Quando cambiare allenatore serve. Eccome se serve. A Foggia nell’ultimo mese e mezzo è tutta un’altra musica. Eppure i giocatori sono gli stessi. Evidentemente la squadra costruita in estate era così malvagia come era stata dipinta da molti. Non da chi scrive, visto che avevamo dato un bel 7,5 al mercato condotto dai rossoneri. Bastava il timoniere giusto. Quel Fabio Gallo sbarcato al capezzale dei Satanelli, quando il Foggia si barcamenava malamente in zona Playout. Adesso invece veleggia brillantemente in zona playoff e sogna un posto al sole nella post season per la B. D’altronde i numeri parlano chiaro e non mentono mai.
Con Gallo in panchina il Foggia ha totalizzato 4 vittorie e 2 pareggi nelle ultime 6 gare. Numeri e ruolino di marcia da primissimi posti. Per intenderci: solo la capolista Catanzaro ha fatto meglio. Il paragone con il predecessore Boscaglia (1 vittoria e 1 pareggio in 6 gare) appare quasi blasfemo. Cosa è cambiato nella Capitanata in poche settimane? Il modulo innanzitutto. Gallo ha optato per un più solido e compatto 3-5-2 con cui ha registrato la squadra rispetto al 4-3-3 o 4-2-3-1 usati da chi conduceva la squadra prima del suo avvento. E se la gestione Boscaglia è stata avara di soddisfazioni, quella targata Gallo ha riacceso l’entusiasmo di una piazza passionale come poche. E ora i rossoneri vogliono vivere una stagione da mina vagante del girone C, provando ad arrampicarsi sempre più alto. Il canto del Gallo ha risvegliato Foggia…