Mourinho, Sacchi, Heynckes, Zeman: grandi ritorni o “minestre riscaldate”?
Il calcio è uno sport straordinario. Dietro “ventidue uomini che corrono dietro un pallone” si intrecciano emozioni, divertimento, ricordi, lacrime, gioia. È lo sport che unisce nazioni, popoli, ideologie differenti, che raduna migliaia di tifosi in piazza con bandiere e striscioni.
La passione si trasmette di padre in figlio e, sin da bambini, si coltiva l’amore per due colori, quelli della propria “squadra del cuore“. In ogni club si alternano allenatori, dirigenti, calciatori, ma in pochi rimangono indelebili nella memoria dei tifosi. Chi viene ricordato è solo colui che scrive la storia. L’esempio maggiormente emblematico nella nostra città è proprio quello di Zdenek Zeman, idolo assoluto della piazza foggiana. La sua esperienza sulla panchina rossonera è una serie tv con più episodi: la stagione 2021/2022 sarà il quarto di una lunga storia d’amore.
Non solo il boemo, gli annali raccontano di molti tecnici che hanno fatto ritorno in una squadra nella quale avevano trionfato precedentemente, perché come canta Eros Ramazzotti “certi amori regalano un’emozione per sempre, momenti che restano così impressi nella mente”. Talvolta i ritorni di fiamma sono coincisi con altrettante vittorie, in altri casi, invece, si sono dimostrati, come usava definirle l’Avvocato Gianni Agnelli, delle «minestre riscaldate». Scopriamo alcuni dei più celebri ritorni in panchina.
- ARRIGO SACCHI (Milan 1987-1991 e 1996-1997). Il suo primo Milan è ancora oggi un modello da studiare e analizzare. Una squadra di fenomeni, innovazioni tattiche e vittorie. Il ritorno fu, però, tutt’altro che entusiasmante: undicesimo posto e delusione.
- JUPP HEYNCKES (Bayern Monaco 1987-1991, 2009, 2011-2013, 2017-2018). Quattro avventure alla guida dei bavaresi, quasi tutte vincenti. Due campionati e una Supercoppa al primo giro, l’entusiasmante Triplete nella terza esperienza e un titolo nazionale nell’ultimo atto.
- MARCELLO LIPPI (Juventus 1994-1999 e 2001-2004). 3 scudetti e una Champions in bacheca nei primi cinque anni, conclusi con le dimissioni del ’99. Il Lippi-bis fu meno entusiasmante ma coronato da alcuni successi: altri scudetti, tra cui quello del 5 maggio, e l’amarezza per la finale di Champions persa contro il Milan.
- GIOVANNI TRAPATTONI (Juventus 1976-1986 e 1991-1994). Dieci anni di incredibili successi, con 14 trofei conquistati sulla panchina bianconera tra il 1976 e il 1986. Nella seconda parentesi alla Juventus, solo una Coppa Uefa e due secondi posto in campionato.
- HELENIO HERRERA (Inter 1960-1968 e 1973-1974). Il “mago” condusse l’Inter sul tetto del mondo dal 1960 al 1968 con la vittoria di tre campionati italiani, due Coppe dei Campioni e due Coppe Intercontinentali. La breve parentesi del 1973 è, certamente, meno iconica degli otto anni della Grande Inter.
- OTTAVIO BIANCHI (Napoli 1985-1989 e 1992-1993). Fu l’allenatore dello storico primo scudetto del Napoli. Dopo nove giornate nel campionato 1992-93 fu richiamato in sostituzione di Claudio Ranieri: un ritorno che non segnò nuovi successi, anche perché in rosa non c’era più un certo Maradona.
Anche Capello, Zidane, Spalletti, Nereo Rocco e tanti altri tecnici furono i protagonisti di ritorni romantici, tra successi, illusioni obsconfitte poiché al cuore non si comanda e come recita Antonello Venditti “certi amori non finiscono, fanno dei giri immensi… e poi ritornano”.
Antonio Iammarino