Viscomi: “In Serie D si fa veramente fatica. Noi abbiamo dimostrato sul campo di meritare la C”
In un momento storico drammatico per la nostra nazione, alle prese con una pandemia che continua ad imperversare e mietere ogni giorno centinaia di vittime, parlare di Calcio giocato appare, allo stato, un irresponsabile azzardo oltre che una circostanza decisamente fuori luogo.
La Redazione di TuttoSerieD, ha ritenuto opportuno dare voce ad alcuni protagonisti legati al vasto e variegato mondo della Quarta Serie. Un modo, questo, per conoscerne il relativo pensiero rispetto alle tematiche più attuali, delicate ed importanti che riguardino da vicino il sistema Calcio dilettantistico.
Ad intervenire in Esclusiva ai nostri microfoni, il difensore del Foggia, Francesco Viscomi.
Il 28enne centrale ex, tra le altre, di Pro Sesto, Varese e Cesena, autentico baluardo del reparto arretrato rossonero, ha gentilmente concesso alla nostra Redazione la seguente intervista.
Francesco, l’intera nazione sta vivendo un periodo storico drammatico, probabilmente senza precedenti. Costretti a stare chiusi nelle proprie abitazioni, anche i Calciatori, professionisti e dilettanti, hanno dovuto cambiare radicalmente le proprie abitudini quotidiane. Personalmente, come stai vivendo questo momento così delicato? Qual’è il tuo pensiero rispetto a ciò che attualmente stia avvenendo nel mondo?
Ci troviamo di fronte ad una realtà inedita, anomala, che nessuno si sarebbe mai potuto aspettare. Inizialmente, tutti quanti l’abbiamo presa un po’ troppo alla leggera ed oggi siamo costretti a confrontarci con una realtà in cui è necessario stare attenti a salvaguardare la propria salute, restando in casa e rispettando le disposizioni del Governo. Io sono rientrato nella mia casa di Varese da circa due mesi e sto recuperando il tempo perduto con mia figlia e la mia compagna, che vivono qui in Lombardia e solitamente riuscivo a vedere ben poco. Il tempo trascorre veloce, tra una chiamata e l’altra con parenti, amici, compagni di squadra, mentre il pomeriggio lo sfrutto per allenarmi e mantenere una condizione fisica più o meno accettabile. Mi auguro che presto si possa tornare alla normalità, facendo sì che, una volta messo alle spalle questo dramma socio-sanitario, si possa ripartire alla grande nel mondo e soprattutto in Italia, dove oggi siamo in difficoltà in qualunque campo lavorativo. Spero che il Governo trovi un modo per infondere serenità a tutti i cittadini e che questa tragedia non influisca pesantemente sul futuro delle aziende e del Paese intero.
Allo stato attuale, oltre alle legittime preoccupazioni dovute alla pandemia in corso e al dispiacere di non poter più eventualmente competere sul campo per i rispettivi obiettivi, la “paura” più grande che accomuna i Calciatori, specie quelli militanti in categorie dilettantistiche, è quella di dover fare i conti con le difficoltà economiche derivanti da questo dramma socio-sanitario. Sono in tantissimi a non percepire lo stipendio da molto tempo, vivendo nell’incertezza più totale, dovuta dalla totale mancanza di tutele e garanzie contrattuali. Qual’è il tuo pensiero a riguardo? È davvero così grande e diffusa la “paura” di una crisi economica che travolga sin da subito l’intero movimento?
