Dietro la lavagna: parlare come si pensa o pensare come parlare
“Tu vuò fa l’americano”, cantava Renato Carosone tanti anni fa. In questi ultimi tempi sembra che il calcio italiano stia iniziando a diventare appetibile agli occhi degli stranieri, il che non è per niente negativo. Dopo gli americani a Roma, Thohir all’Inter, è la volta di Joe Tacopina – fisico invidiabile per l’età che ha, almeno finchè non inizierà a conoscere le prelibatezze della cucina italiana – a Bologna.
In Lega Pro le uniche società gestite da stranieri sono Pavia (un gruppo cinese) e Venezia, dai russi. Non vogliamo spegnere i facili entusiasmi, ma finchè non si toglieranno i tanti lacci che imbrigliano i club per gli stadi di proprietà, giusto per dire il problema maggiore, saranno mosche bianche in un ambiente che rimane comunque provinciale.
Tornando al mondo della Lega Pro, vi presentiamo il nuovo appuntamento con i “Dietro la lavagna”, la rubrica del mercoledì mattina – giorno della settimana dedicato in prevalenza alle doppie sedute di allenamento – che punisce in maniera ironica e velenosa i protagonisti in negativo dell’ultima giornata di campionato.
> Antonio Vacca (Catanzaro):
Prima di scrivere su di lui siamo andati nuovamente a vederci e sentirci le dichiarazioni (visibili da chiunque su youtube) rese da Antonio Vacca dopo il derby perso contro la Vigor Lamezia (2-1) settimana scorsa. C’era già tanto materiale, ma le sue dichiarazioni rese sabato in esclusiva a TuttoLegaPro.com sono la classica pezza peggiore del buco.
Le parole di Vacca in sala stampa erano di una chiarezza sibillina: “Perso contro una squadra di morti”. Salvo correggere sabato: “quelle parole erano rivolte a noi stessi”.
Comprendiamo che il ragazzo in qualche modo debba aggiustare il tiro, ma è talmente pacchiano il modo in cui ha gestito le sue parole e i suoi pensieri, arrivando a collezionare un’altra pessima figura. La seconda dopo aver insultato gli avversari.
Non è la prima volta che Vacca sale agli onori della cronaca per dichiarazioni di pessimo gusto. Era già successo in occasione di Benevento-Catanzaro della scorsa stagione.
Esiste un’età per fare le cazzate – Vacca a ventiquattro anni l’ha superata da un bel pezzo – e una per iniziare a pensare che bisogna indossare i panni dell’uomo.
Il confine, vista la sua età, deve averlo superato da un pezzo. Visto il suo continuare a cadere in queste gaffe da “guappo di quartiere” appare chiaro che Vacca ancora non l’ha superato. Magari nessuno gliel’ha mai insegnato.
Non spetta a TuttoLegaPro.com dare patenti di maturità – facciamo altro per fortuna -, però dopo quelle dichiarazioni e la seguente toppa nell’intervista concessa ai nostri microfoni, risulta chiaro che Antonio Vacca confonda la parola “sportività”.
Il Catanzaro come società non ha espresso – almeno ufficialmente – alcuna dichiarazione sull’accaduto. In molti hanno letto una caduta di stile del club presieduto da Giuseppe Cosentino.
Conoscendo la signorilità dell’imprenditore calabrese – attualmente in Cina per lavoro -, non appena tornerà in Italia, tra le prime cose che farà, sarà quello di scusarsi con la società della Vigor Lamezia.
UN BUON SILENZIO NON FU MAI SCRITTO
> Supercoppa italiana calcio a 5 non vedenti:
Pensavamo che le cose vergognose riguardassero solo chi ha una vita per così dire “normale”, invece anche i non vedenti (ciechi è bruttissimo come termine) hanno le loro piccole frustrazioni che intendono sfogare su un campo di calcio.
Bisogna dire che in questo paese ormai tutto è vissuto come fosse un manto erboso e il contendere è vissuto come una battaglia.
Domenica si è disputata la finale di Supercoppa italiana di calcio a cinque per non vedenti, disputata a Lecce nel centro sportivo “Kolbe”, tra Ascus Lecce e Ads Roma.
Falli e reazioni hanno condito un incontro di calcio che metteva di fronte squadre di giocatori non vedenti. Eppure l’ira come si dice sempre “acceca” chiunque e la tensione agonistica ha giocato brutti scherzi ai protagonisti in campo.
Dopo un espulsione per un giocatore della Ads Roma nel primo tempo, nella ripresa si è sfiorata la rissa dopo che l’arbitro ha estratto il cartellino rosso per un componente a testa di entrambe le formazioni. Le panchine e gli accompagnatori, invece di calmare le acque sembrava che non aspettassero altro per poter sfogare una tensione che serpeggia nei più banali rapporti interpersonali quotidiani, figurarsi se si sono lasciati scappare l’occasione di mettersi in mostra. Seppure nel modo sbagliato.
PUNTO DI NON RITORNO
> Barletta:
Si discute spesso negli ultimi tempi che i gol arrivano con percentuali intorno al venti per cento, su calcio da fermo. La prova che questo è vero l’abbiamo avuta domenica allo stadio “Pinto” di Caserta. La squadra di Angelo Gregucci affrontava il Barletta di mister Marco Sesia. Incontro divertente per chi l’ha vissuto sugli spalti, un po’ meno per i tifosi pugliesi che hanno visto la loro squadra perdere per due dormite colossali del reparto arretrato su entrambi i gol. Arrivati, guardacaso, su calcio da fermo.
Il primo gol è un inno all’instabilità. Cissé arriva da dietro su un calcio d’angolo da destra. Sesia avrà il suo bel daffare per capire chi doveva marcare l’attaccante di colore dei rossoblù e come abbia fatto a impattare il pallone in perfetta solitudine.
Stesso leit motiv sul secondo gol dei campani. Stavolta è un calcio di punizione a mandare a gambe all’aria la prodezza di Palazzolo su assist al bacio di Floriano che riportava i biancorossi sull’1-1. La torre in area di Antonazzo (in area da solo!) per la zuccata vincente (sempre da solo!) di Idda.
TEMPO LIBERO