Il ds Pavone a FCM: “Io? Un foggiano acquisito”
È arrivato a Foggia quando aveva 16 anni. Con la maglia dei satanelli ha siglato 14 gol in 148 partite. Erano gli anni di Toenatto, di un’altalena che portava i diavoli del sud dalla Serie B alla Serie A, e viceversa. Il Foggia lo consegnò all’Inter di Giacinto Facchetti, Sandro Mazzola, Gabriele Oriali e Roberto Boninsegna (solo per citarne alcuni).
È un’icona del popolo rossonero, da calciatore a direttore sportivo di Zemanlandia, scopritore di talenti entrati nell’olimpo del calcio italiano: Signori, Rambaudi, Baiano, Immobile, Insigne, Verratti, Di Biagio e potremmo continuare ancora e ancora. È tornato a casa dopo 11 anni per riaccendere i sogni e la passione di migliaia di persone, unite dal tifo e dai colori che identificano una comunità: il rosso e il nero. Lui è Giuseppe Pavone, direttore sportivo del Calcio Foggia 1920 e si racconta ai nostri microfoni.
Direttore grazie per aver accettato il nostro invito e bentornato a Foggia.
Grazie a voi.
Cosa l’ha spinta a sposare il progetto targato Nicola Canonico?
Foggia è una piazza importante che mi ha dato tante soddisfazioni, sono ritornato a casa. Questa era una cosa che sognavo da sempre.
1986, 2010, 2021. Sono date che per lei segnano nuovi inizi in rossonero. Ci sono delle analogie che legano queste ripartenze?
Posso dire che tutti e tre i periodi sono legati da cambi generazionali. Anche perché, secondo il mio punto di vista, c’è un tipo di modo d’intendere il calcio che è diverso rispetto a quello di prima. A noi piace vincere e convincere. Oggi c’è anche chi vuol vincere con qualsiasi mezzo, ma a noi invece piace vincere con il bel gioco. Oltretutto i foggiani hanno anche il vezzo del buon gioco.
Lei è nato a Barletta, ma poco fa mi ha detto di essere ritornato a casa. Quindi si sente un po’ figlio di Foggia?
Quando sono arrivato a Foggia avevo 16 anni, adesso ne ho 71. Diciamo che i miei nativi sono barlettani ma sono un foggiano acquisito.
Quando si parla di Foggia dei miracoli si parla di Pavone, Zeman e…Pasquale Casillo. In Nicola Canonico vede qualcosa che nel 1986 vedeva in Casillo?
Nicola Canonico assomiglia molto a Casillo, soprattutto come mentalità e personalità. Come imprenditori sono molto simili. Casillo voleva la supervisione di tutto, anche se lasciava a noi collaboratori molta libertà. Stessa cosa chiede Canonico, un qualcosa che ritengo del tutto normale in chi investe delle importanti cifre economiche. Pasquale Casillo ha costruito un’era al Foggia, mi auguro lo faccia anche Canonico.
Sono gli anni dei millenials e dei milioni. Da Mbappé a Haaland, senza dimenticare Kaio Jorge e Pedri. Come può un calciatore valere così tanto?
Questa è la bolla del calcio. C’è il Covid, le società sono in crisi ma poi si verificano queste situazioni. Una spaccatura tra gli sceicchi e il mondo normale. Lukaku 110, 115, 130 milioni e poi, se vai in Serie C, fatichi a guadagnare uno stipendio normale. È una bolla che al giorno d’oggi è difficile da frenare.
Gliela riesco a strappare una notizia di mercato? Dopo Markic, i prossimi a vestire rossonero saranno Di Grazia e Riccardi?
La nostra linea è dare nomi quando abbiamo l’ufficialità della trattativa conclusa. Ci sono delle trattative in corso, per esempio, su Riccardi posso dire che abbiamo un’intesa con il Lecce ma non con il calciatore. Il ragazzo ha preso una pausa di riflessione.
Il Foggia a breve conoscerà il calendario e quindi, il proprio destino. In chiusura, ci racconta cosa vi siete detti con mister Zeman prima di dar vita a Zemanlandia 4.0?
Ci siamo detti che molti dicono che siamo vecchi. Lui dice che ora siamo più esperti. Riproviamo, certo avvertiamo anche il peso della responsabilità. Ripetersi non è semplice, ma noi ce la metteremo tutta.
Daniel Miulli