Giro di vite su iscrizioni e ripescaggi: tante vittime, dentro solo chi paga

Voglio fare una similitudine. Il calcio come un gioco di stagioni. L’allegria della fioritura primaverile. Il caldo dell’estate, l’entusiasmo del fisico abbronzato, la movida della notte, i divertimenti. In autunno cadono le foglie, i viali sono ricoperti di foglie ingiallite, gli alberi diventano “nudi”, ci si appassisce.

Uno scenario che calza a pennello con la situazione attuale di molte Società della serie C e non soltanto. Si è allegri finchè si va in campo a giocarsi il campionato. Durante l’estate ci si illude, troppo spesso, su programmi vincenti e su incassi faraonici. L’inizio dell’autunno riporta con i piedi a terra. Tutti.

Al cadere delle foglie iniziano le preoccupazioni dei pagamenti. Bisogna saper affrontare e, soprattutto, risolvere i problemi legati alla gestione. L’incombenza del denaro fa sfiorire gli entusiasmi.

L’imprenditore fa calcio per volontariato. Pensasse che ci deve anche guadagnare sarebbe un folle. L’imprenditore investe su due obbiettivi. Quello passionale del risultato sportivo. Quello della visibilità che gli viene offerta sul territorio. Arriva però, per tutti, il giorno in cui ci si deve confrontare con la realtà. La dura legge dettata dal portafogli.

Famiglie illustri ne sanno qualcosa. Franco Sensi sperperò una fortuna per la Roma. Moratti ha compreso che non è più cosa e si è messo da parte. Berlusconi sta scendendo dal posto di guida, vuole “diventare”  semplice passeggero. E parlo di grandi, club leader a livello europeo, che dico, mondiale.

Immaginarsi cosa vuol dire affrontare le criticità della serie C. Le società hanno condiviso le restrizioni regolamentari assunte dalla governance Gravina. Una su tutte. Quale esempio. Il controllo mensile delle retribuzioni ai tesserati, ai tecnici, ai collaboratori della gestione sportiva. Le reazioni ricevute fanno emergere che in pochi hanno compreso l’importanza di tale decisione.

Il sistema pretende una selezione naturale. Una selezione necessaria. Indispensabile. I soggetti che non sono capaci di gestire si elimineranno da soli. Nella stagione che sta iniziando (2016/17) riscontreremo che ci sono club che verranno ancora penalizzati. Chi per irregolarità e ritardi all’atto dell’iscrizione. Chi per ritardi accusati nel pagamento di stipendi e contributi. Non potremo ancora meravigliarci dei 3 o 4 punti di sanzione. Per questi sarà l’ultima possibilità di mandare in campo la propria squadra. Gli esempi del Rimini, del Pavia, del Martina non potranno più verificarsi. Il Lanciano che per un anno intero non paga i contributi non ha il diritto di giocarsi la salvezza a danno del Livorno (mi perdonino i tifosi abruzzesi, nulla contro di loro, tutt’altro). Chi si trova in affanno anche a reperire i 45 mila euro da allegare alla domanda di iscrizione, come può pensare di essere in grado di fronteggiare gli impegni derivanti dalla gestione di un campionato?

Sono considerazioni realistiche. La politica del poi si pensa deve essere accantonata. Una sana gestione di categoria prevede un accollo di costi per circa 2,5 milioni annui. Chi non ci arriva con i ricavi, chi vuol giocare tra i professionisti, non può pensare di risolvere il problema con lo “zainetto” che accompagna qualche figlio di papà. Con gli introiti reperiti da qualche allenatore sponsorizzato. Con qualche direttore o consulente di mercato che dichiara di saper reperire “sostanze” nel corso del campionato.

Le nuove regole introdotte da Gabriele Gravina servono per far capire chi ce la può fare e chi no. Si tratta di un messaggio solo apparentemente negativo. Il ripristino del format a 60 squadre non impone che, in carenza di organico, ci si debba andare a ficcare in un ginepraio. Obbligatoriamente. Non sarebbe moralmente corretto. Per potenziare la struttura occorrono solidità economica ed equilibrio finanziario, nel rispetto di una corretta politica di sistema che opera per migliorare la categoria. Il tifoso finanzia la propria squadra con le presenze, quando paga il biglietto e l’abbonamento. Le collette di borgata lasciano sempre feriti in terra. Quella dei club tedeschi o spagnoli è una mentalità che ancora non ci appartiene.

Mi sento in dovere di fare un grande plauso al sindaco di Carrara. Sta salvando lo sport professionistico nella sua città. Ha profuso impegno e sacrificio. Da uomo di calcio mi permetto di dare un consiglio a Angelo Zubbiani. Sindaco non vanifichi il grande risultato da lei ottenuto. Consegni la Società in mani solide, verifichi il passato sportivo di chi si propone di tenderle una mano ferma, solida e solvibile. Non vorrei scoprisse che si tratta soltanto di apparenza.

Luglio sarà per molti un mese impossibile. Il Consiglio Federale del 19 potrebbe aprire scenari inaspettati. Parleremo di ripescaggi senza per questo mai annoiarci. Dieci posti sembrano già disponibili. Tra le retrocesse si stanno candidando Lupa Roma, Lupa Castelli, Cuneo e Melfi. Tra le Società meglio classificate ai play off di serie D si sono fatte avanti Lecco, Fano, Cavese, Fondi, Olbia, Forlì. Ci sta facendo un pensierino anche Aniello Aliberti, ex “pres” della Salernitana ora patron del Campobasso. Se trova soci bene altrimenti vira su un buon campionato di quarta serie.

Sono tutte posizioni che andranno vagliate per solidità economica ed infrastrutture a norma. Saltasse qualcuno sono pronte ad inserirsi Vibonese, la solidità finanziaria del suo presidente è conosciuta, Reggina, Grosseto e Taranto, ognuna con qualche piccolo nodo da sciogliere però. Da ultimo ha dichiarato che vuole fare domanda di ripescaggio anche il presidente dell’Albinoleffe, Andreoletti. A norma non ne avrebbe diritto, essendo già stato ripescato lo scorso anno, ma lui ritiene che difficilmente si potrà arrivare a coprire il format.

Luglio è ancora il mese della abbronzatura, delle feste, della movida spensierata. Delle promesse e degli amori facili. Dello scirocco. Le preoccupazioni, serie, arrivano quando le foglie cadono ingiallite.

…à bientot!

Fonte: www.tuttolegapro.com

Categoria: Serie C