La partita di Crotone è già negli archivi ma, comunque fosse finita, erano attesi gli inevitabili strascichi. Bastava guardare la tensione nello sguardo di Stroppa in conferenza istampa per capire quanto fosse delicato questo incontro per il tecnico degli “squali” calabresi. Quasi come fosse stata la sua squadra ad aver subito una schiacciante sconfitta, un uomo nerissimo in volto si è presentato davanti ai giornalisti rispondendo alle inevitabili domande sul suo recentissimo passato in Capitanata, respingendo al mittente l’accusa di essere stato pavido nel rescindere il contratto con la società dei fratelli Sannella. L’atteggiamento battagliero e polemico dell’ex mister rossonero deve essere stato pesantemente condizionato dall’allusione al Comandante Schettino che il duo comico Pio e Amedeo hanno pescato dal cilindro parlando di lui con Luca Nember davanti ad un gremitissimo (e sghignazzante) Zaccheria, la sera della presentazione della nuova squadra alla città. L’affabilissimo DS foggiano, preso alla sprovvista, è stato involontariamente allo scherzo sulla battuta sicuramente bonaria ma “politicamente scorretta” dei due emigratis, non migliorando certamente la situazione.
Ironia della sorte c’è sempre stato un bresciano nel destino di Stroppa a Foggia. Da De Zerbi a Nember ha dovuto combattere prima con i fantasmi del passato e poi con le prospettive del futuro ed in entrambi i casi ne è uscito con le ossa rotte. Dopo l’avvio stentato del campionato scorso i nodi sono venuti al pettine. Molti l’hanno accusato di aver trovato “la pappa pronta” subentrando a De Zerbi (io per primo, lo ammetto). Ma a bocce ferme faccio una riflessione: cosa avrebbe dovuto fare? Perdere apposta per non seguire il solco lasciato dal suo predecessore? Il suo più grande merito è stato invece proprio quello di non aver buttato via il lavoro fatto e con estrema umiltà essere ripartito dal (tanto) buono che c’era per portare il Foggia a stravincere a suon di record il girone meridionale della serie C dopo 19 anni di tentativi falliti, disfatte e fallimenti. E l’umiltà l’ha dimostrata quando ha ringraziato De Zerbi (unico a farlo ufficialmente tra i tesserati) in una dichiarazione successiva a quel magico 23 aprile di due anni fa. Ma come se non bastasse, quando poi è riuscito a raddrizzato la baracca cominciando a vincere e convincere anche in serie B, tutti i meriti sono stati attribuiti a Luca Nember (comunque il co-protagonista della miracolosa salvezza), alla sua strepitosa campagna acquisti di riparazione, dimenticando che il direttore ha sicuramente scelto con indiscussa esperienza e lungimiranza giocatori importanti, ma in alcuni casi (come Greco, Kragl e Zambelli) fermi da mesi e con una condizione tutta da verificare. Stroppa, da parte sua, invece ha avuto l’indiscusso merito di averli messi in campo in due settimane, amalgamati e portati a vincere sin da subito.
Tuttavia anche in questo caso con il suo addio al Foggia tutto è passato in cavalleria. “Il buon senso se ne stava nascosto, per paura del senso comune” scriveva Manzoni, e a Foggia il senso comune ha stabilito che se ne sia andato abbandonando la nave che affondava tra le accuse della Procura Federale e questa sarà la verità tramandata ai posteri. Il buon senso forse avrebbe suggerito più clemenza. Stroppa in questi due anni è passato inosservato, è sembrato “trasparente” rispetto a sentimenti ed alle emozioni della tifoseria. Diciamo la verità, non ha conquistato i nostri cuori, forse per il suo carattere schivo, introverso. Mai un coro, uno striscione, una pacca sulle spalle, nemmeno dopo sei vittorie consecutive. Persino a Crotone gli ultras lo hanno ignorato, nel bene e nel male (solo chi si è tanto amato si riesce poi ad odiare). Lui ci ha messo del suo mettendosi spesso di traverso (sbagliando) rispetto alle Curve difendendo la sua squadra ed i suoi ragazzi quando le cose andavano male. Vero è che venire dopo un tecnico che a Foggia chiamavamo “la luce” era un’impresa impossibile. De Zerbi sulla nostra panchina non è stato solo un tecnico talentuoso (e lo è tutt’ora come dimostrano i suoi risultati), ma un vero e proprio capopolo. Un “guerrillero” che ha saputo come nessuno infiammare i cuori rossoneri diventando una specie di leggenda con la quale dovrà confrontarsi presto anche lo stesso Grassadonia ove mai la sua squadra (Dio non voglia) dovesse anche solo inciampare. E allora se senti di non essere particolarmente amato e in più sai che ti aspetta una stagione difficile, probabilmente difficilissima, avrai sbagliato i tempi, i modi, la forma, ma probabilmente non avevi scelta, dovevi andare via.
