Incoerenti e ipocriti: contestano Macalli ma non si ribellano al calcioscommesse e all’oscena giustizia sportiva

Incoerenti e ipocriti: contestano Macalli ma non si ribellano al calcioscommesse e all’oscena giustizia sportiva

 

Perché guardi la pagliuzza che è nell’occhio del tuo fratello, ma non consideri la trave che è nel tuo occhio?”. Un paio di millenni fa, Gesù pronunciava questa frase ai propri discepoli, invitandoli a pensare prima ai propri difetti e poi, eventualmente, a quelli altrui. Principio utile in qualunque campo della vita quotidiana e, lungi dal voler essere blasfemi, applicabile anche al calcio.

Per mesi ci siamo sorbiti i botta e risposta di questo e quel dirigente/presidente verso i vertici della Lega Pro, Macalli in primis. Una valanga di noiosissimi discorsi su bilanci, sfiducie, reintegri e mille altri giochetti politico/economici vari, dei quali non frega niente a nessun tifoso.
Va premesso che il lavoro dell’attuale management della Lega Pro non è certo ineccepibile. Due esempi su tutti: il caso-Pergocrema (nel quale la tutt’altro che chiara posizione di Macalli l’ha portato a 6 mesi di inibizione) e il licenziamento di Ghirelli, giudicato illegittimo dal Tribunale del Lavoro di Firenze. Ogni critica è quindi legittima e comprensibile.

Sembra però quantomeno comico che le critiche a Macalli & C arrivino da gente che, per esempio, ha chiuso un occhio, anzi due, di fronte al calcioscommesse. Alcuni che si facevano in quattro per dimostrare l’inadeguatezza delle alte sfere della Lega Pro sono poi finiti coinvolti, direttamente o indirettamente, nelle recenti inchieste della Procura di Catanzaro. Molti altri, pur non avendo trattato combine, non si sono posti nessun problema quando le agenzie di scommesse smettevano (chissà perché) di quotare le loro partite. Lo rivelava un mesetto fa ai nostri microfoni Francesco Baranca, responsabile della Federbet, agenzia che si occupa di monitorare i flussi di scommesse. Diceva Baranca: “Il sintomo che qualcosa non va si ritrova nel fatto che nessun match nelle ultime partite è stato quotato. Eppure le società non si sono fatte venire dei dubbi dal fatto che nessuno aveva quotato le proprie gare?“. Come si può pretendere che la Lega aumenti gli introiti delle società quando poi molte delle società stesse non si adoperano per assicurare la regolarità delle loro partite? Senza credibilità, non ci sono introiti. Introiti legali, ovviamente.
(Un’altra frase pronunciata da Baranca – davvero interessante leggere ora quell’intervista… – mette però in evidenza anche le negligenze di Macalli nella prevenzione del calcioscommesse: “Il 4 giugno a Bruxelles al Parlamento Europeo avevamo avvisato la Lega Pro di un possibile ritorno del match fixing. La risposta di Macalli fu ‘Sono tutte stupidate’“. Un mese dopo quest’intervista, e nemmeno un anno dopo quell’avvertimento, ecco lo scandalo)

Capitolo 2 del libro “Le società di Lega Pro e l’ipocrisia”. Titolo: Giustizia sportiva. In questi anni stiamo assistendo a una vera e propria pagliacciata. A settembre il ripescaggio dell’Arezzo, avvenuto scandalosamente a campionato già iniziato; ora le griglie dei playout che cambiano pochi giorni prima delle partite. Gli organi preposti a giudicare i vari deferimenti e ricorsi si esprimono con una lentezza sempre più mastodontica e incommentabile. E le vittime, calciatori e società, che fanno? Chi è coinvolto direttamente alza la voce per qualche tempo, gli altri tacciono. Eppure anche loro potrebbero in futuro trovarsi nei panni di Messina, Gubbio, Savona e Forlì, i cui avversari sono cambiati poche ore prima dei playout. O peggio nei panni del Savoia, salvatosi sul campo e retrocesso d’ufficio. Perchè società e calciatori tacciono? Perchè la Lega Pro e l’AIC, che li rappresentano, non si ribellano a una giustizia che danneggia tutto il movimento? Perché nessuno prova davvero a fare una rivoluzione che sembra indispensabile? Si è scioperato per molto meno…

 

Categoria: Serie C