De Zerbi-Gattuso, si salvi chi puó

De Zerbi-Gattuso, si salvi chi puó

Si conoscono, si stimano e si rispettano. Ma per 180 minuti Roberto De Zerbi e Rino Gattuso saranno l’un contro l’altro armato.  “Ci siamo visti in un’occasione dove è stato eccezionale, disponibile, gentile, umile”. Così De Zerbi su Gattuso domenica scorsa in Sala Stampa, dopo aver eliminato il Lecce e raggiunto i toscani in finale. I due hanno in comune trascorsi col Milan. De Zerbi solo con la Primavera, Gattuso con un palmares di primissimo piano: due Champions: una supercoppa europea, una Coppa del Mondo per Club, due scudetti, due supercoppe italiane, una Coppa Italia. Entrambi vivono le partite – diciamo così – con molto trasporto.

Per tutti e due la posta in palio sul piano professionale è altissima. La conquista della B significherebbe accreditarsi ancor più tra gli allenatori emergenti e di grande prospettiva del calcio italiano (entrambi sono accostati al Crotone per prendere il posto di Juruc). “Il mio pallone d’oro è rubare più palloni possibile agli avversari – ripeteva spesso Gattuso quando ringhiava in campo -“. Al mancino di De Zerbi, invece, affidavano i palloni per costruire, offendere, trovare la via della rete. Giocatori diversi, ma anche allenatori diversi. Lo dicono i numeri: il Foggia con l’attacco mitraglia; il Pisa con una difesa rocciosa. Peculiarità che non potranno che emergere anche nei 180 minuti della finalissima