Il comune senso del pudore (di Francesco Bacchieri)
Quando da ragazzini a Foggia si usciva un’ora prima dalla Carducci, era immancabile la sfida a pallone sull’asfalto del “triangolo”, spezzone di marciapiede fra pini e piccole aiuole dinanzi la scuola. Le regole si fissavano di volta in volta.
Detto che, per prassi, chi portava il pallone giocava sempre, i due riconosciuti più forti sceglievano, uno dopo l’altro, fra il mucchio, i compagni di squadra, cominciando via via dai più bravi per finire alle schiappe a cui si affidava la difesa della porta, rappresentata da due mucchietti di libri posti a circa tre metri di distanza l’uno dall’altro. Sovente, se le squadre risultavano troppo sbilanciate, in corso d’opera si proponevano aggiustamenti d’ogni tipo per equilibrare la sfida, in barba a qualsiasi accordo pregresso. Quello che ieri il Consiglio Direttivo di Lega B ha deliberato cambiando il format del campionato cadetto in corso, mi ha di molto ricordato quei tempi e quelle partite sulla breccia. La differenza è che noi si giocava, mentre il campionato nazionale di serie B, con enfasi definito il campionato degli Italiani, non è certo un gioco tout court, coinvolgendo, come coinvolge, importanti interessi di società private, decine di migliaia di addetti, network privati, giornali, strutture e, soprattutto, la passione e la fede di milioni di cittadini, per non dire del giro di soldi milionario che muove sopra e sotto traccia. Atteso che in uno stato di diritto, si parli di legge, di sport, di concorsi pubblici, di pesche di beneficienza o della corsa dei sacchi le regole, una volta stabilite e ratificate, non si possono cambiare in corso d’opera a secondo delle esigenze di questo o di quello (salvo l’unanimità del parere di tutte le parti coinvole, e questo non è il nostro caso), cerchiamo di spiegare perchè un organo federale si sia esposto al pubblico ludibrio andando a deliberare modifiche al format del campionato ben sapendo di non averne nemmeno titolo a livello normativo, e rischiando dunque pesanti conseguenze disciplinari, se non proprio il commissariamento da parte della F.I.G.C, che alle regole sulla disputa dei campionati sovrintende e delibera per legge. In effetti peró la delibera del Consiglio Direttivo di Lega si è occupata di due questioni distinte: una di ordinaria amministrazione (che gli competeva), una di straordinaria amministrazione (che non gli competeva).
La prima riguarda il Palermo. È nel diritto e nell’arbitrio legittimo del Consiglio decidere se rendere esecutiva una sentenza di primo grado del TFN, prenderne atto ed adeguarsi di conseguenza. Decidendo dunque di considerare classificato all’ultimo posto il Palermo, così come stabilito dalla sentenza di Assise, ha in ordinaria amministrazione semplicemente fatto scorrete la classifica di un posto, mettendo dal quarto al terzo il Benevento e dal nono all’ottavo il Perugia, decretando così la griglia Play Off e stabilendo di giocare gli stessi per le date convenute. Fin qui tutto lecito, anche se assurdo e pericoloso, perchè per evitare corsi e ricorsi che già l’anno passato avevano fatto del campionato di B la barzelletta del calcio italiano, bene avrebbero fatto ad aspettare l’esito del ricorso in Appello del Palermo prima di prendere qualsiasi decisione, rimandando di una settimana la data degli spareggi per la A. Fin qui tutto lecito dicevamo, anche se assolutamente e ingiustamente incomprensibile e punitivo verso una squadra (i rosanero) e premiante verso altre due (il Benevento e il Perugia). Di fatto quando una delibera, anche se legittima, avvantaggia uno su qualcun’altro, i dubbi sul buonsenso della decisione nascono spontanei. Ma tant’è. La seconda riguarda invece il Foggia che, salito dal terz’ultimo al quart’ultimo posto, avrebbe dovuto per regolamento spareggiare con la Salernitana, salita dal quart’ultimo al quintultimo posto, e per il qual caso il Consiglio avrebbe dovuto e potuto solo decidere la data di disputa dei Play Out in concomitanza con quella stabilita per i Play Out. Qui invece i consiglieri di Lega, tra lo sbigottimento generale, in preda ad un delirio di onnopotenza, si sono superati perchè, oltre a sfavorire sfacciatamente Foggia e Palermo, dichiarate retrocesse con Padova e Carpi, ha deciso, senza essere autorizzato a farlo, in straordinaria amministrazione (a dire poco), di fregarsene dei format stabiliti dalle norme federali, abolendo i Play Out “motu proprio” e decretando la salvezza della Salernitana, nonostante quindicesima in classifica, con meno di cinque punti da chi la precede in graduatoria (il Foggia) e, dunque, obbligata a spareggiare con il vantaggio del fattore campo proprio contro i rossoneri.
