Tribune vuote, ma il cuore di Foggia batte lo stesso. Più forte
Il cuore rossonero è più forte perfino delle porte chiuse dello Zaccheria. È come se quel diaframma non esistesse. C’è un cuore che pulsa dentro lo stadio, quello dei giocatori sul rettangolo verse, che danno l’anima e che alla fine s’abbracciano in un gesto che è più di un atto liberatorio, e testimonia l’atto di nascita di un gruppo. C’è un cuore che batte forte fuori, quello delle centinaia di tifosi che hanno fatto un tifo scatenato al buio, come se stessero sugli spalti, che hanno rinunciato perfino a vedere la partita su Sky, pur di stare vicini al Foggia.
Un altro piccolo prodigio si consuma nel freddo pomeriggio che segna il ritorno alla vittoria casalinga del Foggia dopo la bellezza di quattro mesi. Due a uno il risultato finale, ma i satanelli vincono in rimonta, dopo essere passati in svantaggio alla prima (e sola) azione da rete dagli ospiti irpini.
Alla fine il risultato sta strettino al Foggia che davvero non si è fatto mancare nulla: oltre ai due gol (messi a segno da un generoso Nicastro e da un sempre presente Mazzeo), il taccuino registra un rigore sbagliato (Mazzeo), una rete annullata (Mazzeo), una traversa clamorosa (Deli), un possesso palla soverchiante: 35’20” per il Foggia, 15’57” per gli irpini.
Positivo anche il bilancio dei tiri (9 di cui 5 in porta, contro i 4, di cui 2 in porta), dei corner (8-0) e per una volta anche delle palle recuperate (14 per il Foggia, 13 per l’Avellino).
La sola voce deficitaria è, come spesso succede nelle statistiche rossonere, quella relativa alle palle perse: 34 (contro le 20 dell’Avellino). Davvero troppe, un aspetto su cui mister Stroppa dovrà lavorare.
Con il passare delle giornate, il nuovo Foggia costruito da Nember nel mercato autunnale acquista sempre più spessore e fisionomia, così come il 3-5-2, cui oggi Stroppa ha derogato sul finire della partita, per sfruttare l’uomo in più derivante dall’espulsione di D’Angelo, tornando all’antico 4-3-3. Il centrocampo a cinque composto da Gerbo, Agnelli, Greco, Deli e Kragl funziona, a parte le sbavature di cui si è detto.
Le note liete giungono dalla panchina: i subentranti Floriano, Martinelli e Duhamel hanno fatto la loro parte.
Il centravanti francese, pur avendo giocato soltanto un quarto d’ora, si è battuto pallone su pallone, e la gioia manifestata alla fine dell’incontro è la conferma che questo Foggia si sente gruppo, squadra.
L’obiettivo salvezza non è proibitivo: la vittoria sull’Avellino porta i rossoneri al 15° posto e il vantaggio sulla zona play out comincia a diventare consistente: quattro punti, mentre la zona play off di punti ne dista sette.
Nonostante tutto, un campionato più sereno è possibile.