Il silenzio degli innocenti

Il silenzio degli innocenti
In una terra come la nostra, amara e bella, siamo abituati da sempre a subire, a vedere i nostri figli migliori andare via guardando inermi i treni partire e allontanarsi all’orizzonte per non tornare più.
Abbiamo speso lacrime, grondato sudore e fatica nei nostri meravigliosi campi dorati, fra gli uliveti grigi e ricurvi, all’ombra di rigogliosi vigneti, sbarcando il lunario prigionieri dei soliti padroni.
Piano piano ci siamo visti depredati, spogliati delle nostre risorse, costretti ad una decadenza lenta, crudele, inarrestabile. Inermi abbiamo ceduto ad altri il primato del turismo sulle assolate coste di un promontorio incredibilmente dimenticato, ma ancora splendido e incontaminato,  come il Gargano. L’industria alimentare ha preso altre strade, ha fatto fortuna in altri confini, e quella che era la festa di tutti, l’orgoglio della nostra gente, la Fiera Internazionale dell’Agricoltura, è solo uno sbiadito ricordo di chi ha i capelli già sbiancati  dal tempo.
Aspettando quel futuro migliore che non vuole arrivare mai, ci siamo attaccati maledettamente ai colori di una maglia che ci rappresenta tutti, che supera le barriere sociali e culturali, le età, le convinzioni, lo spazio e il tempo, che ci unisce in un unico anelito, in un unica fede, in un unica speranza. Siamo i tifosi del Foggia, la squadra più bella del mondo, la più sfortunata, ma forse per questo la più amata di tutte dalla sua gente.
L’unica, inarrivabile luce delle nostre domeniche, dei nostri sogni più inconfessabili, e al diavolo tutto il resto.
Siamo innamorati, e per questo indifesi, nudi e disarmati contro le avversità. Rari momenti di irrefrenabile gioia fra mille tormenti, pianti e lacrime, disillusioni, una dopo l’altra, in uno spietato stillicidio senza fine.
Come tutti gli innamorati siamo puri, innocenti, e per questo soli, inconsolabili di fronte agli eventi.
Il campionato è finito come è finito, ma il Foggia già ci manca.
Ci mancano i bagni di folla amica in quella funzione collettiva e mistica che è la partita, la celebrazione di questo amore che si rinnova puntuale, ad ogni appuntamento.
Ci restano i ricordi, le emozioni, i sussulti e le trepidazioni. Ogni momento è legato a qualcosa o a qualcuno di caro, di prezioso. Questo è il Foggia per noi. Emozione pura, affanno e respiro.
Ma il Foggia non è etereo, non è sentimento.
Ci appartiene nell’anima ma non nella sostanza.
Il Foggia non è nostro, ma è sempre di qualcuno.
Ecco, è a questo qualcuno che questa supplica è rivolta, a chi possiede quel sogno che ci appartiene, che ci unisce, che ci fa sentire migliori, ci commuove. Vorremmo fare, vorremmo dire, vorremmo aiutare, questo chiediamo nel nostro silenzio attonito di fronte a questo ennesimo supplizio estivo.
Dateci questa possibilità, coinvolgeteci, fateci partecipi. Non siamo nemici. Siamo i tifosi del Foggia.
Non vogliamo essere sudditi, silenti, innocenti di fronte a tanto scempio.
Dateci una possibilità. Una sola, una volta ancora.
Uniti difenderemo il nostro sogno, il nostro domani: rossonero, come sempre.
www.miticomagazine.com – Francesco Bacchieri