Questa, è una preoccupazione assolutamente legittima. Noi di “dilettanti” abbiamo solo la denominazione, null’altro. E’ oggettivo che ci si alleni sei giorni a settimana, spesso in doppia seduta, liberi solo il lunedì, senza contare ritiri, trasferte impegnative e per di più, nel mio caso, lontano 800km da casa e dalla propria famiglia. E’ assurdo pensare che sia solo un divertimento, parliamo piuttosto di un lavoro a tutti gli effetti, con lo stipendio che rappresenta una risorsa vitale per il proprio nucleo familiare. Io mi auguro che si facciano delle riforme, perché le logiche contrattuali in questa categoria sono tutte da rivedere. Spero che in qualche modo, la Lega, la FIGC, l’AIC o chi di dovere, imponga alle società di corrispondere ai rispettivi tesserati quantomeno una percentuale degli stipendi dei mesi successivi al momento dello stop, altrimenti la maggior parte di noi rischierebbe di non percepire alcunché almeno fino a settembre. In questo momento niente e nessuno ci garantisce gli emolumenti relativi ai mesi in cui non si è giocato e non si giocherà. Anche per questo, sono in tanti ancora a spingere per una ripresa anche in piena estate. Pensando a questo, in maniera egoistica ma comprensibile, saremmo tutti pronti a ripartire nonostante i mille rischi tuttora esistenti. Poi, però, ci si rende conto realisticamente che i numeri relativi a contagi e decessi siano ancora troppo alti, e allora si preferisce attendere che qualcuno ci venga incontro con aiuti e riforme finalmente concrete. Ci si appella al buon senso di chi ci governa, anche se sono ancora troppe le incertezze e le dinamiche poco chiare. Ho sentito il Ministro dello Sport parlare di obbligo di indossare la mascherina per chi sta in panchina, mentre in campo si potrebbe farne a meno: non ne vedo il senso, francamente. Questa è solo una delle innumerevoli situazioni da chiarire prima di ipotizzare un’eventuale ripartenza. Anche se, viste le enormi difficoltà che sta incontrando la Serie A in ottica ripresa, immaginiamo quanto possa essere improponibile, tra i Dilettanti, gestire determinati protocolli logistici e sanitari.
Sono numerosi gli addetti ai lavori convinti che, a partire dalla prossima stagione, moltissime squadre dilettantistiche siano destinate a scomparire del tutto. Se Governo e LND non dovessero intervenire pesantemente sul sistema Calcio dilettantistico, quali pensi siano i reali rischi a cui vadano incontro Società e Calciatori?
Il rischio che diverse realtà calcistiche vengano meno nel prossimo futuro, secondo me esiste. Se si escludono piazze come la nostra o come Palermo e Mantova, per il resto, in Serie D, il 70/80% delle Società si regge grazie a determinati sponsor o all’impegno personale di Presidenti-imprenditori, spesso a capo di aziende medio-piccole. A volte si manda avanti la squadra del paese per hobby o con l’idea di garantirsi un sano passatempo domenicale, e per realtà del genere, senza il minimo introito, specie riprendendo a porte chiuse, sarà difficilissimo gestire le conseguenze della crisi economica a cui andremo tutti quanti incontro. In uno scenario simile, penso che l’intervento del Governo sia assolutamente necessario. Mi auguro che si faccia qualcosa per tutelare le tantissime famiglie che dipendono proprio da questa situazione. Nella migliore delle ipotesi, molti di noi resteranno senza stipendio da febbraio a settembre e, francamente non vedo ancora all’orizzonte uno spiraglio di luce, in modo da trovare un compromesso tra noi, la Lega e il Governo, utile a tutelarci e cercare di recuperare qualcosa finché non si riprenderà a giocare. Fortunatamente la nostra Società si è sempre comportata nel migliore dei modi e non abbiamo nulla di che lamentarci, ma ci sono realtà ferme addirittura ad ottobre o novembre scorso. Mi chiedo come sia possibile andare avanti in questo modo ed è ora che la Lega intervenga pesantemente, facendo attenzione a quelle Società che oggi si barricano dietro alle problematiche derivanti dalla pandemia per non pagare le mensilità pregresse e, ancor meno, quelle future.
Col passare dei giorni, sembrano sempre più alte le probabilità che la stagione calcistica sia giunta al termine anzitempo. Quel che appare evidente, è che continuino a non sussistere le condizioni sanitarie, tecniche, mentali e non solo, per riprendere l’attività agonistica in tempi brevi. Qual’è il tuo punto di vista in questo senso? Credi che effettivamente non ci sia più la possibilità di scendere in campo? O pensi che sia ancora legittimo sperare di concludere la stagione, scendendo in campo entro il 30 giugno o magari anche in estate inoltrata?
Se devo esternare quella che è la mia speranza, dico che mi auguro di poter tornare in campo al più presto, e sinceramente non vedo l’ora di farlo, anche per provare a guadagnare sul campo quel che abbiam lasciato in sospeso due mesi addietro. Poi, con maggiore realismo, mi rendo conto che ciò sia difficilissimo. Anche in C, a parte una decina di Club forti economicamente e in grado di garantirsi determinate precauzioni, la gran parte delle Società saranno costrette ad alzare bandiera bianca. Tra l’altro, il protocollo recentemente illustrato dal Ministero della Salute, è dedicato esclusivamente alla Serie A. Non mi sembra che siano state affrontate le tematiche riguardanti Lega Pro e Dilettanti e non riesco a capire cosa si stia aspettando per arrivare ad una decisione. Per quanto mi dispiaccia dirlo, penso che sia opportuno fermarsi e approfittarne per sistemare tutto ciò che non funziona a livello di sistema. Più si va avanti nell’immobilismo assoluto e più diventa difficile arrivare ad un’opportuna programmazione per il prossimo anno.
