Cosa salvare di quanto visto al ‘Partenio’. Diremmo nulla, a parte la resilienza della tifoseria rossonera, anche ieri capace di incassare continuando a incitare la squadra. Il “Meritiamo di più” a fine partita è la legittima richiesta di chi non pretende di ammazzare il campionato, ma neppure di incamerare figuracce, peraltro contro squadre che tradizionalmente hanno costruito grandi rivalità con il Foggia. Serve un’inversione di tendenza, un cambio di marcia, mentale prima che tecnico. Perché la sensazione, peraltro confermata dallo stesso Stroppa, è che la squadra non abbia ancora inquadrato bene la situazione. La bussola non sembra offrire le coordinate giuste per orientarsi in una realtà che per troppi anni non si è vissuta. La Serie B non è la Serie C. Serve prenderne coscienza.
TOP
Mazzeo – Parlare di top è oggettivamente una forzatura. Il bomber rossonero segna su rigore un gol illusorio, e cerca di dare un senso al nulla offensivo prodotto dalla squadra. Difficile chiedergli di più. Anche perché servirebbero doni soprannaturali.
Beretta – Merita l’assoluzione, perché viene gettato nella mischia per dar pesantezza a un attacco mal supportato, per poi ritrovarsi a fare l’ala sinistra. Non proprio il massimo per un ariete. Fa tenerezza il modo in cui prova a fronteggiare Laverone in occasione del terzo gol irpino.
FLOP
Vacca – Il capitano stecca e di brutto. Letale la palla persa al limite dell’area, che poi conduce al rigore dell’1-0. Non riesce a imprimere il cambio di ritmo, poi finisce per amalgamarsi alla mediocrità collettiva. Fino all’imperdonabile leggerezza che origina il 5-1.
Rubin – Oggettivamente fuori forma. Molina e Laverone stravincono il duello e lui soccombe senza neanche lottare più di tanto. A differenza di Gerbo non incide neppure in fase di spinta. Momentaccio.
Empereur – Poco più di venti minuti, prima che Stroppa ripensi al 4-3-3. Provoca il rigore, poi si impantana, complice anche un acciacco muscolare.
Agazzi – Irriconoscibile rispetto anche alla gara con l’Entella. D’Angelo e Di Tacchio, e Morosini (quando si abbassa) lo sovrastano. A lui non resta che soccombere, tra passaggini scolastici e falli di frustrazione.
Coletti – Prova a fare da guida in una squadra che sembra un gruppo di scout persi nel bosco. Finisce per farsi influenzare, e perdere anch’egli la trebisonda. Sul terzo e sul quinto gol fa la bella statuina.
Fonte: www.tuttofoggiacalcio.com