Pre Melfi, post Melfi: come è cambiata la stagione del Foggia
10 dicembre 2016. Stadio “Arturo Valerio” di Melfi. Si gioca Melfi-Foggia. Al minuto 81, le squadre sono ferme sul risultato di 1-1, e De Vena, attaccante gialloverde, ha l’opportunità di siglare il vantaggio dei lucani dal dischetto che potrebbe affossare un Foggia in crisi che viene da una sola vittoria nelle ultime 7 gare. Il destino però, quello che al Foggia, soprattutto dal dischetto, non aveva quasi mai sorriso fino a quel momento, decide di graziare i rossoneri: palla sul palo, rinvia la difesa. All’89’ ci pensa poi Sarno a ribaltare il risultato portando i 3 punti in Capitanata, sigillati poi dal gol di Sicurella a tempo scaduto. Un successo che ha completamente cambiato il volto della stagione del Foggia. Ma andiamo con ordine.
Prima della trasferta lucana, i rossoneri hanno inanellato nelle ultime 7 gare, 5 pareggi (Lecce, Catania, Paganese, Casertana e Reggina), una vittoria (1-0 al Catanzaro in casa) e un’amarissima sconfitta (2-3 in casa contro il Fondi), partita antecedente al match di Melfi che aveva mandato su tutte le furie il pubblico dello “Zaccheria”, prontissimo nel contestare la squadra nel post-gara fuori dallo stadio. Un ruolino di marcia non certo da una squadra che ambisce alla promozione diretta. Precarietà non solo di risultati, ma anche di prestazioni condite da poca concretezza e eccessiva presunzione in alcune gare (vedi Reggio Calabria). Al 10 dicembre la tensione si taglia a fette. Il cammino di Giovanni Stroppa sulla panchina rossonera è in bilico, a Melfi serve dare una forte sterzata per tornare a sperare nel primario obiettivo. La sterzata arriva, seppur con molte difficoltà e gran parte di buona sorte ad accompagnare i rossoneri. Stroppa promette: “Sarà la svolta“. In pochi gli credono, ma si rivelerà un profeta.
Da lì in poi, i rossoneri assumono pian piano il giusto atteggiamento, rimontando prima in casa contro il Cosenza (3-1), poi pareggiando ad Andria (1-1) e infine infliggendo un sonoro 3-0 al Siracusa. Fine del 2016, arrivederci all’anno nuovo.
La ripresa dopo la sosta solitamente porta non poche rogne ad ogni squadra. Il Foggia però non accusa il colpo, anzi, scende in campo da leader, nonostante gli inserimenti di alcuni nuovi innesti, non sempre facili da assimilare. 3-1 in casa della Vibonese reagendo alla grande al momentaneo vantaggio dei locali. 5-1 all’outsider del campionato, la Virtus Francavilla di Calabro, uscita frastornata dallo “Zac”. 3-0 al Messina di Lucarelli, e soprattutto di Milinkovic, obiettivo di mercato sfumato nelle ultime ore del 31 gennaio. Il Foggia macina gioco e punti, tanto da raggiungere la vetta della classifica. Squadra ormai matura? Macché. Serve una batosta, quella del derby di Taranto (2-0 per i rossoblu) per far tornare con i piedi per terra i ragazzi di Stroppa.
Taranto però ferisce nell’orgoglio i rossoneri: da quel passo falso infatti, parte lo sprint decisivo per staccare le dirette concorrenti. 3-1 al Matera, fuori uno. 1-0 in extremis sul difficile e malmesso campo dell’Akragas. 1-0 alla Juve Stabia, fuori due. 2-0 in casa del Monopoli maturato in pochi minuti già nel primo tempo. 3-0 al Lecce, fuori (per ora) tre. A spiccare in positivo non sono solo i risultati, ma è soprattutto il modo con cui il Foggia arriva al successo: i rossoneri lo fanno da vera e propria corazzata, finalizzando al meglio e subendo pochissime reti e occasioni da gol. Se fino a Taranto il Foggia aveva subito 7 reti in 8 gare, dal Matera in poi ne ha subita solo una, quella di Iannini a risultato ormai archiviato.
Non sappiamo cosa sia cambiato nello spogliatoio rossonero da quel 10 dicembre. Non sappiamo quale intervento, e in che modo sia stato fatto per cambiare rotta. Non può essere stato però solo un risultato a modificare la voglia, l’atteggiamento e le capacità di un gruppo. Sicuramente il successo ha ridato fiducia e consapevolezza, ma c’è dell’altro. Sì perché questa squadra da quella fatidica data, partita dopo partita, è arrivata ad ottenere un altro passo, un’altra mentalità, un’altra maturità, caratteristiche che in questo preciso momento di quasi ogni stagione, marchiano la vincitrice del campionato. E’ stato toccato il tasto giusto.
Manca ancora molto alla fine del campionato, il vantaggio è importante ma non decisivo. L’impressione è delle migliori, anche perché in casa dei rivali non tira un’ottima aria. Ma occhio a mollare la presa. Stessa concentrazione, stessa umiltà, stessa caparbietà, e soprattutto, stessa maturità. Manca poco? Manca molto? Sta al Foggia deciderlo.