Fumagalli: “Finchè non vivi questo virus da vicino non te ne rendi conto. Foggia-Bitonto? Vincerà chi ha più fame. Marcianise e Casertana grazie di cuore…”
Non è certamente una novità che dell’Italia ad essere maggiormente colpita dall’emergenza coronavirus è la zona del settentrione. Nello specifico, Lombardia ed Emilia-Romagna sono le regioni che più di tutte stanno vivendo una situazione surreale, lontana da ogni tipo di immaginazione. Ed è proprio nella località romagnola che Ermanno Fumagalli, attuale calciatore del Foggia, si è trasferito per stare vicino ai suoi cari. Ex Casertana e Marcianise, l’indiscusso uomo tra i pali bergamasco ha deciso di raccontare la drammaticità che un avvenimento di carattere mondiale sta segnando pagine di cronaca, ma non solo. Fumagalli ha volto lo sguardo al passato e ha ricordato i momenti più belli della sua carriera nel casertano, segnati dalle sue due esperienze con la maglia gialloverde e i colori rossoblu.
Una delle regioni italiane più colpite dal Covid-19 è l’Emilia-Romagna. Com’è la situazione lì e come la stai vivendo?
“Sono a Fiorenzuola, una città in provincia di Piacenza e ad assieme alla mia famiglia sono in quarantena dal 7 marzo. Qui la situazione è drammatica, ci sono ancora misure super restrittive, e seguiamo alla lettera il decreto di Conte, uscendo esclusivamente per andare a fare la spesa o recarsi in farmacia. Ho avuto modo di vedere che in altre parte d’Italia c’è ancora un po’ di superficialità, la gente va in giro perché crede che la situazione si sia un po’ attenuata ma non è così. E’ questo il momento clou per restare allerti per non ritornare a 20 giorni fa”.
Secondo uno studio condotto dall’Eco di Bergamo e Intwig, il numero effettivo dei decessi e dei contagi è il doppio rispetto a quello comunicato ufficialmente. Qual è la situazione reale?
“Mia madre è a Bergamo ed ogni giorno c’è un numero elevato di morti, è impressionante. Nella città in cui mi trovo i deceduti oscillano dai 30 ai 50 al giorno. I guariti sono aumentati ma i deceduti continuano a crescere anche se non è specificata la causa esclusiva di Covid-19 o per altre patologie. Gli esperti dicono che il picco arrivi in questa settimana ed io spero che sia vero, anche perché una volta superato ci dovrà essere un lieve miglioramento. Due giorni fa ho perso un’amica, una signora di 55 anni che alle 10:00 del giorno del decesso chiamarono il marito comunicandogli di qualche piccolo miglioramento della donna, ma alle 23:00 del giorno stesso gli diedero la triste notizia del decesso. Finché non lo vivi sulla pelle tenderai ad essere superficiale, ma vivendola in prima persona è drammatica. Spero che si ritorni al più presto alla normalità, sia per le persone che stanno soffrendo che per i bambini, è un supplizio per loro non poter uscire”.
Quanto ti sta risultando difficile essere lontano da quel rettangolo verde dello Zaccheria e dalla città di Foggia?
“Mi manca tanto Foggia e in egual modo il rettangolo verde sul quale ho costruito tutta la mia vita. Sul piano calcistico, Foggia è una città devastante e bellissima, vivono per i colori e lo considerano un secondo amore, subito dopo la famiglia. Tutto questo per noi deve essere motivo di orgoglio e di rispetto nei confronti dei tifosi. Giocare per il Foggia ti riempie di responsabilità, però al tempo stesso è indescrivibile giocare allo Zaccheria, in quanto in Serie D è difficile trovare otto mila spettatori. Riceviamo un amore immenso e dobbiamo solo dare loro modo di tornare dove sono degni di militare, perché non è sicuramente questa la categoria che meritano”.
Sulle parole del presidente della Lega Nazione Dilettanti, Cosimo Sibilia, tutti i lavoratori dello sport stanno formulando alcune ipotesi sulla possibile ripresa del campionato, tra cui quella di disputare tre partite in una settimana. Qual è la tua idea in merito all’argomento?
“La priorità di Sibilia è innanzitutto la sicurezza e successivamente quella di concludere il campionato, decretare le vittorie a tavolino non sarebbe giusto. L’ipotesi di giocare 3 volte a settimana ci può stare, capita anche durante una stagione normale o durante i play-off. Non è questo il problema anzi, credo che sarebbe meglio anche perché stando fermi quasi due mesi non sarà complicato disputare tre gare in una settimana, io ne disputerai anche una ogni due giorni. L’importante è iniziare”.
Il duello Bitonto-Foggia del girone H è una contesa che ha appassionato tutti i campani e i pugliesi. Pensi che questa pausa possa in qualche mondo influire sull’esito finale di classifica?
“Una volta ripreso il campionato sarà tutto diverso, credo si livellerà tutto e si ripartirà da zero. Bisognerà fare 15 giorni di preparazione differente, anche perché noi siamo abituati a lavorare tanto e bene durante la settimana e ripartendo dopo uno stop forzato non sarà facile. Dobbiamo mettere forza e benzina nella gambe per concludere le partite che mancano alla fine della stagione. Vincerà chi avrà davvero voglia, amore e determinazione di portare a casa l’obbiettivo che per noi è la promozione. Ora siamo distanti da un punto con lo scontro diretto in casa quindi la nostra volontà è quella di riprendere a giocare. Se il Bitonto sarà più bravo vince, ma noi abbiamo una voglia immensa di ricominciare”.
Hai vinto tanto in carriera e anche in provincia di Caserta ti sei tolto belle soddisfazioni. Che ricordi hai di Marcianise e di Caserta?
“Sono esperienze belle ma soprattutto di crescita. Ricordo che ero ancora un ragazzino quando venni nel casertano e solo stando lì ho capito che giocare al sud ti fa maturare, anche perché non hai altre possibilità. Ho bellissimi ricordi sia di Marcianise che di Caserta, ho amicizie che sono rimaste tali da quando sono andato via e tutto questo mi riempie il cuore di gioia perché significa che prima del giocatore hanno apprezzato la famiglia. Quando capiscono che uomo sei è il miglior apprezzamento che possono mai farti essendo cose che vanno al di là del calcio”.
Un messaggio alle tue vecchie tifoserie:
“Al Marcianise devo solo ringraziare e auguro di tornare nei campionati che gli competono. Nel casertano ci sono imprenditori importanti che possono dare una mano al calcio, come il presidente D’Agostino della Casertana che ha detto ai miei ex compagni con i quali sono in contatto tutt’ora di essere il primo tifoso della Casertana prima di essere un presidente. Ringrazio anche tutta la tifoseria rossoblù, ho un rapporto speciale con loro e sono legato indissolubilmente perché fin da subito mi hanno accolto come uno di loro. Spero che rimanga un ricordo positivo di me e auguro il meglio”.
Fonte: www.sportcasertano.it