Per Lombardi dimissioni irrevocabili: “Farò solo da sponsor, il futuro della Casertana garantito almeno per un anno”
Ieri avevamo preannunciato la volontà del presidente della Casertana Giovanni Lombardi a non revocare le sue dimissioni. Nell’intervista rilasciata al collega Riccardo Marocco del Mattino, il patron disegna il quadro della situazione: «Venerdì ci sarà una riunione dei soci dove sarà designato il nuovo presidente, che non certo sarò io. Personalmente, infatti, mi sono sentito preso in giro dalle istituzioni per cui non m’interessa continuare a lavorare in queste condizioni. Considerate, infatti, che sono state approvate le nuove regole per i ripescaggi dove se non hai uno stadio omologato per una capienza di diecimila posti non puoi iscriverti al campionato di serie B, cosa che il Pinto non potrebbe certo assicurare». Il calcio a Casertana, quindi, è destinato a scomparire sin da ora? Lombardi, su questo punto, è meno apocalittico «Per la riunione di venerdì – dice – l’idea è quella di mantenere il titolo fino a maggio del prossimo anno, garantendo, quindi, la sopravvivenza della Casertana. Sarà formalizzata l’iscrizione con tanto di emissione della fideiussione bancaria. Ma, ripeto, non sono più interessato a fare calcio in una città che, di fatto, non ha uno stadio.
Si allestirà una squadra per conservare a Caserta il titolo di Lega Pro, anche se sono convinto che diversi giocatori da noi sotto contratto chiederanno, a questo punto di andare via. Ciò in attesa che arrivi qualcuno che faccia degli investimenti sulle strutture o, magari, che sia eletto un nuovo sindaco che favorirà questo tipo di operazione. Io, però, non farò più il presidente. Non voglio più mettere il naso in questi affari casertani». Parole pesanti che non darebbero adito a dubbi sulle effettive intenzioni dell’imprenditore originario di Capua, da tre anni al timone societario della Casertana. «Troveremo una soluzione – dice ancora Lombardi – affinché questa squadra sopravviva almeno per un altro anno. Di sicuro, però, non investirò i miei capitali per una squadra senza strutture e, di conseguenza, senza futuro. Ci siamo trovati a dover pagare settantamila euro di canone quando, per un anno, abbiamo sostenuto spese non di poco conto come la manutenzione del manto erboso, la pulizia dello stadio, degli spogliatoi e dei servizi igienici».