La stagione 1995-1996 fu la prima in serie B dopo l’era Zemanlandia
In realtà il boemo ci lasciò due stagioni prima. Nella stagione precedente, quella della retrocessione, come tutti sanno eravamo guidati dal buon Catuzzi.
Avevo 11 anni e, insieme ad alcuni amici dell’epoca ed alcuni dei nostri genitori, ci ritrovavamo la domenica allo Zaccheria in gradinata, lato Curva Sud.
All’inizio era casuale incontrarsi. Poi col tempo diventò sempre più un’abitudine così da arrivare a creare un vero “Gruppo” fra i ragazzi, con tanto di tessera d’iscrizione e striscione rossonero al seguito. A volte ci penso e mi chiedo dove sia andato a finire quel tesserino. In quel gruppo eravamo circa una quindicina ed io ero uno dei più piccoli.
Quella stagione la squadra era partita con l’ambizione di risalire in A, ma le cose si complicarono dopo non molte giornate con risultati al di sotto delle aspettative ed un gioco sterile e poco entusiasmante.
L’ottava giornata di campionato, dopo le ultime 4 partite con all’attivo due punti ed un solo gol, fra i primi malumori ben chiariti da uno striscione in Sud – “Chi non gioca col cuore non merita il nostro amore” – giocammo in casa contro il Chievo e, nei minuti finali era ormai chiaro che la partita sarebbe terminata 0-0.
Immaginate a quel tempo gli 0-0 risicati e giocati male come erano vissuti allo Zaccheria dopo che per anni si era assistito a caterve di gol. Sugli spalti c’erano fasi di silenzio, un mormorio continuo ed uno sconforto incalzante. Fu in quei minuti finali di noia e di non gioco che mi giro verso un mio amico del gruppo e gli dico l’unica cosa che davvero sentivo in quel momento: “Oh Giù …. oleee olee olee oleee, Zeman Zeman”.
Lo iniziammo subito a cantare in quel clima surreale. Una decina di noi.
Sentii uno da dietro che disse “E che c’accocchj?”
Non saprei spiegare bene cosa successe perché avvenne in pochi attimi, non so se davvero ci ascoltarono, vista la vicinanza, o se pensarono anche loro contemporaneamente allo stesso coro, ma tempo due secondi e la Sud, in preda all’esasperazione e come solo una creatura mitologica può fare, emise un ruggito chiaro ed imponente:
“Oleee olee olee oleee, Zeman Zeman”
Seguì spontaneo tutto lo Zaccheria, che si svegliò. Si svegliò improvvisamente dal torpore di quel pomeriggio.
“Oleee olee olee oleee, Zeman Zeman”
Tutto lo stadio a cantare esattamente quel coro.
Si, anche quello che poco prima si chiedeva cosa ci accocchiava.
A distanza di due anni dal suo addio fu in un certo senso come dirgli per la prima volta “Ci manchi, e sappiamo che quegli anni, quel gioco, ci mancheranno per sempre”. Perché dall’arrivo di Zeman, in poi, che piaccia o meno, tifare per il Foggia ha comportato qualcosa di nuovo rispetto al passato. Un cambio di paradigma.
Quel coro fu uno dei primi gesti – nel tempo ce ne saranno altri – che all’epoca, forse ancora inconsciamente, dava inizio ad una consapevolezza futura: fra Zeman ed il Foggia si era creato un legame storico ed eterno.
Noi del gruppo intanto ci guardammo in faccia increduli, ridendo, e chiedendoci come fosse possibile, se davvero ci fosse una possibilità che fossimo stati noi a risvegliare gli animi…
…o forse, fu solo una coincidenza…
Ad ogni modo, il giorno dopo mio padre venne da me e mi disse:
– “Sai qual è il titolo sul Foggia nel giornale di oggi?”
– “Quale?”
– “I tifosi cantano Zeman, Zeman”
Steso
Auguri Foggia ed auguri Mister Zdenek
Non tutti lo sanno ma siete nati lo stesso giorno.
Ottavio Di Taranto