L’ultima giornata del campionato di serie B 2017/18 si è giocata un venerdì sera del 18 maggio dello scorso anno. Una giornata che sembrava già scritta negli almanacchi, perchè all’Empoli già promosso in A si sarebbe dovuto affiancare il (quasi) già promosso Frosinone, mentre il terzo posto utile sembrava già destinato ad una sfida a due nei Play Off fra Parma e Palermo. Una di quelle giornate da sbadigli, da ultimo giorno di scuola, con squadre e giocatori con le valige pronte per vacanze esotiche e calmi pomeriggi in famiglia. Sbadigli non dappertutto peró, naturalmente. Al Benito Stirpe di Frosinone tutto era pronto per una magica notte di festa, con un’intera città in lustrini e paillettes ebbra di gioia per il subitaneo ritorno dei ciociari nella massima serie. Bancarelle in ogni dove, giornalini evocativi in gialloblù su tutti i tavolini dei bar, nelle pizzerie, tra le braccia di giovanissime miss ferme ai semafori a distribuirli ai passanti con generose scollature e minigonne mozzafia.
Lo stadio era una bolgia già due ore prima della partita. Tutta la nobiltà frusinate accomodata in poltrona sulle tribune d’onore a sfoggiare l’abito buono e i gioielli di famiglia. Il buon Sindaco Ottaviani aveva comodamente ottenuto dal suo Prefetto il divieto di trasferta per i tifosi foggiani, sempre troppo scomodamente numerosi, brutti, sporchi e cattivi e con quei maledetti colori rossoneri a sciupare la magnifica scenografia in stereofonia fra le due curve gremite all’inverosimile e ricoperte dei colori sociali. La musica pompata a mille, nel frastuono generale, che nemmeno riuscivi a chiedere che ore fossero al tuo vicino di sedia. La partita? Quale partita? Il Frosinone secondo in classifica affrontava il Foggia salvo e sazio di un campionato a cui non aveva più niente da chiedere. Novanta minuti da far passare alla svelta per passare allo spumante tenuto in fresco in ghiacciaia. Agnelli entrando in campo, si guarda intorno.
Ma è il Carnevale di Rio? No, è il Benito Sirte che aspetta il toro da matare nell’arena prima di sventolare i fazzoletti e buttarsi in piazza a festeggiare. Le urla non smettono nemmeno a partita iniziata. Nessuno sente il fischio dell’arbitro al gol di un incredulo Mazzeo. “Ma dai, che bravi, vogliono darci un po’ d’emozione. Peró che birbanti, vogliono farci stare sulle spine fino alla fine!” È questo che pensano tutti nell’intervallo. Nessuna preoccupazione, nessun turbamento. Riprende il gioco e il Frosinone pareggia, poi passa in vantaggio. Tutto prestabilito, tutto già scritto. Si diano inizio alle danze. E così sia! Poi, d’un tratto, come un lampo nel cielo d’agosto, Roberto Floriano prende una palla e la scaraventa in rete leggera come una farfalla. Si spegne la luce, si spengono i rumori. Roberto è nato in Germania, lì non si regala niente a nessuno. Lì niente è dovuto. Il dramma è cominciato. A Spezia, nel frattempo, il Parma vince passeggiando. Un campione del mondo (?) dello Spezia , tal Alberto Gilardino, sparacchia alto un rigore.
Non si sa mai, lascia che sia! Già, lascia che sia il Parma ad andare in A, a Frosinone possono aspettare. Un bambino piange alla mia destra in braccio alla mamma mentre il gelato gli si scioglie sul giubbetto. Non ha più voglia di leccarlo. Dispiace sempre vedere un bambino piangere. Dispiace anche vedere una squadra andare in A senza aver avuto avversari, come il Parma. Al Frosinone questa fortuna non è capitata perchè il Foggia ha onorato il suo impegno, ha onorato lo sport, ha insegnato a tutti cos’è la lealtà. Servirà a poco. Al momento opportuno nessuno sconto sarà fatto al Foggia, leale sul campo ma “sbadato” nei conti sociali. E Roberto Floriano? Per “premio” va in D al Bari dove farà peró presto sorridere altri bambini, con altri colori, ma che importa? Rimarrà sempre un galantuomo sul campo e nella vita, non importa in quale stadio e in quale serie.
È passato un anno da quella allucinante sera a Frosinone. Oggi in B si scontrano squadre assetate di punti con altre che, come il Foggia allora, non hanno niente più da chiedere a questo campionato. Allora mi faccio una domanda. Quanti Floriano scenderanno oggi in campo? E quanti Gilardino? La nostra salvezza passa dalla risposta a questa domanda.
Ai posteri l’ardua sentenza.
Francesco Bacchieri www.miticochannel. com