I satanelli? Devono appartenere alla città

I satanelli? Devono appartenere alla città

Seconda asta, secondo nulla di fatto.

I satanelli restano, ancora, lontano dall’essere cuciti sulla maglia del Foggia, almeno per ora.

Due strisce rossonere con due piccoli diavoletti cuciti sul petto, nati dalla geniale idea di Savino Russo, rappresentano la Foggia pallonara e quell’identità di una comunità sportiva che, grazie a quel marchio, è riuscita a far parlare di sé, nel bene e nel male. Nel bene quando la Serie A era un qualcosa di normale per i foggiani. Nel male quando gli scandali hanno tirato con la forza nella botola dell’inferno quei diavoli che erano ad un passo dal Paradiso.

Nel pomeriggio di martedì si è conclusa la seconda asta, valida per l’acquisto del logo, con base di partenza fissata a 44.800. Nessun partecipante, nessun compratore ha messo le mani su uno dei dieci loghi di calcio più belli – e più attrattivi, se si pensa al marketing – d’Italia.

L’invito a ridare al Foggia un’identità, identificabile in quel disegno realizzato oltre 30 anni fa, non è rivolto soltanto all’attuale proprietà del club pugliese ma, anche, all’intera città.

L’Associazione “Rossoneri Per Sempre”, nata dalla passione di tifosi-professionisti, può fungere da efficace intermediario tra una vasta comunità, una rete d’imprenditori volenterosi e le autorità. Una colletta, l’ennesima, per dare ai foggiani ciò che è dei foggiani.

I satanelli sono il patrimonio di un’intera città ed è giusto che appartengano alla pluralità del tifo. Troppe volte i fallimenti hanno scucito dalle divise dei diavoli del sud quello stemma tanto caro ai foggiani e agli amanti del calcio. È giusto che la storia non si ripeta e che si dia una giusta casa a quegli omini con forcone, coda appuntita e corna. Probabilmente per riottenere l’opera di Russo si andrà a trattativa privata con il curatore fallimentare in questione. Potrebbe essere questa la strada che intraprenderà il Presidente Canonico per far suo il logo, però, il sogno di affidare il marchio alla città resta vivo.

Zeman e Pavone fanno già sognare, ma con i satanelli sul petto – e con la consapevolezza di averli per sempre – sarebbe tutta un’altra storia…

Daniel Miulli