Si parla comunemente di “stagione falsata” in caso di Campionato deciso a tavolino e di “annata sportiva ancor più falsata”, qualora si scendesse a breve e forzatamente in campo, costringendo migliaia di Calciatori e addetti ai lavori ad un rischio immane per la propria salute. Tutto questo, in un momento in cui la condizione fisica di ogni atleta, è tornata a livelli da precampionato o quasi, visto che da circa due mesi siano tutti completamente fermi. Quali sono le tue considerazioni a tal proposito?
Non so quale soluzione possa portare a un numero minore di polemiche, se una chiusura anticipata con conseguenti verdetti a tavolino oppure una ripresa quasi “forzata”, costringendoci a tornare in campo a breve dopo una lunghissima sosta. E’ normale che, chi come noi, si ritrova dopo ventisei giornate a un solo punto dalla vetta, auspichi di riprendere oppure che gli vengano riconosciuti il diritto e il merito di aver condotto un campionato straordinario. In ogni caso, se ci chiedessero di completare la stagione sul campo, noi ci faremmo trovare assolutamente pronti. Ritorneremmo a battagliare con lo stesso spirito che ci ha contraddistinto nei mesi passati, pur consapevoli che se venisse fuori anche solo un caso di positività al virus, sarebbe un autentico finimondo e torneremmo nuovamente punto e a capo. Proprio per non correre questo grave rischio credo sia da persone responsabili interrompere tutto adesso e tirare le somme, cominciando a programmare per bene il futuro.
Nel caso in cui non si potesse fare a meno di chiudere anticipatamente la corrente stagione, avranno indubbiamente un compito difficilissimo coloro i quali saranno chiamati a decidere le sorti e l’epilogo dei vari Campionati. In tal caso, quale formula pensi sarebbe più corretto adottare? E per quanto concerne promozioni dalla D alla C e retrocessioni dalla D in Eccellenza, quale sarebbe, a tuo avviso, lo scenario più giusto e meno “indolore” per cui si dovrebbe optare? Francesco Viscomi, cosa suggerisce di fare per chiudere la stagione nella maniera più corretta, “giusta” e meno polemica possibile?
E’ inevitabile che qualcuno, per qualsiasi decisione si dovesse prendere, rimanga scontento e oltremodo penalizzato. Certamente non si potrà essere indifferenti alle attuali capolista, è giusto che chi oggi è primo in classifica abbia un occhio di riguardo in più. Altrettanto certa, purtroppo, sarà la retrocessione in Eccellenza delle ultime due, stilando successivamente una graduatoria per i ripescaggi dalla D alla C e dall’Eccellenza alla D. Non voglio star qui a suggerire ulteriori soluzioni, dico solo che è necessario decidere per il bene del Calcio e, soprattutto, evitare di applicare criteri inediti, che non stanno né in cielo né in terra. Ultimamente ho letto cose folli, tipo l’annullamento delle retrocessioni dalla C o il blocco assoluto dei ripescaggi in Lega Pro. Ecco, l’unica cosa che mi auguro, è che nessuno scelga di attuare decisioni mai intraprese prima d’ora. Una cosa è certa: non si potrà non tener conto del cammino del Foggia, un Club rinato per merito di una Società sana e grazie agli sforzi del nostro Presidente, che a inizio anno ha investito 500mila Euro per rilevare questa squadra e ricominciare tutto da zero. Senza contare la grandezza del nostro Stadio, il numero di tifosi che il Foggia ha in Italia e in Europa: nessuno in Serie D è equiparabile a noi e anche in C è difficile riscontrare una piazza di questo livello. Capisco perfettamente che la posizione di chi dovrà decidere sia particolarmente scomoda, ma nell’affrontare situazioni delicate e altamente meritocratiche come la nostra, sarà necessario avere la giusta dose di buon senso.
Parliamo per un attimo delle dinamiche strettamente legate al campo e di quella che è stata la tua annata. Reduce dal trionfale campionato scorso a Cesena, quest’anno sei stato tra i protagonisti assoluti della compagine rossonera, giocando 25 gare ufficiali e saltandone solo quattro, di cui tre per squalifica. Che tipo di annata è stata quest’ultima, a livello personale? Volendo produrre un bilancio rispetto alla stagione ancora in corso, come valuteresti il tuo rendimento complessivo? E riguardo gli obiettivi futuri, quali sono le aspirazioni legate proprio al proseguo della tua carriera?
