Pietro Iemmello si racconta…

Pietro Iemmello si racconta…

Il bomber del Perugia Pietro Iemmello si è raccontato senza filtri e a cuore aperto in una lunga intervista sul canale mio Instagram (NicoSchira). Queste le sue principali dichiarazioni.

CORONAVIRUS – “Sto bene, sto trascorrendo le giornate con la mia famiglia. Mi godo mia figlia Violante che ha appena 2 anni, sono un papà affettuoso. Lei poi mi tiene a bacchetta…”.

INIZI – “Il calcio è stato l’ultimo dei miei sport. Sono partito con il Taekwondo e dopo sei mesi sono passato al basket, perché mia mamma non voleva giocassi a calcio. Per fortuna dopo un po’ sono riuscito a impormi…”.

CATANZARO- “Il legame con la mia gente e la mia terra rimane fortissimo. Sono tifosissimo del Catanzaro, gli auguro le migliori fortune. Da bambino andavo sempre allo stadio: impazzivo per Giorgio Corona, era il giocatore cardine della squadra che vinse la C”.

SOPRANNOME – “Quello di Re Pietro me l’hanno dato i tifosi del Foggia, una tifoseria fantastica. Abbiamo vissuto insieme momenti fantastici, è stato un privilegio vivere certe emozioni. Vivono di pane e calcio”.

FIORENTINA – “Ci sono entrato a 14 anni, eravamo un grande gruppo. Ci sentiamo ancora adesso: abbiamo creato una chat Whatsapp per restare in contatto. È stata una tappa importante per la mia crescita di calciatore e uomo. Abbiamo vinto lo scudetto Allievi e la Coppa Italia con mister Buso, un allenatore molto valido e che aveva saputo plasmare un grande gruppo con valori tecnici ma sopratutto umani importanti”.

PRO VERCELLI- “Una esperienza bellissima. Ci sono arrivato grazie a Gilardino, che conosceva benissimo Braghin dai tempi di Piacenza e me l’aveva consigliato. Sono stati anni belli: abbiamo vinto i playoff contro il Carpi con un mio gol in finale e conquistato la promozione in B. A Vercelli ho tanti amici, tanto che il mio testimone di nozze è un vercellese, Tano”.

SPEZIA – “Ho giocato in 3 anni solo due partite, una di Coppa e una di campionato in B. Non sono simpatico ai loro tifosi, perché si sono dette tante cose non vere. Dovremmo stare qui ore a parlare. Un riassunto? Il primo anno sono stati loro a mandarmi via in prestito: mi consideravano giovane e mi hanno mandato a Novara prima e Vercelli poi. Dopo il primo anno di Foggia loro volevano mandarmi a Lanciano in B, ma io ho preferito tornare in rossonero. Dopodiché l’anno successivo avevo l’offerta del Sassuolo e non potevo dire di no alla chiamata della Serie A. Solo per questo ho chiesto di andare via”.

FOGGIA – “Foggia è la squadra calcistica insieme a Catanzaro per cui faccio il tifo. Una piazza del genere fa bene al calcio italiano e merita di stare in alto, nelle categorie più importanti. Quando sono arrivato ho trovato De Zerbi e subito è scattato un feeling incredibile. Giocavamo un gran calcio: abbiamo vinto la Coppa Italia e siamo arrivati in finale playoff. Peccato solo il risultato finale. Ricordo ancora le capanne fuori dalla biglietteria il martedì, con i tifosi che facevano giorni di fila per i biglietti. C’era tutto per vincere: ci è mancato solo la vittoria finale. Ogni mese la rivedo su YouTube, fa ancora male…”.

GOL PIÙ IMPORTANTI- “Hanno un significato speciale quelli di San Siro contro Inter e Milan rispettivamente con Sassuolo e Benevento”.

16 OTTOBRE 2016 – “Il primo gol in Serie A, segno a tempo scaduto e vinciamo 2-1 contro il Crotone. È stata una emozione fortissima”.

