Il Governo sfiducia il “magno” Claudio. Lega Pro: l’inutile Assemblea dei “voltagabbana”
Pollice verso per il “magno” Claudio. Il gruppo dei presidenti coraggiosi, della terza serie, quelli guidati da Gabriele Gravina, Francesco Ghirelli e dal presidente del Prato Paolo Toccafondi, ha un grande merito. Ha rotto un fronte. Sono riusciti, loro, a porre la lente d’ ingrandimento sulle problematiche, notevoli, del calcio nazionale. A tutti i livelli. Sono riusciti ad attirare l’ attenzione del Governo, che è intervenuto sulle vicende attinenti la gestione globale di quello sport. Nel rispetto anche di quei finanziamenti pubblici, che il mondo del pallone riceve attraverso il Coni.
Il calcio italiano necessita, certamente, di un piano di riforme. Ponderato e condiviso da tutte le componenti del “Palazzo”. Evitando metodi assolutistici, arroganti e prosopopeici che, sino a ieri, qualcuno voleva imporre al sistema. Metodi da regime che non debbono e non possono appartenere a questo ambiente.
Claudio Lotito, in delirio di potere, arriva quindi a pagare dazio (incombono su di lui indagini sportive ed altro). Il tentativo di privilegiare la componente del denaro, a danno del risultato agonistico decretato dal “campo”, ha dell’ assurdo. Organizzi per se stesso, ove ne sia capace, un torneo basato sui suoi principi. Ma, per cortesia, lasci agli italiani il piacere di assistere al campionato dei “campanili”. Quello che ha visto il Cagliari ed il Verona vincere lo scudetto ed il Cittadella consolidarsi nella disputa di onorati tornei in cadetteria.
Nel “tritatutto” del “magno” Claudio sono finiti in tanti. Beretta a zero tondo, Macalli che va a casa da solo, gli arbitri, Farina, Abodi che sarebbe “un cr….o”, sono solo degli esempi. Tutti fingono, pubblicamente, di non raccogliere. Di minimizzare. I suoi sodali nella vicenda di “quella” registrazione telefonica cercano (miseri) di conferire più importanza al filo di paglia che alla trave. Criticabile quanto si vuole il metodo usato da Pino Iodice, ma le asserzioni di Lotito, in quel contesto, sono da panico. Evidenziano la volontà perversa di stravolgere il sistema. In campo e fuori. In parole povere si dovrebbe giocare solo per il denaro. Il progetto perverso, di una mente diabolica, che, evidentemente, prende il via nelle pieghe della campagna elettorale alla presidenza federale.
Nel contesto va reso merito allo stesso Tavecchio di aver preso le distanze dal suo grande, ma ormai indifendibile, elettore. Al di là di qualche gaffe e di qualche scivolone sulle banane, il buon Carlo, al momento opportuno, ha saputo metterci la faccia, dimostrando più carattere e temperamento di quanto non ci si potesse immaginare.
Con il “magno” Claudio svuotato del suo ruolo istituzionale, in seno alla Federcalcio, emergono una serie di quesiti in relazione alle vicende della Lega Pro che lo hanno visto coinvolto.
Il succedersi degli avvenimenti quotidiani ha dimostrato che l’Assemblea delle Società di Lega Pro di lunedì scorso, quella dei “voltagabbana”, ha sortito un solo risultato. L’unico ad uscirne sconfitto è stato il calcio. Ora che il presidente della Lazio non è più il titolare della delega alle riforme, cambiano, inevitabilmente, gli scenari. Viene da chiedersi se le promesse distribuite dallo stesso, a destra ed a manca, nel sostenere la governance Macalli potranno mai essere mantenute. Se la voce del “magno” Claudio potrà ancora incidere significativamente a tutti i tavoli ed in tutti i “palazzi”. La necessità di ricorrere nuovamente alla chiama, per stabilire se il ragioniere cremasco goda, come si è voluto far credere, della effettiva fiducia delle Società in organico, appare, ora più che mai, indispensabile.
Tavecchio si è scrollato di dosso, con un solo colpo, Tutor e passato. Il Consiglio Federale torna ad essere l’ organo sovrano nella scelta delle future strategie del “palazzo”. Macalli deve dimostrare di non avere padrini (dice, lui, di aver rifiutato il tutor) e di non avere la necessità di ricorrere a badanti e “pannoloni”. Si accantoni, definitivamente, quell’ idea peregrina della terza serie a 36 squadre.
L’auspicio finale è che l’intervento del Ministro Graziano Delrio, in rappresentanza del Governo italiano, non sia fine a se stesso, ma si identifichi, con continuità, nel controllo. Per la tutela del patrimonio che rappresenta il calcio nel panorama economico della Nazione. Anche quello delle Società di terza serie.
Un timore a tal proposito?
Si, perché bisogna fare un distinguo. Un conto è parlare di Federcalcio ed altro di Lega di Serie A. Il denaro, il tanto denaro che muove il calcio, è in mano alla serie maggiore, che determina. Claudio Lotito, di quella Lega, è l’ espressione. E lui, per quel titolo, sarà sempre presente in via Allegri. In Consiglio come al tavolo del Comitato di presidenza.
Chiedo venia per il sospetto. Vuole solo essere un messaggio ai naviganti.
A pensar male è peccato, ma alle volte…..