Le leggende del Foggia: la top 11 all time

Le leggende del Foggia: la top 11 all time

Nel maggio di 100 anni fa, la “Maciste, l’Unione Sportiva Pro Foggia e l’Unione Sportiva Atleta si fusero dando vita allo Sporting Club Foggia, il primo nucleo di quello che sarebbe diventato, negli anni successivi il Foggia Calcio. Il 2020 è quindi l’anno del centenario per il club e abbiamo deciso di festeggiarlo creando un’ipotetico 11 all time dei Satanelli.

Come in ogni grande squadra c’è bisogno di una guida, tecnica e spirituale. Quella dei rossoneri non può essere che Zdenek Zeman, il creatore del “Foggia dei miracoli” capace di sfiorare la qualificazione alla Coppa Uefa nei primi anni ’90.

Di quel 4-3-3, lo schema che utilizzeremo anche per la nostra formazione tipo, il portiere era l’indimenticato Franco Mancini. Tra i primi estremi difensori in grado di giocare il pallone con i piedi, Mancini è stato un personaggio a tutto tondo (tra le sue passioni anche la batteria e il reggae), ma soprattutto il leader emotivo della squadra che partì dalla C2 per arrivare alle porte della Coppa Uefa.

Nel ruolo di terzino destro troviamo il romeno Dan Petrescu, calciatore dalla buona tecnica e dal grandissimo carisma. Arrivò in Puglia fresco della vittoria della Champions League con lo Steaua Bucarest e diventò in breve tempo una delle colonne di Zeman e uno dei pochi in grado di sopportare i suoi allenamenti massacranti senza problemi. In due stagioni in rossonero mise insieme 55 presenze e 7 gol, decisamente un ottimo bottino per un difensore.

A sinistra spazio per Maurizio Codispoti, altro giocatore lanciato dal tecnico boemo. Partito dalle serie minori, il catanzarese trovò la sua dimensione con i Satanelli, diventando un titolare inamovibile negli anni della scalata serie C – Serie A.

In mezzo alla difesa la coppia formata da Pasquale Padalino e Gigi Di Biagio. Il primo è stato un centrale roccioso che si è formato nelle giovanili del Foggia come centrocampista per poi riscoprirsi difensore ottimo in marcatura e a tratti spigoloso. Lanciato dal Foggia ha vissuto le stagioni migliori nella Fiorentina a fine anni ’90. Il secondo ha vestito la maglia rossonera dal 1992 al 1995 prima di spiccare il volo con Roma e Inter e nelle tre stagioni pugliesi ha messo insieme 12 gol in 87 presenze.

Nel nostro centrocampo il regista è Dante Micheli, detto “Pampurio”, leggenda rossonera degli anni sessanta. Scoperto da Edmondo Fabbri, Micheli si formò nel Mantova prima di passare alla Spal e successivamente al Foggia, maglia con cui segnò 13 gol in 89 partite diventando uno dei giocatori di riferimento della prima esperienza in A del club.

Alla sua destra spazio per Igor Shalimov, centrocampista tutto estro e corsa in grado di farsi sentire anche in zona realizzativa (nel 1991-91 segnò 11 reti in campionato). Del russo sono celebri le imprese in campo quanto quelle fuori dal terreno di gioco.

A sinistra, invece, spazio per l’uomo che ha segnato il primo gol della storia del Foggia in Serie A (il 13 settembre 1964 contro la Fiorentina), ovvero Matteo Rinaldi. A tutti noto come “la roccia del Gargano” per la sua prestanza fisica, ha vestito la maglia dei pugliesi tra il 1958 e il 1968.

Chiudiamo con il nostro attacco partendo da Beppe Signori, meglio conosciuto in Puglia come “BeppeGol”, insieme a BatiGol e alla Pulce Atomica (Leo Messi), uno dei soprannomi più belli della storia del calcio. Agli ordini di Zeman, il giocatore destinato a vincere più volte il titolo di capocannoniere negli anni ’90 con Lazio e Bologna, esplose definitivamente. In quattro stagioni si scoprì bomber e andò a segno per 37 volte in 100 partite.

Punto di riferimento avanzato della nostra formazione è Cosimo Nocera. Con 101 reti in 257 presenze è ancora oggi il più prolifico cannoniere del Foggia e con i pugliesi ha disputato l’intera carriera agonistica (dieci stagioni) vestendo la maglia rossonera tra il 1958 e il 1969.

A completare il tridente Francesco “Ciccio” Baiano, ovvero l’attaccante con la media realizzativa più alta in base al numero di presenze: 38 gol in 69 match disputati. Buona parte del merito va al ruolo di bomber di riferimento che Zeman gli cucì addosso. Nelle esperienze successive con Fiorentina, Derby County e Ternana non si è più ripetuto.