Il sogno di Geppino Rinaldi: “A Foggia tornerei anche a piedi”
Non è solo una voce di inizio estate quella che vorrebbe Geppino Rinaldi, 36 anni compiuti a giugno, sulla strada del ritorno verso Foggia. Lì, cioè, dove ha militato dal 2007 a gennaio del 2009 prima di rientrare alla Juve Stabia. Capitano del Fondi nell’ultima stagione in serie D, il centrale difensivo partenopeo ha già avuto diversi approcci con alcuni club di Lega Pro, tra cui quello rossonero. A confermarcelo è lui stesso. “C’è stato qualche colloquio col direttore Di Bari e il team manager Valente, ai quali ho confermato la mia volontà di tornare a Foggia – rivela -. Mi hanno detto che avrebbero valutato questa possibilità. Mi piacerebbe lavorare con un tecnico come De Zerbi perché esalterebbe le mie caratteristiche. A lui infatti piace costruire il gioco da dietro e questo agevolerebbe il mio modo di stare in campo e di impostare. Sarebbe una gioia far parte di questo gruppo nel quale ritroverei peraltro tanti amici coi quali ho giocato assieme. Penso a Coletti e Agostinone, miei compagni proprio a Foggia. Poi a Sarno, Agnelli o Loiacono coi quali ho giocato a Busto, Castellammare e Pagani. E come dimenticare il magazziniere Dario Annecchino. In questo spogliatoio mi ci vedrei bene, chi mi conosce lo sa che non mi è mai mancata la capacità di far gruppo coi compagni”.
Qual è il ricordo più bello che ti lega a Foggia?
“Ce ne sono tanti. I play-off persi contro la Cremonese restano una pagina indimenticabile della mia avventura lì. Facemmo un grande campionato sognando la B, avevamo uno squadrone. Ma molto è legato anche a fatti extracalcistici. Vestire di nuovo il rossonero sarebbe per me come tornare in famiglia. Infatti a Foggia ho lasciato tanti amici coi quali sono ancora oggi in contatto. Di questa città ho ricordi bellissimi per come sono stato accolto e poi trattato per tutta la durata della mia permanenza. Nel 2007 venivo dalla Juve Stabia e andavo a giocare in una squadra che aveva già elementi come Ignoffo, Zanetti o Lisuzzo, solo per citarne alcuni. Sono arrivato in punta di piedi ma pian piano mi sono fatto strada. Con la forza del rispetto e dell’umiltà alla fine mi sono fatto apprezzare”.
Tanti sondaggi dalla Lega Pro, tra cui quelli di Savoia ed Aversa Normanna, e poi la decisione improvvisa di ripartire dalla D a Fondi. Necessità o ricerca di nuovi stimoli?
“Solo la voglia di un progetto serio. Perciò ho deciso di rimettermi in gioco in serie D dopo più di dieci anni che non disputavo questa categoria. Tutto questo pur avendo vinto due campionati con Salernitana e Casertana. Qualche proposta dalla Lega Pro infatti era arrivata, ma non mi convinceva. Non mi sembrava ci fossero i presupposti giusti per accettare. A Fondi abbiamo disputato un grande girone di ritorno facendo risultato su molti campi difficili e ottenendo la salvezza con diverse giornate di anticipo. Sono stato il capitano di questa squadra e credo che il bilancio in fondo possa dirsi positivo. Rappresentare la squadra di un’università prestigiosa come l’Unicosano è stato un onore, qualcosa di davvero bello e gratificante”.
Il Fondi farà domanda di ripescaggio in Lega Pro: rimarresti se te lo chiedessero?
“Certo. Si potrebbe continuare questo discorso, se lo volessero”.
Meritato il successo nel tuo girone della Lupa Castelli Romani?
“Ci hanno battuto sia all’andata sia al ritorno. Sul campo hanno mostrato qualità e cinismo, hanno meritato di vincere. Abbiamo messo sotto tante squadre, loro invece ci hanno sempre dato filo da torcere. Davvero una bella squadra”.
Anche la tua ex Salernitana ha trionfato: felice di questo successo?
“A Salerno sono stato benissimo vincendo un campionato difficile. Logico che sia contento. E’ giusto che una tifoseria del genere, con un grande presidente come Lotito, sia come minimo in serie B. Fare 15-20mila spettatori in Lega Pro non è da tutti. Ecco, sogno di poter vivere la stessa esperienza anche a Foggia, con la vittoria di un campionato. Perché questa città merita molto di più e deve tornare presto ai livelli che le competono per la storia che ha. Quello che non mi è riuscito all’epoca, spero di realizzarlo l’anno prossimo. Sento di dover dare qualcosa a questa tifoseria, di dover riprendere un filo comune che a suo tempo non doveva essere spezzato. Ma non dipende solo da me. Io so solo di poter portare con me tanto entusiasmo e una voglia di giocare ancora smisurata”.