Che il Foggia potesse perdere ad Avellino, stava nelle cose. Ma che la sconfitta assumesse le dimensioni di una disfatta erano in pochi a prevederlo. Un solo punto in tre partite, penultimo posto, una classifica che vede i satanelli in piena zona retrocessione: l’inizio del campionato cadetto sta diventando un incubo, per i rossoneri.
Eppure, anche per Avellino-Foggia, così come era successo già a Pescara e nel pareggio interno con l’Entella, i numeri raccontano un’altra storia: possesso palla nettamente a favore del Foggia (circa il 65%), 14 tiri (di cui solo 4 in porta) contro i 17 dei padroni di casa (12 nello specchio della rete). Pende a favore dei satanelli anche il bilancio delle palle perse (35 quelle dei biancoverdi, 28 quelle del Foggia) e quelle recuperate (18 contro 24). Dati che devono far riflettere e che dicono che comunque il centrocampo rossonero il suo ruolo lo ha svolto.
Ma con le statistiche non si conquista la salvezza, e bisogna serenamente domandarsi cos’è che non funziona nel Foggia? C’è poco da dire: se si prendono 11 gol in tre partite, è la fase difensiva sotto accusa.
Anche in questo caso, la statistiche sono utili e, in proposito, c’è un dato che fa accapponare la pelle. Calcolando il possesso medio della palla da parte degli avversari del Foggia, in questi primi tre turni del campionato, si ottiene una media di 40’ a partita, che moltiplicato per 3 fa 120’ in tutto.
Considerati gli 11 gol presi dalla squadra rossonera, vuol dire che la difesa rossonera ha incassato una rete ogni 11 minuti di possesso della palla da parte degli avversari. Troppo. È un dato che mette i brividi e certamente incompatibile con le speranze che la società, l’allenatore e i tifosi nutrivano, per un campionato da giocare senza eccessivi patemi d’animo.
È troppo presto per fare delle analisi sensate, tuttavia alcuni segnali fanno pensare che non tutto abbia girato nel verso giusto per quanto riguarda il mercato. Nello scorso campionato, Stroppa fu costretto per necessità a impiegare Gerbo sulla fascia, togliendolo al centrocampo di cui costituisce un prezioso tassello. Il mercato non sembra aver risolto il problema della mancanza di terzini.
L’impressione è confermata dalla scelta del mister di rivoluzionare il modulo giocando con un inedito 3-5-2, con un terzetto difensivo composto sostanzialmente da centrali (Camporese, Coletti e Empereur) e schierando sulle fasce sulla mediana Gerbo e Rubin. Potrebbe anche essere una soluzione, sperimentarla all’inizio su un campo delicato come quelle dei lupi avellinesi e di fronte al pressing asfissiante dei padroni di casa è sembrata una scelta arrischiata.