Ma perchè allora il Consiglio Direttivo, consapevole dell’abuso che andava commettendo, ha pervicacemente votato all’unanimità questa delibera ben sapendo che per quanto concerne la soppressione dei Play Out avrebbe avuto il niet sicuro della F. I.G.C. che mai potrà ratificare modifiche ai format in contrasto col suo stesso regolamento? Presto detto. Senza voler pensare male o accusare nessuno, vediamo qual’è l’unica squadra sicuramente avvantaggiata da questa delibera sia per la sua parte discutibile ma legittima, che per quella sia discutibile che illegittima. Se in Lega si fossero comportati con la prudenza del buon padre di famiglia, avrebbero atteso sia la decisione del CONI sui punti di penalizzazione del Foggia, che l’appello del Palermo, prima di rendere esecutive le sentenze, come era loro dovere fare. Badate bene, sarebbe bastata una settimana di pazienza e tutto sarebbe filato liscio nel rispetto delle regole. Ma se avesse fatto così chi rischiava più grosso? Neanche a farlo apposta la Salernitana di Lotito e Mezzaroma (vice Presidente del Consiglio Direttivo) in quanto, qualora fossero state riconosciute entrambe le ragioni di Foggia e Palermo, classifica alla mano, sarebbe retrocessa in C senza poter opporre alcuna resistenza legale. In questo modo invece, da un lato ci si assicura che il Palermo è retrocesso in C eseguendo la sentenza di primo grado, dunque portando sicuramente almeno al quart’ultimo posto i granata (dunque fuori da una retrocessione diretta e inappellabile), dall’altro si aboliscono i Play Out spedendo in C senza colpo ferire l’unica squadra che avrebbe potuto giocarsi proprio con la Salernitana gli spareggi Play Out per restare in cadetteria. Ci si potrebbe chiedere allora: “Ma se la F.I. G.C annullasse tutta o parte della delibera a che cosa è servita questa manfrina?” Bene, così fosse servirà comunque a dare alla Salernitana l’opportunità di poter appellarsi in qualsiasi caso contro qualsiasi decisione che la vedesse in difficoltà, sia come partecipante dei Play Out, sia come retrocessa diretta, in caso di esiti sfavorevoli (per lei) dei procedimenti in corso per Foggia e Palermo, beneficio che non avrebbe avuto in caso contrario.
Ora, prove non ne abbiamo, e gli indizi (tanti) non bastano a conclamare che dietro questo ennesimo pasticcio all’italiana ci sia un’attenta “regia” coadiuvata da alcuni altrettanto attenti “aiuto registi” le cui provenienze è pleonastico ricordare. Ma quando si supera, come in questo caso, il comune senso del pudore, per i troppo spregiudicati ed i troppo furbi spesso la farina rischia di trasformarsi in crusca se è vero come è vero che adesso per qualcuno, al CONI o in F.I.G.C., il vaso potrebbe risultare colmo, con conseguenze negative sia per la stessa Salernitana, che si vedrebbe raggiunta in classifica dal Foggia in caso gli venisse restituito dal CONI almeno 1 punto il 17 MAGGIO, sia per la Lega di B che potrebbe essere commissariata qualora risultasse evidente, come lo è, la spregiudicatezza con cui si è prestata all’ennesimo scontro istituzionale nel mondo del calcio. Un risultato peró, chi ha imbastito tutto questo caos, l’ha comunque ottenuto. Il campionato non finirà dopo Play Off e Play Out (se e quando si disputeranno), perchè chiunque adesso potrà ricorrere a qualsiasi titolo contro qualsiasi scelta sia in campo che nei Palazzi e nei Tribunali. Non ci meraviglieremmo se quest’anno, per evitare stilicidi processuoli e mettere a tacere ogni obiezione, alla fine si riportasse il campionato a 22 squadre per buona pace di tutti, ma soprattutto di “qualcuno”, quel “qualcuno” che avrebbe rischiato più di tutti se le cose fossero andate come la logica e sempre quel comune senso del pudore avrebbero suggerito.
Staremo a vedere.