I sepolcri imbiancati del tifo rossonero
Da quando è circolata la notizia che Alessandro Faioli Amantino da Belo Horizonte, meglio noto come Mancini, campione dell’Inter, della Roma e della Seleção brasileira, era in procinto di passare alla corte del nuovo Foggia di Roberto Felleca, sui social e al bar i benpensanti si sono messi all’opera, rispolverando una storiaccia di dieci anni fa, per contestare la scelta fatta dallo staff tecnico dell’imprenditore cagliaritano, scagliandosi spesso con inaudita violenza (oltremodo gratuita) e persino minacce contro il malcapitato neo allenatore brasliano (e di conseguenza contro la società rossonera).
Qualcuno ha addirittura scritto che nel caso in cui Mancini fosse stato ufficializzato avrebbe boicottato lo stadio rinunciando anche ad abbonarsi. Altri (molte donne), si sono stracciate metaforicamente le vesti in piazza urlando allo scandalo ed indicando al pubblico ludibrio il presunto nuovo tecnico foggiano. Ma cosa ha scatenato questo “j’accuse” quasi isterico da parte di questi neo inquisitori dell’ultim’ora? Mancini avrebbe approfittato di una giovane donna brasiliana in cerca di facile notorietà conosciuta in una festa di Ronaldinho a Milano. Come sempre accade in questi casi, la sua parola contro quella della presunta vittima non è bastata per evitare al calciatore nerazzurro una pena a due anni e otto mesi di reclusione comminatagli da un Tribunale meneghino con rito abbreviato, chiesto da Mancini probabilmente per mettere la parola fine ad una storia tanto squallida quanto imbarazzante. Mettiamo subito in chiaro una cosa: personalmente ritengo inaccettabile e riprorevole qualsiasi gesto violento commesso contro una donna da parte di un uomo, a qualsiasi titolo e per qualsiasi ragione lo si commetta. Ma non è difficile credere che nel caso di Mancini le cose possano essere andate un po’ diversamente da quanto emerso dalla verità processuale, che se è insindacabile giuridicamente, non sempre rispecchia la verità rivelata (devo elencare le madornali cantonate prese dalla giustizia italiana solo nel corso degli ultimi cinquant’anni?). Gli stupratori non sono “occasionali”, gli atteggiamenti violenti e discriminatori verso il gentil sesso attengono a comportamenti violenti e subdoli in generale.
Comportamenti reiterati nel tempo. Mancini non mi risulta sia un cattivo ragazzo, non mi risulta abbia altre volte denunciato un carattere aggressivo, bieco e presupponente, sia nel campo di gioco che nella vita privata. Non mi risulta abbia mai molestato alcuna, eccezzion fatta per l’appunto per questa “velina” brasiliana. Il sospetto che allora l’avvenente ragazza abbia voluto approfittare dell’indiscussa notorietà (per non dire altro) che un’”avventura” del genere le avrebbe procurato è maledettamente forte. Tuttavia voglio persino credere che in verità tutto sia andato come davvero emerso al processo. Ma dato che non siamo in presenza di uno stupratore seriale, Mancini ha ormai pagato il suo debito con la giustizia ed ha il diritto costituzionalmente garantito a tornare ad una vita normale, totalmente riabilitato e restituito alla sua professione.
La storiella dell’uomo ricco e famoso che si approfitta della povera cenerentola di turno non mi appassiona dunque. E a chi mi contesta che stuprata avrebbe potuto essere mia figlia, rispondo che mia figlia, come tutte le ragazze per bene (la stragrande maggioranza), non frequenta feste di sfrenata mondanità (uso un neologismo) per farsi strada nella vita, ma sanno farsi notare ed apprezzare per quello che sono, non per quello che hanno da mostrare. Ció non di meno condanno comunque fermamente Mancini per quello che gli è stato imputato. Lo condanno se ha approfittato del suo status di calciatore affermato per essere “andato oltre”, prevaricando le reali intenzioni di una ragazza che, per quanto possa essere stata ingenua o spregiudicata, aveva il sacrosanto diritto di scegliersi liberamente con chi coricarsi.
Aldilà della condanna, peró, questa ipocrita levata di scudi lo fa passare da carnefice a vittima indifesa, in questo caso, proprio come una donna violentata, perchè si puó essere stuprati nel corpo, ma non di meno è grave esserlo nell’anima. Così, di fronte ai sepolcri imbiancati delle coscienze di qualcuno fra gli schizzinosi tifosi del Foggia, mi viene da ricordare che proprio Cristo ricordó agli astanti, pronti a flagellare l’adultera sulla pubbluca piazza, che solo chi era senza peccato avrebbe potuto scagliare la prima pietra, disarmando la mano di tutti i carnefici presenti. E allora benvenuto a Foggia Mancini. Non ti chiederemo chi sei e da dove veni, non ti chiederemo pregrese pagelle e pedigree immacolati. Sulla nostra panchina vogliamo una persona preparata per bene, attaccata ai nostri colori, ma soprattutto un allenatore vincente, uno che ci faccia rivedere calcio e spettacolo allo Zaccheria, che torni a farci sognare. A Foggia da tutti noi sarai giudicato, contaci, ma stai tranquillo, solo per questo.
Franco Trapassi