Tentare di giustificare la scelta di Stroppa oggi a Foggia non è un’impresa salutare per chi fa opinione anzi, magari ti attira più di un’antipatia, ma ho l’abitudine di scrivere sempre quello che penso, ed essere dichiaratamente uno di quelli che ha pianto l’allontanamento di De Zerbi e che non ha mai nascosto il proprio affetto e l’assoluta stima per il tecnico del Sassuolo mi aiuta a risultate “terzo” in quest’analisi, almeno così mi auguro. A Foggia, in piena estate, abbiamo cambiato in due anni due tecnici apparentemente riconfermati. De Zerbi era stato addirittura appena trattenuto a furor di popolo nonostante la finale persa col Pisa, strappandolo persino a club di serie A. In genere gli allenatori si cambiano quando un progetto è finito, più spesso si esonerano quando i risultati non arrivano, accompagnati dal malessere della tifoseria. Da noi per due volte non è stato così. Qualcosa è successo in entrambi i casi, qualcosa che ha stravolto piani e programmi, che ha rotto i rapporti, qualcosa che non sapremo mai perchè il calcio da questo punto di vista è omertoso a Foggia come altrove, come ovunque nel mondo del calcio. I panni sporchi (o presunti tali) si lavano in famiglia e fuori viene fatto trapelare poco o nulla, giusto la versione ufficiale che stà bene a tutti. Ma quando i vizi privati vengono ben celati dalle pubbliche virtù gli effetti sono quasi sempre disastrosi a Mayerling come a Foggia. La gente parla, vuole comunque sapere, cerca verità vere o presunte, spesso lontane dalla realtà e allora si svelano i mostri. Così proprio dall’incertezza sulle due ultime scelte tecniche credo sia nato tutto il pathos legato ai due anni di Stroppa al Foggia, al dualismo tutto “social” con De Zerbi. Sul suo ingaggio improvviso nell’agosto del 2016 e sull’altrettanto suo inaspettato recente addio ne abbiamo sentite di cotte e di crude. Allo stadio come al bar, si sono sprecate versioni, indiscrezioni, testimonianze più o meno dirette. Domenica sera si è aggiunta anche la stizzita versione del diretto interessato. Sarà quella vera, quella definitiva? L’incertezza difficilmente porta alla verità e se fai andare le voci in libertà l’opinione pubblica finisce per scegliere un bersaglio, il capro espiatorio, e su quello spara tutte le sue cartucce. Adesso sparare su Stroppa è anche troppo facile, io l’ho fatto in tempi non sospetti perchè l’ho sempre considerato un usurpatore, l’uomo che aveva sostituito “la luce”, che aveva osato mettere fuori rosa Sarno. Adesso che invece sarei in buona compagnia non riesco a portare rancore verso questo ragazzo triste che lasciandoci mentre sembrava che ci crollasse il mondo addosso non avrà probabilmente dimostrato di essere un eroe, un condottiero sprezzante del pericolo, ma si è svelato per essere quello che in fondo siamo tutti, semplicemente un uomo con pregi e difetti, con poche certezze e molte paure. Un uomo che probabilmente ci ha voluto bene senza che forse ce ne accorgessimo, un allenatore al quale dobbiamo comunque dire grazie lasciando che prenda in pace la sua nuova strada, ormai lontano da i nostri cuori e dai nostri colori.
Francesco Bacchieri – www.ilfoggia.com