Lecce-Foggia, il doppio ex Mattioli: “Sono legato a tutte due i club, ma…”
Il primo “round” della sfida play-off tra Lecce e Foggia si avvicina sempre di più. Per questo motivo abbiamo ascoltato le parole di un doppio ex dell’incontro, Italo Mattioli. L’attaccante campano, classe ’85, esordì giovanissimo tra i professionisti con la maglia dei satanelli, poi il passaggio in giallorosso grazie a Pantaleo Corvino insieme all’amico Cristian Agnelli, ora capitano dei rossoneri, con l’esordio in Serie A, sotto la guida di Zeman, e le tante vittorie con la “Primavera” di Robertino Rizzo, prima del ritorno in capitanata nel 2008.
Domenica il primo incontro della doppia sfida tra Lecce e Foggia, come la vedi?
“Per me il Foggia a livello di gioco è la squadra più forte. È la squadra che esprime un calcio diverso dalle altre del girone C, era anche più forte del Benevento. Mentre il Lecce è un’ottima squadra, fortissima, fatta da giocatori importanti solo che nell’ultimo periodo l’ho vista un po’ stanca. Devo dire, però, che queste partite sono diverse da quelle giocate in campionato perché nei play-off ci sono stimoli diversi e sicuramente anche se una squadra è più stanca ci mette comunque l’anima per vincerle”.
Domenica sera eri allo “Zaccheria”, come ha giocato il Foggia?
“Nel primo tempo ho visto un Foggia un po’ bloccato, non era brillantissimo. Forse anche per la tensione dei play-off che è diversa dalla classica partita di campionato, poi c’erano 20000 persone sugli spalti quindi forse c’è stata anche un po’ di emozione da parte di qualche giocatore. L’Alessandria, composta da giocatori forti e allestita per vincere, si è difesa bene però è stata un po’ troppo sulle sue, ha badato solo a difendersi e ha attaccato al massimo con azioni in contropiede entrando solo due volte nell’area di rigore.Nel secondo tempo, poi, è uscita fuori la squadra di De Zerbi, quella che ha giocato durante il campionato, un gioco fatto di palleggio, velocità e attacco della profondità”.
Braglia contro De Zerbi, due filosofie di gioco diverse…
“Braglia è un allenatore che conosciamo tutti, ha vinto campionati, è stato in piazze importanti. De Zerbi è un allenatore giovane, tra virgolette però, perché è uno che conosce benissimo il calcio in quanto ha giocato anche lui in squadre importanti. Il suo è un calcio diverso sicuramente da quello di Braglia, proiettato più all’attacco, si “difende” attaccando molto alto nella metà campo avversaria, gioca con quattro attaccanti. Il paragone è sicuramente un po’ elevato però si avvicina a quello praticato da Guardiola”.
L’arma in più del Foggia e quella, invece, del Lecce?
“L’arma in più del Foggia è un po’ difficile trovarla perché praticano un sistema di gioco in cui chiunque gioca fa bene. Faccio un paragone con Zeman: chiunque giocava con lui faceva bene perché era il meccanismo di gioco che ti portava a fare bene. Comunque, secondo me, uno tra Sarno e Iemmello potrà essere l’arma in più. Nel Lecce sarebbe troppo facile dire Moscardelli, io, invece, punterei su Curiale perché nelle partite importanti, tipo con il Beneventoo anche contro il Foggia stesso, ha fatto gol”.
Nelle due squadre ci saranno due tuoi ex compagni della prima “Primavera” scudettata, Camisa e Agnelli. Ti senti ancora con loro?
“Alessandro (Camisa, ndr) lo sento un po’ meno però per me rimane sempre “il capitan”. Lui, infatti, all’epoca era il capitano della nostra squadra, era il nostro orgoglio. In più è un ragazzo straordinario, poi come calciatore non ho parole perché per me è un difensore fortissimo, difficile da affrontare.Era un leader per noi e tutti lo abbiamo sempre seguito,ci ha fatto capire cosa voleva significare giocare nel Lecce. Agnelli, invece, lo sento più spesso e con lui ho un rapporto speciale. Mi dispiace perché poteva fare molto di più nella sua carriera se ricordiamo che il primo anno di primavera lui ha vinto il premio di miglior giocatore delle fasi finale ed allora c’erano già giocatori che avevano giocato in A e in Champions League. C’è da dire, però, che il Lecce del dopo-Corvino ha voluto usare una strategia diversa, cioè quella di non puntare sui propri ragazzi ma di prenderne altri”.
Sarai presente domenica al “Via del Mare”?
“Ancora non lo so, spero comunque di liberarmi per assistere sia alla partita di Lecce che a quella di Foggia sperando che sia una bella partita giocata dalle squadre di due bellissime città che, non dico che hanno un gemellaggio, però hanno sicuramente un’amicizia quindi spero che sia uno spettacolo sugli spalti che in campo”.
Non ti chiedo per chi farai il tifo…
“E’ un po’ difficile. Io sono cresciuto giocando nel Foggia fin dall’età di12 anni. Loro mi hanno fatto capire cosa vuol dire diventare un calciatoreper la passione e l’amore che ti dava quel pubblico. E’ come un primo amore. Anche al Lecce sono particolarmente legato perché mi ha dato la possibilità di giocare in Serie A, di vincere con la “Primavera” e, nonostante siano passati tanti anni, la genteancora mi vuole bene. Sono quindi due amori un po’ diversi. A dire la verità speravo che una vincesse direttamente il campionato e l’altra fosse promossa tramite i play off però purtroppo così non è stato e a questo punto…spero che vinca il migliore”.
Fonte: www.pianetalecce.it