Quella protesta delle CURVE colpevolmente passata fra il silenzio dell’informazione

Quella protesta delle CURVE colpevolmente passata fra il silenzio dell’informazione

Anche mercoledì a Fasano gli ultras si sono presentati di nero e senza vessilli, tra l’indifferenza generale di stampa e addetti ai lavori. Per quello che è il mio modestissimo peso mediatico, io ho più di una volta, prima, durante e dopo la trasferta di Bitonto, raccontato il perchè di quella protesta, esprimendo solidarietà al Club del Vecchio Regime (quasi un ventennio di storia), sequestrato inopinatamente dalla Procura di Salerno per presunta apologia nazifascista: qualcosa che è sembrata paradossalmente quasi una rappresaglia in conseguenza dei fatti, se pur gravi e condannabili, di Nocera.

Non voglio fare il primo della classe, o insegnare il mestiere ai giornalisti foggiani, me ne guardo bene, sono l’ultimo arrivato, ma è incredibile come una manifestazione di protesta così eclatante non abbia sollevato il dubbio di alcuno dei miei colleghi. Capisco che c’è di mezzo la Procura, capisco che le accuse sono pesanti, pesantissime e scomode, ma sono accuse, ipotesi di reato, non sono la verità rivelata! Io al Club del Vecchio Regime ci sono stato, e non è stato facile vincere la diffidenza di quei ragazzi perchè quello è, e rimane, un luogo privato. Una discriminante che di per sè farebbe cadere le accuse di apologia o proselitismo nazifascista. La Costituzione (XII disposizione transitoria), la legge Scelba (L. 635/52) e l’art. 4 della legge Mancino (L. 205/93) vietano la ricostituzione del Partito Fascista, la sua apologia e la diffusione pubblica di ideali ad essa riferibili. L’On. Fiano del PD ha provato a fare approvare una legge che vietasse anche il possesso privato di qualsiasi cosa riferibile al fascismo (avremmo dovuto cancellare le foto dai libri di storia posseduti a casa), ma è rimasta lettera morta.

Di cosa allora sono accusati i ragazzi del Vecchio Regime, tanto da vedersi chiusa una sede aperta da anni senza che la Questura o la Prefettura o la Procura di Foggia (giustamente) siano mai intervenute? Di avere posseduto in un luogo privato immagini, gadgets, frasi o simboli fascisti, una cosa che la legge non punisce. Io, dicevo, sono stato ospite di quel Club, conosco e sono amico di tanti di quei ragazzi, ho visto quelle immagini, quelle frasi, quei busti, ma non mi sono sentito a disagio, non mi sono sentito in un covo di fascisti o di nazisti guerrafondai, non mi sono sentito in un luogo eversivo. Ero in un Club di ultras, questa la mia sensazione, circondato da simboli mutuati da una ideologia della quale questi ragazzi (come centinaia e centinaia di club ultrà sparse per la penisola) prendono l’assoluta fede ad una bandiera, il coraggio, lo sprezzo del pericolo, lo spirito di corpo. Tutto non riferito alla politica, ma alla fede per una squadra di calcio, tutto qui. Molti di loro saranno anche di destra, forse tutti, ma essere di destra non è reato. Ricordo che un gerarca della Repubblica di Saló, tale Giorgio Almirante, è stato per tutta una vita seduto in Parlamento dichiarandosi orgogliosamente fascista, senza che nessuna Procura gli abbia chiuso una sede, un circolo, un’edicola.

Ma di cosa stiamo parlando allora? Del simbolo del teschio che è lo stemma del circolo? Sarebbe nazista? E chi lo stabilisce? Il simbolo del teschio è stato usato come mostrina sulle divise delle waffen SS hitleriane, ma è un simbolo universale che non è riferibile tout court al nazismo. Umberto Eco sosteneva che la connotazione di un simbolo, il suo significante, è dipendente dal contesto. Il teschio scolpito sulle facciate delle chiese gotiche alto medioevali rappresentava l’ammonimento oscurantista alla ineluttabilità della morte, alla caducità della condizione umana. “Pentitevi, perchè la morte si avvicina!” Questo significava. Ma lo stesso simbolo su un cartello rosso appeso sotto un traliccio dell’alta tensione, o attaccato ad una bottiglia di acido muriatico, vuol dire semplicemente pericolo. Il teschio portato con enfasi ed orgoglio allo stadio dai ragazzi del Regime Rosso Nero prima, e del Vecchio Regime poi, significa che la fede per quella maglia si è disposti a difenderla anche a costo della vita e che rimarrà nella nostra anima anche dopo la morte.

Questo vorrei spiegare alla Procura di Salerno. Non ricordo un solo ultrà foggiano che abbia neppure fatto un saluto romano allo stadio o fuori dallo stadio. Non ho mai sentito un discorso politico di apologesi alle tesi fasciste o ancor peggio naziste. Uno di loro mi ha persino detto che si è commosso fino alle lacrime vedendo il film “La Rosa Bianca”, la storia eroica di una ragazzina di Monaco, Sophie Scholl, e di suo fratello Hans, che nel pieno della seconda guerra mondiale, sfidando la Gestapo, diffuse volantini contro Hitler e contro la Guerra finendo orribilmente ghigliottinata a soli 21 anni.

Per questo quel Club va riaperto. È una questione di diritto e di democrazia. E lo dico io, al quale tutto si potrà dire fuor che non sia un antifascista convinto. Per questo i nostri ultras vestono di nero e non portano bandiere. Non vogliono sconti, accettano i daspo, quasi con grande dignità, quasi come orgoglio, perchè sanno che è un rischio che mettono nel conto di quello che sono e che fanno per la loro fede. Ma i soprusi e gli abusi no. Ultras o non ultras viviamo in uno stato libero e democratico, non siamo in Turchia e non vogliamo uno Stato di Polizia. Non è così che si elimina la violenza negli stadi, non è chiudendo un Club che si risolvono i problemi anzi, forse si acuiscono, e ringraziamo questi ragazzi per aver scelto, seppure nel silenzio colpevole dei media, una forma di protesta simbolica per chiedere giustizia, e non dimostrazioni più eclatanti e pericolose.

Il mio augurio e che si chiarisca tutto al più presto e che il Club pissa riaprire uno spazio dove si fa goliardia, si socializza, si stà insieme organizzando coreografie e trasferte in nome solo e soltanto del Foggia.

Fonte: www.miticochannel.com – Francesco Bacchieri