DI FRANCESCO – “Un allenatore propositivo, veniva da 4-5 anni brillanti a Sassuolo con risultati inimmaginabili tanto che quell’anno giocammo l’Europa League. C’erano tanti giovani italiani di talento, era una bella squadra”.

DOPPIETTA INTER – “È stata una delle giornate più belle della mia carriera. Una grandissima emozione, visto che da bambino ero tifoso dell’Inter. Il primo stadio vero in cui sono stato fu San Siro per gli ottavi di Champions contro il Valencia. Segnare due gol è stato qualcosa di speciale”.

IDOLO – “Ronaldo, il Fenomeno. Faceva giocate uniche. Quando era all’Inter era una roba pazzesca. Dopo che ha smesso guardavo l’Ibra interista: mi incuriosiva molto”.

SENSI – “Per qualità tecniche e mentali può giocare tranquillamente anche nel Barcellona. Quando arrivò a Sassuolo all’inizio ha avuto momenti alterni, poi con Iachini ha trovato spazio e con De Zerbi è esploso. Di pensiero nella giocata è troppo avanti…”.

BENEVENTO- “A oggi mi sono dato molte risposte di quella annata. Benevento adesso ha raggiunto un livello di maturazione in tutto e per tutto e può fare 20 anni di Serie A consecutivi. Ha un presidente incedibile come Vigorito che è ambiziosissimo e un direttore forte come Foggia. Tutte le componenti che mancarono il primo anno di A, ora ci sono”.

GOL AL MILAN – “Fu una grande gioia segnare a San Siro e firmare lo storico successo contro il Milan”.

PERUGIA – “È una maglia storica, ho trovato un tifo incedibile e mi sono sentito subito ben voluto. C’erano tutte le componenti per fare bene: l’impatto iniziale è stato dei migliori, partendo forte poi tutto è venuto di conseguenza”.

SARNO – “Insieme a Foggia abbiamo fatto più di 100 gol, avevamo una grande intesa. Eravamo legatissimi: io, lui, Vacca e Quinto ci siamo fatti anche una super vacanza a Mykonos”.

VASCO ROSSI- “È il mio cantante preferito, Dillo alla Luna è la mia canzone preferita però non lo ascolto mai prima delle partite”.

COMPAGNO PIÙ PAZZO – “A parte me? Biccio Arcidiacono a Foggia era un bel soggetto. Ho giocato in squadre dove eravamo tutti molto ignoranti, in senso positivo. Come diceva De Zerbi ‘Se non ho una squadra ignorante, la cambio totalmente…”.

GARA DA RIGIOCARE – “Foggia-Pisa, lo dico al di là del risultato. È stata una batosta, ma ricordo ancora il pathos e le sensazioni di quei giorni. Lacrime? Non posso scordarle così come l’affetto della tifoseria che ci incitò anche dopo la sconfitta”.

OBIETTIVI- “Tornare in Serie A, anche se penso al presente. Il mio obiettivo era quello di fare 20-25 gol per aiutare il Perugia a lottare per la promozione. Non ho cambiato programmi…”.

PIO&AMEDEO – “Loro sono grandi tifosi del Foggia. Sono sempre stati vicini alla squadra, ci hanno dato un input positivo. Sfide alla Play? Amedeo era il più forte, qualche partita l’ha vinta…”.

TEMPO LIBERO- “Seguo molto il tennis. Mi piace molto Federer. Poi osservo e studio metodi di allenamento di tanti allenatori, un domani mi piacerebbe diventare mister”.

FOGGIA-ANDRIA – “Il gol di petto all’ultimo minuto me lo ricordo bene, cross dalla destra di Alessio Viola e l’ho buttata dentro facendo esplodere lo Zaccheria”.

DE ZERBI – “Il mister mi ha raccattato, perché capivo pochissimo di tattica e di tecnica. Mi ha dato conoscenze importantissime, mi ha segnato tanto facendomi crescere parecchio anche a livello umano”.

DIFENSORE PIÙ TOSTO – “Quest’anno il più forte della B é Caldirola del Benevento. Mi è piaciuto molto per personalità e qualità anche Bettella del Pescara”.