L’anno scorso, per me, è stata una stagione importantissima. Ritrovarsi in una piazza come Cesena fa crescere a livello umano, caratteriale e calcistico. Giocare davanti a 10mila persone non capita a tutti, specie in Serie D, e per questo mi ritengo molto fortunato. Quando in estate mi si è presentata davanti l’occasione di venire a Foggia, con il mio Agente, Angelo Rea, abbiamo deciso subito e ad occhi chiusi di sposare questo progetto. Qualsiasi giocatore delle 166 realtà di Serie D sognerebbe di vestire la maglia del Foggia o del Palermo, in assoluto le due piazze storiche collocate in questa categoria. Giocare allo “Zaccheria” o al “Barbera” equivale a un sogno e non ho esitato un attimo a mettermi in gioco in rossonero. A livello personale, mi ritengo abbastanza soddisfatto di quanto fatto quest’anno. Certo, si può fare sempre di più e io avrei potuto senz’altro fare meglio, ma in generale sono contento anche perché siamo risultati la seconda miglior difesa. Ho giocato sempre, a parte in tre occasioni in cui ho scontato delle squalifiche e una gara saltata per infortunio. Sono molto felice di aver dato il mio contributo alla causa. Peccato che molto probabilmente non riusciremo a finire il campionato, perché sono certo che avremmo dato del filo da torcere al Bitonto fino alla fine. Mi ritengo soddisfatto per aver avuto l’opportunità di dimostrare il mio valore. Tra l’altro, avendo sempre militato in Società del Nord Italia, giocare per la prima volta al Sud mi ha fatto crescere molto dal punto di vista mentale e caratteriale. Al meridione, la settimana di Calcio la senti nell’anima, si vive tutto in maniera totalmente differente, con un’intensità doppia e questo ti trasmette un’adrenalina che è difficile da percepire altrove. Riguardo al mio futuro, posso dire che da quando avevo cinque anni ho il sogno di arrivare a giocare tra i Professionisti. Finora non ho mai avuto questa opportunità, sicuramente per colpa mia, per delle mie mancanze. Adesso, però, il mio percorso di crescita è arrivato ad un punto in cui vorrei provare a vedere se posso starci anch’io tra i Pro. Se chiudo gli occhi sogno il Foggia ripescato in Serie C, con la Società che mi dia la possibilità di rimanere in organico. Questo è ciò che spero e che culminerebbe tutti i sacrifici fatti durante quest’anno. Se non fosse così e il Foggia fosse malauguratamente costretto a rimanere in D, mi piacerebbe avere comunque l’opportunità di restare per provare a salire di categoria sul campo e riportare questa realtà lontano da un contesto che non gli appartiene minimamente.
La stagione del Foggia è stata assolutamente positiva. In un Girone da molti definito in partenza una vera e propria “C2”, avete concretizzato un percorso importante, all’altezza del blasone e delle ambizioni della piazza. Un cammino purtroppo funestato dalla prematura scomparsa del compianto Antonio Cianci, ma che potrebbe ancora chiudersi nella maniera migliore. Anche se, l’inatteso stop a cui è andato incontro il campionato, rischia di vedere vanificati gli sforzi di una Società e di una squadra che meriterebbero di completare la stagione sul campo e non in questo modo. Nel complesso, in attesa che ne si conosca l’epilogo, che annata è stata sin qui quella della tua squadra? Il pensiero di non poter più scendere in campo per cercare di raggiungere la promozione diretta, quanta preoccupazione comporta all’interno del gruppo?
