C’era una volta il calciomercato…
Sole, mare, amici, feste e… calciomercato! Per chi ama il calcio, l’estate non può essere diversa: tra un ghiacciolo e un tuffo in acqua si trova sempre un minuto per leggere qualche news di mercato. Tempo di grandi sogni e speranze con i dirigenti attenti a non scoprirsi per non regalare assurde illusioni: “Non parte e non arriva nessuno” è più o meno la cantilena di molte società. Eppure, al fatidico gong che decreta la fine delle trattative, qualcosina si muove sempre. Il gong tanto odiato dai tifosi in grado di spegnere ostilità e sogni perché, in fondo si sa, sognare non costa nulla. Il cartellino di un giocatore, invece, sì.
Ma sfogliando freneticamente il giornale sotto l’ombrellone vi siete mai chiesti com’è nato il calciomercato? E come sia cambiato nel corso degli anni?
Nato ufficialmente a metà del secolo scorso, in seguito alla guerra che privò le squadre di giovani, rincalzi e alternative agli anziani ed alle ex-promesse, il calciomercato non faticò a diventare popolare tanto da essere seguito assiduamente da giornalisti e cronisti. Con la ripresa italiana e il boom economico il valore dei singoli giocatori si alzò e il campionato italiano divenne improvvisamente il sogno dei calciatori di tutto il mondo. Da Zico a Maradona, da Platini a Van Basten, tutti i presidenti fecero a gara per accaparrarsi i talenti migliori.
È in questo contesto che si fece largo il “Foggia dei miracoli”, quello che nei primi Anni Novanta incantò tutto il Belpaese grazie al suo gioco offensivo e divertente. Il trio delle meraviglie Baiano-Signori-Rambaudi, Bryan Roy e Dan Petrescu, Kolyvanov e Shalimov furono solo alcuni dei giocatori portati allo Zaccheria da Pasquale Casillo che, anche quando pescava all’estero, non sbagliava un colpo.
Ma le cose belle non sono eterne e così l’Italia nel corso degli anni ha perso il primato in favore di altri campionati come la Liga o la Premier League dove proprietà, soprattutto cinesi e arabe, sono entrate prepotentemente con ingenti somme di denaro e per le squadre italiane non è rimasto che accontentarsi, tranne piccolissime eccezioni, di giovani di belle speranze o di vecchie glorie.
Queste società ci hanno fatto vivere un sempre crescente investimento di denaro, una capacità di spesa sempre maggiore e record sui prezzi dei giocatori che venivano sempre superati. Ora potrebbe non essere più così. La pandemia legata al diffondersi del Covid-19 che stiamo vivendo ha messo in crisi l’ “industria” calcistica con una diminuzione dei ricavi di circa il 20-25% e una forte svalutazione dei singoli calciatori. Le grandi società tramite un “mercato creativo” come l’ha definito il CEO della Juve Fabio Paratici e grandi sforzi stanno cercando di andare avanti ma quale sarà il destino delle piccole società e delle serie minori? Anche se il mercato non potrà mai sparire, si evolverà preferendo scambi, prestiti a lungo termine e buone occasioni sul mercato degli svincolati. E potrebbe anche essere il principio di una trasformazione più profonda e radicale.
E il Foggia? Oggi la dirigenza rossonera sarà a Firenze per depositare l’iscrizione al campionato di Serie C, poi bisognerà attendere l’ok definitivo che potrebbe arrivare non prima del 30 settembre quando finalmente si potranno formalizzare tutti gli accordi verbali definiti e mettere a disposizione di mister Capuano una squadra in grado di non essere solo una comparsa nella prossima stagione.
Mario Marino