Vogliamo sentirci fieri di essere foggiani. Quando il calcio può salvare una città

Vogliamo sentirci fieri di essere foggiani. Quando il calcio può salvare una città

Il sole sussurra le prime voci ad un nuovo giorno. Sono le 5:00 di un banale mercoledì, o meglio, così sembra. È uno di quei giorni che vorresti passasse subito, perché poi si è più vicini al fine settimana. Perché poi, il coprifuoco arriva un’ora più tardi e allora, puoi ritornare a fare due risate con qualche amico che non vedi da tempo.

I rumori delle auto dei soliti mattinieri spezzano quella quiete che ha accompagnato l’alba di una nuova era. Sì, perché oggi per Foggia e i foggiani inizia una nuova era. È così strano, quanto curioso, il legame che intercorre tra il calcio e il tessuto sociale di una comunità frastornata dai fatti di cronaca che gettano sempre più nell’oblio un’immagine che sembra quasi non esserci più.

La mezzanotte ha lasciato alle spalle un’era politica ormai al tracollo, aprendo le porte a quella che potrebbe essere una grande impresa sportiva. Ancora una volta, potrebbe essere lo sport a salvare l’immagine di Foggia e dei foggiani.

Questo pomeriggio alle 17:45 undici maglie rossonere sfideranno undici maglie biancorosse. Bari-Foggia non è un derby, è molto più. A tutti voi che questo pomeriggio indosserete i colori sociali della nostra città, onorateli. Ognuno di noi che sarà davanti alla tv vi invidierà.

Siamo foggiani e nasciamo con la consapevolezza di avere contro di noi parte del mondo. Perché “sei terrone”, perché “dove vivi c’è la mafia”, perché “è inutile che studi, tanto non troverai mai lavoro”, perché “fai prima che vai al nord”, perché “Ultim’ora, Foggia: esplode un’altra bomba”.

Siamo foggiani e nonostante queste frasi che provano a spegnere i nostri sogni, noi non molliamo mai. Noi andiamo avanti, non cambiamo idea. Anzi, più è difficile la sfida e più ci piace. Siamo foggiani perché con i sogni in tasca sogniamo Las Vegas ma alla fine per noi Foggia resta la prima scelta. Quando dici di essere figlio di Foggia, il pensiero va subito a: Padre Pio, Pio e Amedeo e il Foggia di Zeman. Già, il Foggia di Zeman…

A tutti coloro che oggi scenderanno sul prato verde del San Nicola, non dimenticate che siete molto più di semplici calciatori, siete la perfetta congiunzione tra due mondi uniti da un unico ma sottile legame: la voglia di gioire ancora, e ancora. Perché se la politica ha distrutto un collettivo, il calcio va oltre. Vincere un derby come quello col Bari, cambierebbe il momento di un’intera comunità. Loro sono più forti, ma noi possiamo essere più bravi. Fateci sentire fieri di essere foggiani, ne abbiamo bisogno.

Come direbbe Al Pacino, in questa squadra si combatte per un centimetro, in questa squadra ci massacriamo di fatica noi stessi e tutti quelli intorno a noi per un centimetro, ci difendiamo con le unghie e con i denti per un centimetro, perché sappiamo che quando andremo a sommare tutti quei centimetri il totale allora farà la differenza tra la vittoria e la sconfitta, la differenza fra vivere e morire. Siate disposti a morire per questa maglia, per questi due colori che si abbracciano, il rosso ed il nero. Perché in ogni scontro è colui il quale è disposto a morire che guadagnerà un centimetro, e io so che se potrò avere una esistenza appagante sarà perché sono disposto ancora a battermi e a morire per quel centimetro. La nostra vita è tutta lì, in questo consiste. In quei 10 centimetri davanti alla faccia, ma io non posso obbligarvi a lottare. Dovete guardare il compagno che avete accanto, guardarlo negli occhi, io scommetto che vedrete un uomo determinato a guadagnare terreno con voi, che vi troverete un uomo che si sacrificherà volentieri per questa squadra, consapevole del fatto che quando sarà il momento voi farete lo stesso per lui.

Noi siamo i satanelli, in lungo e in largo abbiamo dominato. E tu che oggi scenderai in campo, non dimenticarlo mai, perché ora più che mai questa gente ha bisogno di gioire, anche grazie ad una pallone che gonfia la rete…

Daniel Miulli