Non è mai facile avere la forza di scrivere dopo una delusione così grande, una di quelle che inginocchia una città, quella città dove quel maledetto pallone avvicina la gente, prova a dare un senso alla monotona vita quotidiana.
Ci proverò ma capitemi se andrò fuori le riga perché forse si capirà poco che sono un giornalista ma oggi mi preme far emergere il mio essere tifoso e questa volta le dita sono guidate più dal cuore che dalla testa.
Le scuse sono il rimedio dei perdenti e non mi appartengono. Ho subito delusioni su delusioni in questi ultimi anni che ormai non so più elencarle in una ipotetica classifica.
Il Pisa ha vinto perché è stato più bravo di noi e nel calcio, nello sport e nella vita bisogna accettare che qualcuno metta la freccia e ci sorpassi lealmente ma anche con l’astuzia e con il cinismo.
Oggi si è perso anche per la tensione creata volutamente dagli attori di questo spettacolo che, consentitemelo, non sono stati i tifosi nè di una squadra nè dell’altra.
Lo Zaccheria era una bolgia, forse oltre la propria capienza e tutti sapevano che poteva diventare una polveriera. Certi atteggiamenti hanno provocato quasi nulla rispetto a quello che sarebbe potuto succedere veramente e che avrebbero ancor di più etichettato i foggiani come un popolo incivile e poco ospitale. Siamo stati poco furbi, siamo caduti nella trappola, abbiamo fatto sì che qualcuno sfiorasse i nostri nervi scoperti affinché le cose potessero prendere una piega piuttosto che un’altra, ma alla fine i tifosi avversari hanno esultato senza alcun problema mentre i nostri hanno applaudito i propri beniamini intonando il coro: “Grazie lo stesso”.
In tanti fuori allo stadio mi hanno chiesto che cosa succederà da domani. Noi siamo un popolo che, smaltita la rabbia, riprenderà il proprio cammino ripartendo dalle lacrime dei dirigenti, dei giocatori, dei tifosi, dei giornalisti, dei bambini, degli anziani perché questi colori uniscono e non dividono, perché si può e si deve ripartire dall’entusiasmo di queste settimane, bisogna saper trasformare la rabbia di un biglietto non trovato in una voglia di esserci ancora domani per riprendere questo cammino per noi sempre tortuoso, sempre in salita e sempre con la schiuma in bocca.
Non mi era mai successo in decenni di calcio a Foggia di vedere una energia positiva di tali proporzioni: ecco è da qua che bisogna saper ripartire.
Alberto Mangano – www.manganofoggia.it