“Finquando ci sarò io il Foggia non fallirà”. Queste sono state le parole di Canonico all’indomani della sfida con il Monterosi a dicembre dell’anno scorso. Dal quartier generale del patron ci vorrà ancora qualche giorno prima che venga sciolto il patto di riservatezza. Probabilmente la settimana prossima si saprà qualcosa anche perché i rappresentanti del fondo estero pare abbiano chiesto ulteriori documenti.
Era il 17 giugno 2021 quando Nicola Canonico fece il suo ingresso nella compagine societario come azionario di maggioranza. Dopo quasi tre anni, 9 allenatori (di cui 5 solo nella stagione 2022/23) e una finale playoff persa (dire che fu uno scippo bello e buono non è una bestemmia) per l’imprenditore edile di Palo del Colle sembrerebbe arrivato il momento di lasciare il timone del Calcio Foggia 1920. Tre anni turbolenti dai dissidi con la socia Maria Assunta Pintus fino alle minacce e agli attentati che hanno caratterizzato quest’ultima stagione. In questi casi torna utile il titolo della commedia di Giuseppe Giacosa:“ Chi lascia la via vecchia per la nuova, sa quel che lascia, e non sa quel che trova”.
Attualmente il Foggia ha una buona base di partenza. Ci sono diversi giocatori che hanno dimostrato di essere competitivi e di poter rientrare in un progetto di rilancio. Il presidente pro tempore Canonico lo dice da almeno due anni che vorrebbe vendere e purtroppo gli ultimi accadimenti non lasciano speranze. Si parla di un fondo estero e in particolare americano. Molte società di calcio sono gestite attraverso questi fondi, in particolare si tratta di private equity. Sono firme di investimento in cui gli investitori, istituzionali o privati, raccolgono i capitali e li investono in società piccole e medie non quotate in borsa e con un potenzialità di crescita. Una recente indagine di AIFI (l’associazione italiana del private equity, venture capital e private debt) ha sottolineato come questo tipo di asset ha incrementato il proprio valore nel calcio passando dal 10% nel 2013 al 35% nel 2023 in serie A. Negli ultimi anni queste forme di investimento stanno interessando anche club di serie B e serie C come Cesena, Padova e Triestina. La strategia è chiara: gli investitori hanno capito di poter fare profitti con il calcio.
Il brand Foggia è molto appetibile e il patrimonio netto negativo non è un problema. Immaginate quanto frutterebbe la squadra se militasse oggi in serie A. La parte più difficile è arrivarci. Con un investimento importante, un management preparato e una programmazione Foggia può sognare in grande. E le ricadute sull’economia locale potrebbe essere più che positive. Smettiamo di sognare e torniamo con i piedi per terra. Quello che è successo alla famiglia Canonico è ad alcuni giocatori rossoneri potrebbe essere un fattore limitante. Non è un mistero l’emergenza sociale nel territorio foggiano. La gente ha fame e i posti di lavoro non ci sono. Foggia è l’inferno? Sicuramente lo Zaccheria era il terrore di molti giocatori.