Foggia, ripartenza tra campo e tribunali: cosa dice il primo mese e fin dove può spingersi

Foggia, ripartenza tra campo e tribunali: cosa dice il primo mese e fin dove può spingersi

Fuori dal campo è stata un’estate senza tregua; dentro, un avvio di stagione a strattoni, ma non privo di segnali. Il Foggia ha dovuto rimettere in sesto identità tecnica e credibilità mentre la giustizia sportiva ribaltava in appello la penalizzazione di tre punti. La Corte Federale d’Appello ha infatti prosciolto il club, annullando la sanzione comminata il 31 luglio: uno snodo che ha rimesso i rossoneri in carreggiata e ha tolto un peso dalla classifica.

La cronologia del primo mese aiuta a leggere la traiettoria. La partenza è stata durissima: 6-0 a Catania all’esordio, serata che ha drogato differenziale reti e percezioni esterne. Poi la risposta: 1-0 allo Zaccheria contro il Sorrento, decisa da Morelli, primo mattone di fiducia. La successiva trasferta a Giugliano è costata zero punti per un rigore nel finale, episodio che ha ricordato quanto la linea di galleggiamento in C sia spesso questione di dettagli.

Con il Latina è arrivato un pari in casa (1-1, vantaggio D’Amico e pari nel finale), in un clima ancora teso sugli spalti per le note proteste, mentre il derby a Cerignola si è chiuso 0-0 con qualche buon segnale di solidità difensiva. L’ultima tappa, 1-1 con la Casertana (Oliva per il Foggia, risposta di Leone), ha certificato un’inerzia da squadra che compete e che oggi, dati alla mano, viaggia a quota 6 punti dopo sei giornate.

L’impianto tecnico: pragmatismo e lavoro sui reparti

La scelta di riportare Delio Rossi in panchina è stata anzitutto una scelta di metodo. Il tecnico ha fissato la barra: “salvarsi il prima possibile” come obiettivo minimo e identità prima dei proclami. Nelle prime uscite Rossi ha lavorato su un’ossatura prudente e verticale, spesso con principi riconducibili al 3-5-2, valorizzando il piede educato di Petermann in regia e l’aggressione degli esterni (Morelli e Panico hanno avuto un peso specifico nelle gare casalinghe).

Il direttore sportivo Carlo Musa ha completato il mosaico con un mercato a costo contenuto ma mirato (Buttaro, Staver, Valietti per la linea difensiva; Petermann e Garofalo in mezzo; D’Amico, Bevilacqua e Sylla davanti). È un gruppo con età media bassa e qualche profilo in cerca di rilancio, costruito con un criterio: sostenibilità e coerenza con le idee dell’allenatore.

I numeri che contano (e come leggerli)

Al netto del 6-0 di Catania che pesa sul saldo, il Foggia ha raccolto una vittoria e tre pareggi nelle successive cinque, mantenendo due clean sheet (Sorrento e Cerignola). Tradotto: il trend difensivo è in “normalizzazione”, mentre in avanti la produzione è ancora intermittente — i rossoneri hanno colpito nelle partite in cui hanno potuto attaccare con campo (D’Amico vs Latina, Oliva vs Casertana), ma faticano quando devono forzare blocchi medi.

Dentro questa cornice, il dato più incoraggiante è la qualità della fase senza palla ruotando interpreti e struttura: Borbei ha firmato parate pesanti a Cerignola, Buttaro e Staver stanno salendo di giri nel duello, Petermann garantisce prime uscite “pulite”. La squadra resta però dipendente da episodi nei 16 metri: il rigore di Giugliano e il pari concesso nel finale al Latina sono lezioni chiare su concentrazione e gestione.

Il contesto extra-campo: una normalità da riconquistare

Il Foggia resta un unicum nel calcio italiano recente: società in amministrazione giudiziaria per ragioni di tutela, con un percorso di legalità tracciato dal Tribunale di Bari e un amministratore giudiziario in cabina di regia. L’annullamento della penalizzazione ha aggiunto ossigeno sportivo, ma la quotidianità logistica è ancora speciale: gli allenamenti si svolgono a Trinitapoli, a circa 60 km dalla città, mentre continua il confronto istituzionale per rientrare stabilmente in sede. In termini di prestazione, è un vincolo che incide su carichi e recuperi, ma che la squadra sta imparando a gestire.

Ambizioni ragionate: salvezza subito, playoff se…

Nel Girone C — tradizionalmente il più “caldo” e competitivo — l’asticella realistica per oggi è la costruzione di un margine sereno sulla zona playout entro l’inverno. Questo non esclude una rincorsa playoff: il materiale per salire di livello c’è, a patto di due miglioramenti misurabili tra ottobre e dicembre.

  • Conversione delle occasioni: D’Amico e Sylla devono aumentare volume e qualità delle conclusioni; l’attacco vive ancora troppo di strappi isolati.
  • Gestione dei finali: il pari con il Latina e il rigore di Giugliano certificano che la concentrazione negli ultimi 20’ è il differenziale tra uno e tre punti.

Sulle “lavagne” del mercato, i comparatori e i brand internazionali di riferimento — dai portali di confronto fino a realtà come Betsson — fotografano un Foggia oggi dietro le favorite del Girone, ma tutt’altro che tagliato fuori nella corsa a un posto tra le prime dieci. È una lettura coerente con quanto visto: la base c’è, il salto dipende dalla continuità più che da un picco isolato.

Le tre chiavi per cambiare marcia

  • Bloccare la forbice emotiva tra gare “perfette” e passaggi a vuoto: dopo Catania la squadra non è crollata, segno di risposta mentale. Va consolidato il profilo competitivo anche nelle partite “sporche”, così come una gestione migliore di entrambe le frazioni.
  • Rifinitura e palle inattive: con Petermann e Garofalo in campo, corner e punizioni devono diventare una rendita. Il Foggia di oggi deve saper “vincere 1-0”.
  • Gestione del carico nella logistica “decentrata”: turnazione ragionata sugli esterni e minuti in controllo quando si è avanti nel punteggio.

La rotta da tracciare

Rossi e Musa non hanno promesso scorciatoie; hanno definito un perimetro di lavoro chiaro e, fin qui, lo stanno occupando con pragmatismo. Se il Foggia riuscirà a tenere il livello difensivo emerso nelle ultime uscite e a sbloccare una produzione offensiva oggi selettiva, la stagione può diventare di costruzione solida e — nella seconda metà — anche ambiziosa. L’annullamento della penalizzazione ha restituito giustizia sportiva e prospettiva; ora il campo può fare il resto, una domenica alla volta.

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