Foggia-Real Madrid, un match che non si è giocato solo alla playstation

Foggia-Real Madrid, un match che non si è giocato solo alla playstation

Poche squadre di provincia, senza alcuna partecipazione ad una competizione europea, possono fregiarsi del vanto di aver sfidato le più grandi squadre estere esistenti sul pianeta terra. D’altro canto, quando vivi nella provincia italiana, e la Serie A è un lusso che ti puoi concedere – per qualche anno. ad intervalli ultra-decennali, sperare di sfidare Real Madrid, Barcellona, Liverpool o Bayern è un esercizio di pura fantasia.

Eppure, nell’epoca d’oro del calcio italiano, il cui perimetro si può circoscrivere agli anni ‘80 e anni ‘90 (dove crebbero tutti quei campioni che poi ci consentirono di vincere i Mondiali del 2006), qualche visionario decise che nella sua amata città potevano sbarcare il Porto, fresco vincitore dell’allora Coppa dei Campioni (oggi, Champions League) ai danni del Bayern Monaco, e il grande Real Madrid.

Casillo si inventa la Coppa Durum

Quel “visionario” ha il nome di Pasquale Casillo, presidente del Foggia, che decise di creare la Coppa Durum, un torneo estivo particolarmente suggestivo andato in scena nell’estate del 1987, che mise Foggia al centro del mondo calcistico, nonostante la squadra, all’epoca capitanata da Delio Rossi, militava in Serie C. Oltre a Porto e Real Madrid partecipò anche la Sampdoria, che a quei tempi poneva le basi per la costruzione di una squadra che, da lì a qualche anno, arriverà a vincere uno storico ed irripetibile Scudetto.

Il compianto Patron dei rossoneri non badò a spese, convinto di poter rientrare dell’esborso effettuato grazie all’incasso del botteghino e alle cessioni dei diritti televisivi: la Rai, telecronaca di Bruno Pizzul, acquisisce l’esclusiva del torneo. E trasmetterà, in diretta sulla terza rete, la sfida più prestigiosa della storia dei Dauni: Foggia-Real Madrid.

Siamo negli anni ‘80, a Ferragosto. La gente, a quei tempi, si poteva concedere perlomeno un paio di settimane di ferie continuative lontano dal proprio domicilio. Altri tempi, verrebbe da dire. A Foggia, però, il mare è a portata di mano. Ed è così che lo Zaccheria, quasi esaurito in ogni ordine di posto, si vestì a festa per ricevere il Real Madrid di Leo Beenhakker, fresco vincitore della Liga e semifinalista in Coppa dei Campioni, che nelle stagioni precedenti vinse per due anni consecutivi la Coppa UEFA.

Allo Zaccheria, pur privo di alcuni elementi di prim’ordine come Butragueno e Gallego, i Blancos scesero in campo con Buyo, Chendo, Sanchis, Michel, Martin Vazquez e, soprattutto, Hugo Sanchez, che con i suoi tanti gol, conditi dalla esultanza con una capriola, era uno degli attaccanti più celebri (e celebrati) al mondo. Tutti nomi che ancora oggi, nonostante siano passati oltre trent’anni, sono rimasti nella storia del Real Madrid.

La sfida col Real fu il primo assaggio di grande calcio

All’epoca, nel nostro paese, non esistevano ancora i bookmakers legalmente riconosciuti dallo Stato, quelli, per intenderci, col marchio AAMS ed in grado di offrire svariati servizi d’intrattenimento come i bonus casino online ed altri ancora, ma i pronostici erano completamente appannaggio del club spagnolo, che sfidava una compagine reduce da un decimo posto nella terza serie italiana.

E le previsioni della vigilia furono ovviamente rispettate. Il Real Madrid ebbe la meglio sulla compagine all’epoca guidata da Pippo Marchioro col punteggio di 3-1. Ad aprire le danze, a metà del primo tempo, fu il roccioso centrocampista Michel, per tanti anni protagonista anche nelle Furie Rosse, mentre al decimo della ripresa Santillana portò le Merengues sul 2-0.

I tifosi foggiani, tuttavia, poterono esultare sei minuti più tardi: Capitan Delio Rossi eseguì un calcio di punizione sul quale si avventò Marco Silvestri, che realizzò il classico gol da raccontare ai nipotini e tramandare alle future generazioni. Il 3-1 finale, invece, fu causato da un autogol di Abate. Nonostante la sconfitta, Foggia iniziò a riassaporare il gusto del grande calcio, pochi anni prima di scrivere alcune pagine indelebili della storia del calcio italiano: l’epoca di Zemanlandia, infatti, era ormai alle porte.