Zeman e i portieri nati per volare… fuori area
Mancano pochissimi giorni alla partenza dei rossoneri verso Chatillon, località della Valle d’Aosta individuata da Zeman come mèta del ritiro precampionato per il Foggia. Al raduno ci saranno i nuovi acquisti selezionati da Peppino Pavone, tra i quali rientra anche Fabrizio Alastra. L’estremo difensore classe ’97 sarà il titolare del prossimo campionato e sostituirà Fumagalli, che sta trattando i termini della risoluzione consensuale con il club pugliese. Alastra ricoprirà un ruolo di assoluta importanza nello scacchiere tattico di Zeman, le cui tattiche prevedono la presenza di un “portiere atipico“. Il gioco proposto dal boemo, infatti, è un calcio propositivo e votato all’attacco: non importa quanti gol subisci, l’essenziale è farne almeno uno in più degli avversari. La linea difensiva è costantemente alta per cercare di recuperare palla già nella metà campo rivale e il portiere si ritrova spesso distante dai pali di appartenenza.
Il modello che riassume all’esattezza i princìpi di Zeman relativi all’estremo difensore è Franco Mancini. Il portiere, prematuramente scomparso nove anni fa, è stato un perno fondamentale negli automatismi di Zemanlandia ed è ricordato da tutti gli appassionati di calcio per le uscite coraggiose a parecchi metri dalla sua porta.
L’estremo difensore si trasformava in un difensore aggiunto per sventare le ripartenze avversarie, ma al tempo stesso era il primo calciatore a iniziare la trama di gioco offensiva. Vietato buttare palla in avanti, tassativo giocarla con i compagni e costruire l’azione dalle retrovie. A questo proposito possiamo affermare che Zeman è stato uno dei primissimi precursori e ideatori della “costruzione dal basso”, spesso oggetto, ancora oggi, di dibattito nei salotti sportivi, adottata anche da Roberto Mancini nell’Italia fresca vincitrice dell’Europeo.
Zeman e Franco Mancini erano legati da un forte feeling: il boemo, infatti, integrò l’estremo difensore, quando concluse la carriera da calciatore, nel suo staff nel ruolo di preparatore dei portieri. Mancini rappresenta quasi un’eccezione: gli altri portieri delle rose di Zeman, negli anni in cui è stato alla guida del Foggia, non lasciarono affatto un bel ricordo. Dal 1992 al 1994 tra i satanelli c’era Bacchin, che esordì in Serie A con la maglia rossonera. Per lui 10 presenze nella massima serie, condite da buone parate ma “sporcate” dalla papera in Foggia-Napoli del 1993-1994. La gara terminò 0-1 per i partenopei con gol di Di Canio propiziato proprio da un’incertezza di Bacchin. Per Casillo non ci furono dubbi, l’errore era stato intenzionale. Queste le parole dell’ex patron del club al programma “Senza Maschera” di alcuni anni fa: “Fui arrestato qualche giorno prima di Foggia-Napoli nel 1993/1994. Quella gara era importante per entrambe le squadre perché potevano andare tutte e due in Coppa UEFA. Purtroppo il nostro portiere Bacchin si vendette la partita, mi prendo piena responsabilità di quanto sto dicendo.”.
Nella terza avventura di Zeman sulla panchina dei diavoli del Sud i portieri in rosa erano Santarelli, Ivanov e Dazzi. Il campionato di riferimento era il 2010-2011 e il Foggia lo concluse con la peggior difesa del torneo. Parecchie responsabilità per questo traguardo negativo sono da attribuire al reparto arretrato e in particolare ai portieri. Tra Ivanov e Santarelli ci fu una staffetta continua per quasi tutta la stagione, ma nessuno dei due estremi difensori riuscì a convincere e a trasmettere sicurezza alla difesa. Papere, espulsioni, incertezze ed errori grossolani erano molto frequenti e i portieri furono l’anello debole della macchina Foggia che in quella stagione consacrò parecchi talenti in ascesa. Dazzi, invece, non entrò mai in campo con il boemo.
Toccherà a Fabrizio Alastra, nella prossima stagione, rinvertire il trend e blindare la porta rossonera. E chissà se sarà legato a Zeman dalla stessa empatia di Franco Mancini: in questo caso, sicuramente, lo vedremmo spesso correre lontano dai suoi pali.
Antonio Iammarino