli stadi del mondo, ma per l’inerzia degli altri martinesi presenti che, lo dico per esperienza personale, non hanno rappresentato affatto la stragrande maggioranza dei loro concittadini. Non so se fosse timore o vera e propria ‘connivenza’, ma, come recita una regola di vita che non conosce eccezione, “la colpa non è di chi fa certe cose ma di chi glielo consente con la sua inerzia”. Sono indignato, poi, perché non ho trovato, il giorno dopo, sugli organi di informazione la traccia che questo episodio meritava; credo che catalogare come ‘normale’ questa vicenda significhi consolidare le certezze di coloro i quali hanno ritenuto giusto espellere dalla tribuna dello stadio il ‘corpo estraneo’.
Ma la causa maggiore della mia indignazione, questo lo comprenderà, gentile Presidente, è determinata dal trauma che queste scene hanno prodotto in due bambini di 9 anni. In fondo il problema è tutto qui: c’è la possibilità di portare allo stadio due bambini di 9 anni con la segreta speranza che anche loro, come chi li accompagna, possano davvero innamorarsi di questo sport che consente di vivere sensazioni ed emozioni forti? Se queste cose accadono nella tribuna centrale di una città socialmente e culturalmente evoluta come Martina Franca …c’è da essere pessimisti.
Con la massima stima
Ciro Angelillis