Il suo Foggia quest´anno ha espresso il miglior calcio del girone C, ma forse dell´intera Lega Pro. Un modulo – il 4-3-3 – che ha valorizzato al meglio gli interpreti portandoli a livelli altissimi. 67 punti conquistati sul campo, settimo posto dietro solo alle big: il miglior attacco con 63 gol accompagnato anche da una buona fase difensiva. L´artefice? Roberto De Zerbi giovane allenatore che ha smesso di deliziare le platee con il suo magico sinistro continuando, però, a far divertire gli appassionati nella sua nuova veste di allenatore. La redazione di Resport24 lo ha intervistato in esclusiva.
La prima stagione da professionista nel nuovo ruolo di allenatore è stata subito un grande successo: se l´aspettava?
“Sinceramente non me l´aspettavo, posso dire che me l´auguravo. Ho trovato un gruppo di ragazzi splendidi che mi hanno seguito fin dall´inizio. Abbiamo fatto un grande campionato anche grazie alla qualità media dei singoli. Ho avuto il piacere di allenare calciatori forti che, forse, non avevano espresso il massimo nelle stagioni passate. All´inizio il nostro è stato un 4-3-3, ma non bisogna dare conto ai numeri: quello che conta è l´atteggiamento. Sono stati tutti importanti per me a partire dal portiere Narciso che, alla sua età, ha deciso di mettersi in discussione e condividere con me l´idea di giocar palla dall´inizio. Lo stesso Gigliotti, ma anche il terzino Agostinone sono stati fondamentali. Il play Quinto ha fatto una grande stagione. Senza dimenticare gli attaccanti che hanno valorizzato al meglio la mia idea di calcio. Iemmello e Sarno su tutti, quest´ultimo un giocatore di grande valore”.
Ha avuto la possibilità di essere allenato da Pasquale Marino, uno che del 4-3-3 ne ha fatto quasi un diktat. Quanto sono state importanti le sue idee nel suo stile di gioco?
“Il mister mi ha insegnato tanto: l´idea di giocare all´attacco sempre in funzione di un possesso palla è stata fondamentale. Il mio stile di gioco, però, è il riassunto delle mie esperienze aggiunte al mio modo di vedere il calcio. L´idea di giocare palla fin dalla difesa, la ricerca del gol, ma anche il movimento senza palla sono tutte caratteristiche del mio gioco”.
Il suo lavoro è sotto gli occhi di tutti, infatti, le nobili di B hanno fatto il suo nome. Catania, Brescia e Avellino pensano a lei per la prossima stagione: ha avuto già contatti ufficiali?
“Sinceramente sono tutte piazze blasonate alle quali sono molto legato, visto il mio passato da giocatore. Mi stanno chiamando tutti i giornalisti per capire la verità, ma il mio obiettivo è quello di completare quanto iniziato qui a Foggia. Mi incontrerò con la società per definire gli obiettivi futuri: allenare qui è davvero formativo, poi penseremo eventualmente ad altre squadre”.
Ad Avellino in due stagioni diverse, quando era calciatore, che ricordi ha della piazza?
“Sono state stagioni sfortunate: nella prima ero giovane, poi nella seconda sono stato io a voler ritornare per dimostrare quanto non fatto precedentemente. E´ una piazza importante, ho ancora tanti amici e allenare lì sarebbe comunque molto bello. Sinceramente, però, non ho avuto contatti ufficiali col direttore De Vito, che tra l´altro è anche un mio amico. In futuro vderemo”.
Da calciatore ha avuto la possibilità di giocare in Champions League col Cluj: cosa si prova quando si affrontano squadre di un certo livello?
“E´ stata un´emozione unica un opportunità che, forse, se fossi rimasto in Italia, non avrei avuto. Ho esordito col Basilea e ho giocato contro squadre di grande livello come Bayern Monaco e Roma: è stato bellissimo”.