FANTACALCIO- “Dopo due mesi ho smesso perché non riuscivo a starci dietro…”.

GIULIA – “Lei è una famosissima attrice (Giulia Elettra Gorietti, ndr), non guardo i suoi film perché lei non vuole rivedersi. Su Netflix guardiamo un sacco di serie colombiane. È stato parecchio difficile conquistarla. L’ho cercata per un po’ di tempo, ma lei non mi rispondeva. Ho avuto la fortuna di incontrarla qualche mese dopo per caso a Catanzaro, dove stava lavorando ed è andato tutto il meglio. Ho insistito a lungo e alla fine ce l’ho fatta a conquistarla”.

ANDREA RONCATO – “Andrea è il marito della mamma di Giulia, anche con lui c’è un bel rapporto. Lui non è tifosissimo di una squadra in particolare. C’è da ammazzarsi dalle risate, anche se di calcio parliamo poco…”.

TATUAGGI – “A 18 anni ne ho fatti alcuni un po’ per moda e crescendo di ti rendi conto che sono un po’ cazzate. Il più importante è quello che ho fatto per mia figlia Violante”.

LUOGHI COMUNI- “Sono sincero: il calciatore è un uomo come tutti gli altri. Per classe sociale è in alto per il giro di soldi legato al mondo del calcio. Può dar fastidio sentisi appiccicate certe etichette dei calciatori superficiali che pensano solo ai soldi…”.

LANCIANO – “Con Roberto D’Aversa ho tutt’ora un bellissimo rapporto nonostante quello che è successo, anche col direttore Luca Leone: ci sentiamo una volta al mese. Ho avuto ragione io: dopo Foggia sono andato in Serie A. Sentivo più importante per me tornare a Foggia, a costo di scendere di categoria. Per quello scappai e mi nascosi dal team manager Diego Valente finché non fu conclusa la trattativa”.

GIOCARE A CATANZARO- “Sarebbe difficile giocare nella squadra della propria città, è complicato perché sei al centro di tutto. Ogni minimo problema si ingigantisce: non che non mi piaccia, penso che sia giusto fare il proprio tempo. Un domani chi lo sa, sarebbe il sogno di chiunque quello di giocare per la propria città”.

INTER – “Sarebbe un sogno giocarci. Sono interista, mai dire mai…”.

FUTURO – “Mi piace studiare allenatori, i loro tipi di allenamenti. Un domani vorrei fare l’allenatore. Guardiola è il numero uno: adesso sto guardando Naigelsmann e il Paulo Sousa della Fiorentina. Senza dimenticare De Zerbi, tutto nasce da lui ”.

RETROCESSIONE FOGGIA – “Era ben chiaro a tutti durante la stagione quali erano le problematiche. Era una squadra con giocatori importanti, non da Playout al di là della penalizzazione. Al netto degli errori dei giocatori, il finale che c’è stato con il fallimento è l’emblema di tutto. Regnava la disorganizzazione e l’incapacità di gestire una squadra di calcio. Foggia quando ti dá delle pressioni può diventare scomoda: c’era gente che guadagnava poco e sapeva che non veniva pagata, pensava a come far campare la propria famiglia. Ne parlo con te Nico, per la prima volta a distanza di tanto tempo perché ne ho sentite davvero tante e di tutti i colori. Leggere certe cose sia personali sia di squadra mi ha ferito, ci sono stato male. Abbiamo fatto il possibile per cercare di salvare la squadra sul campo. Anche noi abbiamo sbagliato qualche gara: le pressioni di Foggia sono le stesse che ci sono a Napoli. L’onda d’urto da reggere è difficile e non tutti riescono a sopportarla. La retrocessione è stata una grande amarezza”.

CAMPIONATO- “Se ripartiremo, voglio aiutare il Perugia a entrare nei playoff. Dopodiché parte un altro campionato e posiamo dire la nostra anche nella lotta per la Serie A”.

Fonte: Nicolò Schira