A tutti quelli che hanno la mia età (poco più, poco meno) se ricordo “… mentre su New York scendevano le prime ombre della sera…”, evocando un sottofondo vagamente jazz sulla zoommata di una tavola grafica dei grattaceli di Manhattan, non puó non tornare alla mente il mitico Nick Carter e “Gulp! Fumetti in Tv”, la serie sapientemente tratteggiata dalla magica penna di Bonvi (quello di Sturmtruppen).
Era l’ ouverture dell’ennesima strampalata inchiesta dell’improbabile detective “nanerottolo” e dei suoi ancor più improbabili assistenti Patsy e Ten alla caccia dell’immancabile scabroso delitto del perfido “trasformista” Stanislao Moulinsky. Ma cosa c’entra direte voi questo tormentone della Tv anni settanta con le “avventure” dei nostri rossoneri? Ebbene, su Foggia erano appena calate le prime ombre della notte di domenica scorsa quando, digerita l’inopinata quanto inattesa sconfitta col Palermo, sono cominciati ad arrivare i primi messaggi whatsapp da mezz’Italia: “Francesco, ma sarà aperta la trasferta a Pescara?” Proprio come in un tormentone che si rispetti, non appena si spengono per l’ennesima volta le luci dello Zaccheria, non importa come è andata, immancabilmente comincia il tam tam sui social dei tifosi fuori sede, come me, degli innamorati perdutamente del Foggia in crisi d’astinenza.
Perennemente assetati di veder scendere “dal vivo” su un prato verde quelle maglie rossonere per cui il cuore batte da anni nelle più remote città della Penisola, siamo già tutti pronti a sobbarcarsi viaggio, costi e sacrifici per una nuova entusiasmante trasferta. In città Grassadonia è già sotto processo e anche Capitan Nember non è indenne da critiche. Siamo sempre a -5, ultimissimi in classifica e in tanti non hanno accettato le due sconfitte, deludenti e consecutive, che la squadra ha rimediato dopo l’incoraggiante vittoria col Carpi a inaugurare il campionato. A Foggia molti sono fatti così, sono come i fuochi di paglia: facilissimi ad accendersi alla prima esaltante prestazione, altrettanto facili a spegnersi alla successiva debacle. Tuttavia i tifosi non sono tutti uguali. Ci sono gli ultras, indomabili, indefessi difensori dell’orgoglio rossonero “fino al novantesimo”, si vinca o si perda, sempre pronti ad accompagnare le gesta dei loro eroi in ogni dove, e ci sono poi gli “emigrati”, i “transfughi”, quelli che per due decenni il Foggia lo hanno spesso solo immaginato, rincorso su una pagina del televideo negli anni grigi delle serie minori, accompagnati pervicacemente nelle poche trasferte “vicino casa”, al centro-nord.
Per questa gente, per la mia gente, la serie B è stato come rinascere a nuova vita. Un campionato strutturato su tutto lo stivale che ci ha restituito il piacere di rivedere ed incoraggiare la nostra squadra dagli spalti delle curve negli stadi sparsi in tutt’Italia. A Pescara le curve non ci potranno andare, lo ha deciso l’Osservatorio a seguito degli incidenti dello scorso gennaio alla stazione ma, come a Chiavari, i ragazzi non saranno soli. Il popolo degli “esuli” non lascerà il Foggia derelitto e solo all’Adriatico e si prepara all’immancabile esodo. Di chilometri ne facciamo tanti per i nostri colori rinunciando a ferie, famiglia, amici e tempo libero. Sono chilometri d’amore che non pesano, non affaticano, non scoraggiano chi ha bisogno di tornare a sentirsi foggiano anche solo per due ore, chi ha bisogno di tornare a parlare la sua lingua, chi vuole sentirsi ancora una volta protagonista di una favola, la nostra favola, il nostro orgoglio: la storia in divenire della meravigliosa squadra del Foggia.
Pescara, arriviamo!
Francesco Bacchieri -www.ilfoggia.com