Conte nel “macello” Tottenham, cinque mesi dopo. Reale convinzione o assenza di alternative?
Antonio Conte al Tottenham alla fine si fa, con cinque mesi di ritardo. E, a proposito di ritardo, con una squadra in caduta libera dopo l’inizio promettente. Il campionato è compromesso, la Champions ancora alla portata, distante 5 lunghezze. Scenario che poteva essere diverso se il tecnico salentino avesse accettato la corte di Paratici a giugno. Dopo due anni intensi all’Inter tutto lasciava presagire un anno sabbatico. Perplessità sulla competitività della squadra e soprattutto speranze di trovare una sistemazione migliore, magari in corsa. Tra le big il Real Madrid ha optato per l’usato sicuro Ancelotti, il Barcellona cercava altri profili, con uno stile di gioco più affine alla filosofia blaugrana. Con il Manchester United a schiantare il Tottenham, la panchina dei red devils si è consolidata. E il cerchio, a novembre, si è ristretto agli Spurs. Gli servirà una buona dose di fortuna in un club che, come dichiarato da una leggenda dei londinesi come Lineker, è diventata un “macello”. Dall’addio di Pochettino il Tottenham non ha trovato pace e anche un mostro sacro come José Mourinho ne è uscito con le ossa rotte, dopo 516 giorni. L’ultima volta che Conte entrava in corsa era nel 2009, all’Atalanta. Finì con un esonero. A oggi però è uno dei pochi che possono dare la scossa ai londinesi, altrimenti destinati a un anno di mediocrità.
Gaetano Mocciaro