Come un derby può cambiare il destino

Come un derby può cambiare il destino

Ancora tre gare prima di chiudere il girone di andata e il Foggia è lì in alto a godersi lo spettacolo. E chi l’avrebbe detto! Io no di certo…

Eppure, i punti conquistati finora parlano chiaro: sono 24 ad assicurare stabilmente un quinto posto in classifica (pur se in concomitanza con l’Avellino) e a ridosso delle corazzate Ternana, Bari, Teramo e Catanzaro, squadre costruite tutte per vincere ed ammazzare il campionato.

Ma che ci fa lì il Foggia? Se lo stanno chiedendo in tanti, sorpresi del fatto che una “squadretta” di giovincelli, costruita in meno di due settimane ed affidata ad un allenatore alquanto inesperto sulla carta, possa aver inanellato una striscia di risultati positivi così sorprendente.

A parte le prime cinque apparizioni, caratterizzate da una vittoria e quattro sconfitte consecutive, nelle ultime dieci gare disputate il Foggia ne ha vinte ben sei, pareggiate tre e persa soltanto una in quel di Teramo dove, tra l’altro, non ha demeritato nel gioco, soprattutto per quanto visto nel primo tempo.

Ma qual è la chiave di volta che ha permesso sin qui a questa squadra di affermarsi e crescere di continuo? La parolina magica che oggi affiora sulla bocca di tutti è “gruppo”, cioè un insieme di uomini che condividono obiettivi comuni e lottano per perseguirli. Un gruppo affiatato, animato da un forte senso di appartenenza ai colori rossoneri e guidato da un abile condottiero che ha saputo trasmettere schemi, gioco, tecnica, tattica e ancor prima serenità, tranquillità, serietà, passione e tanta, tanta voglia di arrivare.

Così, andando un po’ indietro nel tempo e rivivendo il percorso di questa giovane squadra, vien fuori che la svolta decisiva si è avuta proprio nella gara interna col Bari. Strano come, a volte, un derby vinto possa dare la forza e la consapevolezza di poter cambiare la storia.

Noi, partiti svantaggiati alla vigilia del match, reduci dalla sconfitta contro la Ternana per 2 a 0, appena tre punti dopo cinque gare disputate e terzultimo posto in classifica in piena zona play out, loro con il miglior attacco del girone e il secondo posto con quattordici punti. Ma alla fine siamo stati noi ad uscirne vittoriosi. Un evento così sentito ed importante per tutti da dare gli stimoli giusti per invertire la rotta.

Come dimenticare lo striscione apparso davanti ai cancelli del San Nicola a recitare: “L’obiettivo va rimarcato, vincere a Y e dominare il campionato”, cui aveva fatto seguito quello dei foggiani: “L’obiettivo è stato rimarcato. La Y vi ha….”.

Partiti senza ancora un’identità precisa, la piccola Y da quel dì, era il 1° novembre, è riuscita nell’impresa di conquistare nove risultati utili su dieci, inaspettati è vero, ma che ora la portano a guardare gli altri, i diretti concorrenti per la salvezza, dall’alto verso il basso, consapevole di avere dodici punti di vantaggio sulla quintultima e parte degli scontri diretti già a proprio favore.

Dove si vuole arrivare? Chi può dirlo. Se il trend rimanesse questo e con due partite in meno da giocare (per via di un girone C a 19 squadre) mancherebbero solo sei/sette punti per raggiungere la quota salvezza. Ma in considerazione del fatto che, in genere, al ritorno si fanno più punti che all’andata e che chi è in fondo alla classifica gioca con il “sangue agli occhi” per evitare la D, è plausibile pensare che ne serviranno almeno il doppio e non 16-18 o addirittura 20 come ho letto da qualche parte.

E poi, se è vero che ci sono ancora margini di miglioramento allora è lecito sognare. Nel frattempo, fermiamoci un secondo e godiamoci anche noi lo spettacolo…

 

Amelia Valdi