“Se non fosse stato per quel rigore fuori area su Ciciretti”. A Foggia più di una persona rimpiange ancora quella decisione dello scorso 30 gennaio, quando con i rossoneri in vantaggio e padroni del campo vennero raggiunti dal penalty di Mazzeo. Da quel momento la squadra di De Zerbi cominciò a scricchiolare, lasciando ad Andria e Messina la speranza di promozione diretta. Il secondo posto finale è figlio di un finale orgoglioso e ben interpretato da mister De Zerbi, capace di cambiare un modulo che sembrava intoccabile. Abbandonato il 4-3-3 per un 3-4-3 con Coletti a dirigere l’orchestra e tanta libertà in più ad Angelo. Forse un placebo, perché il suo Foggia di calcio ben giocato ne aveva fatto vedere, e non solo in questa stagione. Spesso però le squadre hanno bisogno di uno scossone, ed anche il solo abbassare di qualche metro un riferimento centrale, Coletti appunto, può fare la differenza nella testa dei giocatori. Dall’altra parte c’è la squadra che tutta Italia ha tifato in preda all’ebbrezza da retorica calcistica, l’Alessandria di Angelo Gregucci. La cavalcata in Coppa Italia, interrottasi in semifinale contro un mediocre Milan, ha acceso la speranza di chi sogna di raccontare qualcosa di smielato ad ogni costo. Nessuna favola però, semplicemente mister Gregucci lavora e lo fa seriamente. Un gruppo di calciatori che in Lega Pro non si sa cosa facciano, nomi come Bocalon e Marconi sarebbero buone per tante realtà di Serie B, se si aggiungono Iocolano, Morero, Loviso e Nicco allora si comprende che il livello del Girone A, dove l’Alessandria è arrivata solo quarta, è davvero molto alto. La sfida quindi si presenta come quella più affascinante, e non inganni la vittoria del Foggia in Coppa Italia di Lega Pro contro il Cittadella (vincitrice proprio del Girone A), perché le differenze geografiche non esistono se alla base c’è il lavoro. Proviamo a presentare la sfida dal punto di vista tattico, del Foggia abbiamo parlato tante volte e per questo riproponiamo un capitolo che rappresenta al massimo il concetto di calcio di Roberto De Zerbi. Angelo Gregucci per la sua Alessandria sceglie un 4-3-3 intelligente, tanta organizzazione e seconde palle. La profondità delle panchine saranno decisive, quasi quanto i quasi 17 mila previsti allo Zaccheria.
TULIPANI ROSSONERI – Il calcio totale lo hanno esaltato gli olandesi, da quel momento in poi in tanti hanno provato a solcare la strada tracciata. Il concetto è ampio ed al Foggia va dato il merito di provarci. La premessa che questa è pur sempre Lega Pro ve la risparmiamo, perché è nell’ovvietà delle cose che tra Dani Alves o Cruyff e questi ragazzi ci passi una galassia. Siamo allo Zaccheria, Foggia che ospita la Lupa Castelli Romani in una partita che finirà largamente a favore dei pugliesi ma non senza sofferenza. Il nostro frame serve per spiegare un paio di concetti, anche perché nell’occasione la squadra di De Zerbi verrà fermata per fuorigioco. Intanto i cerchi rossi, sono otto come otto sono gli uomini nella metà campo avversaria; rimangono dietro solo il portiere, un centrale e Vacca che ha dato inizio al possesso. Nel riquadro arancione abbiamo segnato il punto da cui parte l’azione: è Agnelli ad iniziare scaricando sul taglio di Sarno che poi verticalizzerà su Iemmello (freccia gialla). Con la freccia azzurra abbiamo evidenziato il movimento di Agnelli invece, dopo lo scarico non si ferma ma si muove e va ad attaccare lo spazio intermedio tra zona centrale e esterno. In alto vedete Angelo, che in teoria sarebbe il terzino destro ma in realtà gioca più degli attaccanti. Sulla carta è un 4-3-3, in pratica è un continuo movimento e attacco degli spazi lasciati liberi. Ampiezza di gioco sempre perché lo sfogo sull’esterno aiuta, soprattutto se si segue l’azione per approfittare di un possibile scarico all’indietro, ma il gioco in verticale è il ritornello della squadra di De Zerbi. Va bene il fatturato, è vero che per vincere devi spendere ma le idee non costano nulla. De Zerbi le ha e sa come metterle in campo.
ORGANIZZAZIONE AL POTERE – Dimenticate la Coppa Italia, perché ridurre una stagione fatta di lavoro e scontri domenicalmente complicati alle imprese del mercoledì sarebbe scorretto. Pensare che la stagione dell’Alessandria sia già positiva per il cammino fatto in coppa non è aderente alla realtà, tanto che pur essendo un “testacoda” la sfida dello Zaccheria è probabilmente la più incerta delle quattro gare ad eliminazione diretta. La squadra di Gregucci è l’avversario peggiore per il concetto calcistico di De Zerbi. Squadra che basa tutto sull’organizzazione e l’aiuto tra i reparti, con una rosa piena zeppa di calciatori esperti con più di una apparizione in categorie superiori. Un 4-3-3 che difficilmente si sbilancia, la difesa alta è un concetto presente ma non abusato e il possesso non vuole mai scadere nello stucchevole. Davanti c’è una punta strutturata come Marconi, il resto è tecnica al servizio della squadra. Iocolano è il colpaccio del mercato invernale, lui con Bocalon o Fischnaller sono gli uomini della giocata imprevista. Il giocatore chiave? Gianluca Nicco. Intermedio sinistro di tecnica e visione di gioco, con capacità tattiche rilevanti e capace di strappi decisivi. Non solo singoli, anzi, l’Alessandria è un complesso fatto di intesa e velocità nelle scelte. Nel nostro frame siamo alla sfida col Sud Tirol, 1-1 il finale con la squadra di casa che va in vantaggio proprio in questa occasione con Fink. Il risultato finale dell’azione non è importante, vogliamo spiegare altro ovvero l’applicazione di squadra nella fase difensiva. La linea gialla per la difesa che rimane alta e non vuol schiacciarsi all’interno dell’area di rigore. In azzurro c’è Branca che da perno centrale del centrocampo si abbassa a schermo, in rosso i due intermedi che stringono la loro posizione. In arancione abbiamo evidenziato Fischnaller, esterno sinistro alto che, come il collega dirimpettaio Marras, non fa mancare l’aiuto in fase difensiva. Sarà bravo il Sud Tirol a sfondare sulla sua destra e con un cambio di gioco sorprendere la linea piemontese. Ecco un punto in comune col Foggia, dietro il rischio è calcolato ma pur sempre alto.
@Francesco Certo – www.cornermessina.it