Marchioro, Catuzzi, Bonacina e ora? Inizia il quarto dopo-Zeman
Chissà se quello dato nei giorni scorsi da Zdenek Zeman al popolo rossonero è stato un addio o – ancora una volta – un arrivederci.
A ben vedere, solo il primo distacco dal maestro di Praga (35 anni fa) fu… indolore. I due successivi (il primo a metà degli anni ’90, l’altro una decina d’anni fa) sono stati entrambi… cattivi presagi per il club.
Marchioro, Catuzzi e Bonacina hanno raccolto – nel tempo – il pesante testimone lasciato da Zeman. A chi toccherà, stavolta (con l’augurio di avere maggior fortuna dei predecessori)?
PIPPO MARCHIORO (‘87/88) – La prima volta dalle nostre parti – a metà degli anni ’80 – Zdenek Zeman (non ancora quarantenne) non concluse neppure la stagione (‘86/87). Il Foggia era appena finito nelle mani dei fratelli Casillo, intenzionati a riportarlo ai fasti degli anni ’60 e ‘70.
A scegliere il nipote di Cestmir Vycpalek (ex allenatore della Juventus, fratello della madre di Zdenek) era stato Peppino Pavone, neo consulente tecnico del club, che aveva appena appeso le scarpette al chiodo per intraprendere la carriera di direttore sportivo. Aveva percepito il talento del tecnico boemo, ammirando il suo Licata giocandovi contro.
Zeman, tuttavia, fu sollevato dall’incarico a 7 giornate dalla fine del campionato. I Casillo capirono che non avrebbe rinnovato il contratto col Foggia (attratto, com’era, dalle lusinghe del Parma di Ceresini che stava per avviare il dopo-Sacchi) e lo esonerarono. Al suo posto, per le ultime gare di campionato, andò in panchina Roberto Balestri, tecnico della Primavera.
Nella stagione successiva il Foggia si affidò a Pippo Marchioro, precursore negli anni ’70 del gioco a zona (con Como e Cesena, prima di guidare il Milan di Rivera), fresco di promozione in B col Barletta. Tuttavia, al Foggia non riuscì il salto di categoria (che sarebbe avvenuto, però, l’anno dopo con Pino Caramanno): finì solo al quinto posto.
ENRICO CATUZZI (‘94-95) – Quando ritornò a Foggia per la prima volta (nell’estate del 1989), Zeman trovò una città in festa per la promozione in serie B.
La prima stagione in cadetteria (‘89/90) fu di transizione. Tuttavia, furono gettate le basi per la futura Zemanlandia. Nel campionato successivo (‘90/91) ci fu un solo protagonista: il Foggia di Zeman, promosso in maniera trionfale.
La prima stagione in serie A (‘90/91) fu tra le più esaltanti della storia rossonera: quella squadra replicò il nono posto di Nocera e compagni del ‘64/65 (miglior piazzamento di sempre), ma – soprattutto – fece innamorare di sé (per il gioco spumeggiante) l’intera Italia calcistica.
Ancora più straordinario fu quel che seppe fare il tecnico boemo nelle stagioni seguenti. La squadra fu rivoluzionata. E con un manipolo di giovani sconosciuti, prima centrò un’insperata salvezza (‘92/93) e poi sfiorò addirittura l’accesso alla Coppa Uefa (‘93/94).
Zeman lasciò Foggia nell’estate del ’94, in direzione Roma (sponda biancoceleste). Poco prima erano incominciati i problemi con la giustizia per Pasquale Casillo. La squadra rossonera era, comunque, ancora in A.
Ma nella stagione seguente (‘94/95), con in panchina Enrico Catuzzi (già applaudito allenatore del Bari negli anni ’80) sarebbe retrocessa, nonostante un brillante girone di andata. Ed è da allora che il Foggia manca dalla massima serie. Sono passati 27 anni.
WALTER BONACINA (‘11/12) – Quando Pasquale Casillo si riprese il Foggia – nell’estate del 2011 – non ci pensò un attimo a richiamare al suo fianco Pavone e Zeman. Si illuse, e con lui il popolo rossonero, che si potesse ripetere il miracolo sportivo di vent’anni prima. Di fatto, non c’erano più le stesse condizioni, soprattutto economiche.
Nel campionato di Prima Divisione ‘10/11 la squadra (nonostante la presenza di gente come Insigne, Sau, Farias,…) terminò il torneo al sesto posto, assai lontano dalla capolista, mancando finanche l’obiettivo dei play off. Fu una delusione anche per Zeman che a fine stagione andò via.
Il testimone lasciato dal tecnico boemo fu raccolto da Walter Bonacina, in seguito sostituito da Paolo Stringara. Fu una stagione anonima. In campionato, il Foggia concluse all’undicesimo posto.
Come poi – purtroppo, a distanza di poco tempo – andarono a finire le cose per il club, lo ricordano tutti.
Massimo G. Marsico