Catania, Dg Lo Monaco: “Rigoli resta, su Di Grazia gran fermento. Più rispetto per la Lega Pro. A Messina zero risposte, Napoli un tuffo al cuore. E il vero derby…”
Nonostante la penalizzazione, il Catania ha voglia di tornare in alto. Gli etnei, che devono scontare un pesante “meno 7” in classifica, si trovano attualmente in zona play-out, a quattro punti dai play-off. Sul campo non brillantissimi, i siciliani devono far fronte anche ad alcune problematiche societarie di lungo corso. TuttoLegaPro.com ha voluto fare il punto della situazione in casa catanese intervistando in esclusiva il direttore generale Pietro Lo Monaco.
Dopo tanti anni e una felice esperienza in massima serie, è tornato alle falde dell’Etna. Che situazione ha ritrovato?
“Il Catania appena tre anni fa era in Serie A. Poi è stato attraversato non da uno ma da più cicloni. La situazione generale quattro mesi fa era abbastanza critica: quando sono arrivato io, c’è stato l’impegno da parte della proprietà di voler riportare il calcio a certi livelli e questo non si poteva pensare di farlo senza un risanamento. La proprietà ha dato corso a quest’opera di risanamento, è stata ridotta la situazione debitoria ma, chiaramente, ancora esiste. La voglia di ripresa c’è: abbiamo ridimensionato le perdite, abbiam rispettato tutte le scadenze della Lega. C’è voglia di sistemare le cose dopo alcune scelte in passato che hanno portato a queste difficoltà. Tutto il nostro movimento vive un clima di ripresa fondato sui giovani: le squadre giovanili stazionano nei quartieri alti delle rispettive classifiche mentre in prima squadra vi sono numerosi giovani di gran valore: Di Grazia è classe ’96, Barisic e Parisi sono del 1995, Fornito e Nava del 1994, in porta ci siam affidati a un classe ’91, Pisseri, fin qui stabilmente tra i migliori. La nostra politica è questa: tutti questi ragazzi hanno contratti pluriennali, la volontà della società è quella di credere nei giovani di qualità perché si guarda al futuro”.
A proposito di Di Grazia, in questi giorni sembra che mezza Serie A voglia il vostro attaccante: al momento è stato accostato a Milan, Chievo, Crotone e Sassuolo.
“Sul ragazzo c’è veramente un grande fermento. Ne prendiamo piacevolmente atto ma lui deve pensare a giocare, a crescere e portare avanti il suo processo di miglioramento senza farsi condizionare da nulla”.
Nella sfortuna, forse, avete avuto un po’ di fortuna: per la prima volta ai play-off si qualificheranno ben 10 squadre per girone.
“E’ chiaro che l’handicap dei sette punti è mostruoso: è pesato e pesa ma noi procediamo. Questa riforma, in qualche modo, ci rende il compito meno proibitivo. Il Catania può raggiungere i play-off, l’obiettivo dichiarato è quello. Da lì, poi, ci giocheremo il tutto per tutto”.
Da alcune settimane mister Rigoli sembra essere sulla graticola…
“Mai abbiamo pensato a una cosa del genere. Andiamo avanti e non rinneghiamo il nostro percorso”.
Vista la penalizzazione e i risultati altalenanti, il rischio nervosismo sembra in agguato. Basti pensare alla squalifica di Russotto per aver inveito dopo esser stato sorteggiato per un controllo antidoping…
“Il nervosismo da parte nostra non c’è sicuramente. Se Russotto ha dato in escandescenze per un nonnulla evidentemente ciò ha a che fare con un suo momento personale. Perché quello che è venuto meno, rispetto a quelle che sono le sue potenzialità, è il settore avanzato. Se l’attacco avesse risposto nella maniera adeguata penso che il Catania avrebbe ben altra classifica. E’ innegabile che gente come Paolucci, Calil, Russotto e Piscitella può e deve dare di più. Senza voler mancare di rispetto ai miei giocatori, credo che un uomo decisivo là davanti avrebbe significato tanto. Oggi a noi manca un realizzatore che sia in grado di garantire alla squadra un certo numero di gol che, di conseguenza, garantirebbero un certo numero di punti. Per il resto credo che il Catania non abbia niente da invidiare a nessuno”.
