L’EX. Ricchetti: “A Foggia sono diventato calciatore a tutti gli effetti”

L’EX. Ricchetti: “A Foggia sono diventato calciatore a tutti gli effetti”

Per i più nostalgici è e sempre sarà il “re del taglio”, uno di quelli che in gergo si definisce prima un grande uomo e poi un grande calciatore. A Salerno ha vissuto sei anni indimenticabili, conditi da due promozioni e da tanti gol spettacolari che gli permisero di conquistare la stima e l’affetto di una tifoseria che, ancora oggi, lo ricorda con emozione e che quotidianamente gli esprime riconoscenza attraverso i social network. La società granata, inspiegabilmente, non gli permise di coronare il suo sogno di giocare in serie A, un rimpianto grandissimo per un atleta esemplare e che ancora oggi potrebbe dare tanto alla causa della Salernitana seppur in un ruolo diverso. La redazione di Popolo Sportivo ha intervistato in esclusiva Carlo Ricchetti
Da doppio ex per chi farai il tifo tra Foggia e Salernitana?

“Il pareggio sarebbe il risultato ideale. A Foggia ho avuto la possibilità di farmi conoscere e di diventare calciatore a tutti gli effetti, a Salerno ho vissuto sei anni indimenticabili che porterò sempre nel mio cuore. Il campionato di Lega Pro è sempre complicato e combattuto, ma i granata hanno tutte le carte in regola per vincerlo senza passare per i play off. Fa male al calcio vedere due piazze del genere in terza serie, auguro il meglio ad entrambe”.

Da un punto di vista tecnico ed umano quanto è diverso il calcio di oggi da quello di 20 anni fa?

“Sono cambiate molte cose purtroppo. Ho avuto modo di vedere qualche partita, non faccio fatica a dire che quando giocavo io il livello tecnico era completamente diverso, le gare erano tutte spettacolari e combattute e c’erano tanti calciatori giovani che facevano la differenza. Anche i valori non sono più quelli di una volta, colpa anche delle società che non valorizzano professionisti seri e che potrebbero dare veramente tanto. Un vero peccato, così si allontana la gente dagli stadi”

Sfogliando l’album dei ricordi partiamo dalla promozione del 1994…

“Un anno meraviglioso. Ricordo ancora adesso che partimmo tra lo scetticismo generale, passammo dalla contestazione di Lagonegro ai 40mila di Salernitana-Lodigiani, una soddisfazione enorme per un gruppo che sapeva di non essere così scarso come si diceva nell’ambiente. Fu una cavalcata straordinaria, coronata con il 3-0 inflitto alla Juve Stabia che rappresenta il mio ricordo più bello da calciatore”.

Perchè dopo la vittoria del campionato di B non fu riconfermato?

“Questo andrebbe chiesto all’allenatore ed alla dirigenza dell’epoca, non vi nascondo che è una ferita ancora aperta per me. Avevo dato tanto alla maglia granata, ma fui mandato via a favore di giocatori che, l’anno prima, erano retrocessi in serie C: loro in campo contro Juventus, Inter e Milan, io spettatore da lontano. Delio Rossi? Sicuramente è un allenatore preparato dal punto di vista tecnico, ma nella mia vita ho lavorato con tanti tecnici che mi hanno trasmesso qualcosa in più sul lato umano, erano più attenti a tante cose”.

Il suo gol più bello?

“Foggia-Salernitana 1-3: un gran gol ed una bellissima vittoria, ironia della sorte proprio contro la mia ex squadra e nel mio ex stadio”.

Quanto incide il tifo dell’Arechi?

“Sicuramente è determinante, quando lo stadio è pieno può spostare gli equilibri e spingerti a battere qualunque avversario. Certo, talvolta anche gli avversari si caricano e può capitare che alcuni arbitri si facciano troppo coinvolgere dalla situazione ambientale commettendo qualche errore, ma parlare di dodicesimo uomo in campo non è mai una frase fatta. Se da un lato mi dispiace non aver giocato in A con la Salernitana, dall’altro mi rende orgoglioso sapere che ancora oggi ci sono tantissime persone che mi ricordano con affetto, quegli anni l’Arechi era sempre gremito ed anche fuori casa ci trascinavano alla vittoria”.

Da uomo di calcio cosa pensa della vicenda Lotito-Iodice?

“Sono cose che fanno male al calcio, mi sento soltanto di dire che molto spesso le società cosiddette piccole hanno una competenza ed un’organizzazione nettamente superiore a tanti club che si professano grandi. E’ un discorso in generale, non mi permetto di entrare nel merito, ma quanto accaduto fa comunque riflettere”.

I tifosi sarebbero contenti di vedere in società gente che, come lei, ha dato tanto alla maglia granata…

“Torniamo al discorso dei valori che facevamo in precedenza: quando in una piazza hai dato tanto da calciatore, sei pronto a fare altrettanto in altre vesti se vieni chiamato in causa. Chiunque calcisticamente rappresenta una città, è tenuto ad assumere un atteggiamento serio e professionale, volto alla crescita del club. Ad ora mi limito a seguire la Salernitana da tifoso e spero di rivederla in serie B quanto prima, a prescindere da quanto mi riserverà il futuro avrò sempre nel cuore i colori granata”.