Se il 7 agosto m’avessero detto che a otto giornate dalla fine saremmo stati ad un solo punto dalla vetta, avrei firmato subito. In un Girone del genere, con le pressioni di una piazza dove non hai altra scelta se non quella di vincere sempre, ci resi protagonisti di un percorso veramente importante. Costruire una squadra in ritardo, dimostrare il proprio valore contro tutti senza mai demeritare, sono circostanze da ammirare. Bisogna senz’altro sottolineare il gran lavoro compiuto dalla Società sin da inizio anno: non è stato semplice trovare, a ridosso del ritiro precampionato, le persone giuste per raggiungere determinati obiettivi, pronte a reggere la pressione di una tifoseria giustamente esigente. Considerato tutto questo, penso che la nostra stagione sia stata positiva. Abbiamo avuto qualche fisiologico momento di flessione tipo ad Agropoli o contro il Gravina, proprio nel momento in cui potevamo dare un’accelerata decisiva e invece ci siamo inspiegabilmente bloccati. Al tempo stesso c’è da dire che le cose positive e negative si equilibrano sempre durante un’annata e, infatti, negli scontri diretti con Taranto e Audace Cerignola abbiamo ottenuto quattro vittorie. Anche in altre gare clou abbiamo sempre risposto presente e nessuno mai ci ha schiacciati sul rettangolo verde. Sono convinto che se avessimo potuto portare a termine la stagione, avremmo avuto ottime probabilità di chiudere in testa. Nel momento in cui ci si aspettava una flessione da parte del Bitonto, effettivamente loro hanno un po’ rallentato e, grazie al nostro ottimo ruolino nel mese di febbraio, siamo tornati a meno uno. D’altronde, se il Bitonto avesse proseguito con lo stesso trend fino all’ultimo, non avremmo potuto fare altro che stringere loro la mano e fargli i complimenti. Invece, eravamo lì ad un passo e poi è successo quel che sappiamo. Ora aspettiamo con fiducia di conoscere il nostro destino consapevoli di aver fatto ampiamente il nostro in un raggruppamento, ripeto, dall’altissimo coefficiente di difficoltà. Nel Girone H il livello è impressionante, anche perché ci sono tanti Presidenti con a disposizione budget importanti e una percentuale molto alta di giocatori di categoria superiore. Io ho riscontrato la presenza di almeno 6/7 squadre che potevano ambire al primo posto. Ovunque siamo andati abbiamo trovato stadi con minimo 2/3000 persone, tifoserie calde, alcune storiche, una circostanza bellissima che mi ha fatto capire quanto sia sentito il Calcio al Sud. L’unico neo di quest’annata è rappresentato dalla tragica scomparsa del nostro magazziniere Antonio Cianci. Quella è stata un’autentica mazzata per tutti, in particolare per me. Io e lui eravamo molto legati, siamo diventati grandi amici sin dal mio arrivo in estate. Io trapiantato in Puglia, da solo, non ha mai esitato a farmi sentire la sua vicinanza, sempre impeccabile e bravo a non farmi mai mancare nulla. Per far capire che rapporto ci fosse tra me e lui, dico solo che si era fatto tatuare il numero 13 da me e io ho tatuato il 13 a lui, proprio in segno del legame forte che ci univa e ci unirà per sempre. E’ stata una batosta che ha segnato negativamente il nostro percorso e ci tenevamo a dedicare qualcosa di importante anche e soprattutto a lui. Questo episodio tragico ha unito ancor di più lo spogliatoio. Siamo davvero compatti, fieri dei sacrifici compiuti. Chi ci ha seguito costantemente sa quanto abbiamo lavorato e quanto ha giustamente preteso da noi il Mister, non avendo mai avuto la possibilità di sbagliare. Fermarsi a otto gare dalla fine, per altro carichi a tremila, è stato un gran dispiacere. Il rammarico è enorme, specie perché lo stop non è dipeso da noi. Avremmo di gran lunga preferito affrontare sul campo le ultime otto battaglie e non farcela, stringendo la mano ai vincitori, piuttosto che essere stoppati sul più bello in questo modo. Se ce l’avessimo fatta, avremmo festeggiato con tutta la città, così come abbiamo sempre sognato. Non vedevamo l’ora di giocare lo scontro diretto con il Bitonto allo “Zaccheria” e l’idea di riempire il nostro stadio ci ha esaltati già da molto tempo prima: sarebbe stata una meravigliosa giornata di Sport, al di là del risultato.
Francesco, c’è un messaggio, un augurio, un auspicio, che intendi rivolgere ai tuoi compagni, ai tecnici, ai tifosi e all’intero ambiente rossonero?
Ciò che posso dire ai nostri tifosi è di essere positivi. Il Foggia ha meritato sul campo la categoria superiore e dobbiamo sperare solo che vengano fatte le cose per bene, per ritrovarci presto tutti insieme a difendere questi colori anche in C. Al di fuori del Calcio, spero che ci si possa mettere alle spalle questa triste situazione, continuando a rispettare le regole e augurandoci che il nostro Paese possa ripartire come e meglio di prima.
Si ringraziano Francesco Viscomi e il Calcio Foggia 1920, per la cortese disponibilità concessa alla Redazione di TuttoSerieD.
Fonte: www.tuttoseried.com