E’ stato un sostenitore attivo dell’attuale presidente della Lega Pro, Gabriele Gravina, nella passata elezione. Come reputa quest’anno di governance?
“Gravina ha sicuramente le qualità per dare un impulso nuovo alla Lega Pro. Oggi il movimento della terza serie è diventato di spessore anche grazie alla presenza di centri importanti e credo che sia gestito nella maniera giusta da un uomo che, in tanti anni, ha dato tanto al calcio. Sono fiducioso: può sicuramente aggiungere qualcosa a questo campionato che ha la necessità di essere rivisitato e rivisto perché è un campionato di spessore. Ci sono squadre con abbonamenti e presenze allo stadio maggiori di tante squadre di Serie A: limitandomi al nostro girone, penso a noi, al Lecce, al Foggia e anche al Taranto. E’ un fatto innegabile e non ci si può nascondere dietro un dito: la Serie C è un movimento grosso che va rispettato.
Crede che siano troppe 60 squadre in terza serie?
“Non soltanto la Lega Pro, ma l’intero mondo professionistico non sopporta tutte queste squadre. Il sistema non riesce a farcela: con i tempi e i modi giusti bisogna effettuare una riforma. Ma deve essere di carattere generale, a cascata, che coinvolge tutto il sistema. Meno squadre significa avere più disponibilità e mezzi per migliorare”.
Cosa pensa che manchi al calcio italiano?
“Le strutture per far crescere i propri vivai: tante squadre di Serie A, ad esempio, si sognano centri come quello di Torre del Grifo. Se una “piccola” di Serie A, a suo tempo, ha potuto fare una cosa del genere, non oso pensare cosa possano fare le big del nostro campionato. Bisogna cambiare la cultura: Napoli, una squadra in Champions League che lotta per le prime posizioni in campionato, non ha un centro sportivo all’altezza: questo è un tuffo al cuore.
Torre del Grifo, invece, ha un’univocità che lo rende speciale, dato che è aperto alla gente, non è utile solo per i nostri tesserati: nelle strutture interne abbiam ben 4500 iscritti, c’è un grande movimento”.
Quest’anno sul suo cammino ha ritrovato il Messina, sua ex squadra…
“Abbiam fatto due campionati con due primi posti, portando la squadra dall’inferno dei dilettanti alla Lega Pro unica. Il tutto avendo una risposta zero da parte della città. Purtroppo lì il calcio non è recepito nel modo giusto: promesse tante ma nessuno le mantiene”.
Proprio prima dei derby con Messina e Akragas hanno fatto discutere alcune sue dichiarazioni sul fatto che, contro giallorossi e agrigentini, non si tratti di veri derby. Tanti tifosi avversari hanno pensato volesse snobbarli…
“Ho detto solo una grande verità: il derby vero, per la gente di Catania, è contro il Palermo mentre per un messinese il derby sentito è quello con la Reggina. Se poi ci vogliamo inventare rivalità, questo è un altro paio di maniche. Se poi dobbiamo chiamarli derby solo perché giocano tra di loro due squadre isolane, allora chiamiamoli derby. Ma dal punto di vista del sentimento delle tifoserie le cose sono diverse. E questo lo dico senza voler snobbare nessuno, sia chiaro”.
Nonostante le note vicende societarie e l’attuale classifica, i tifosi etnei rimangono i più numerosi in Lega Pro dopo Parma, Lecce e Foggia, squadre nei quartieri alti della classifica.
“I nostri tifosi da sempre sono stati generosi: hanno seguito la squadra fino a ora e continueranno a seguirla. E se la stessa squadra dovesse rispondere nella maniera giusta, potrebbero anche essere più numerosi di adesso”.
Capitolo cessione. Tante le cordate accostate al club etneo: cosa c’era di vero?
“A parte i messicani non abbiamo mai visto acquirenti che avessero seriamente intenzione di acquisire la società. Al momento la proprietà, ossia la holding Finaria, è l’unica a mettere mani al portafoglio facendo l’impossibile: è un dato di fatto incontrovertibile”.
Fonte: www.tuttolegapro.com – Sebastin Donzella