Lupa Roma, il grido del pres. Cerrai sullo stadio: “Se non sei Roma o Lazio non ti danno spazio. Il 30 giugno me ne andrò”
Grido d’allarme in casa Lupa Roma: ad oggi il club laziale rischia seriamente di scomparire il 30 giugno 2015 a causa del problema stadio (attualmente si gioca al “Quinto Ricci” di Aprilia, ndr). Una denuncia, arrivata nel post partita della gara casalinga persa per 4-0 contro la Salernitana, direttamente dalle parole del Presidente Alberto Cerrai, che non lascia spazio ad interpretazioni, come riporta una nota dell’ufficio stampa: “La questione stadio è un problema enorme che, ora come ora, risulta ancora irrisolto per quanto ci riguarda. Io non ho l’obiettivo di essere la terza squadra della capitale, la storia dice che avendo noi, nella passata stagione, vinto il campionato di Serie D ci siamo guadagnati l’accesso alla Lega Pro e siamo quindi la prima squadra dopo Roma e Lazio. Siamo anche l’unica squadra in Lega Pro dell’intera regione Lazio e questo dovrebbe far riflettere seriamente qualcun altro poiché l’abbiamo fatto nei crismi della legalità e della sportività. Io sono convinto che il calcio, che tutti vituperano ed offendono, sia ancora l’esempio di come, lavorando duro e bene, si possa fare qualcosa di positivo. Bisogna poi chiaramente darsi degli obiettivi raggiungibili senza fare voli pindarici ed io, fin qui, ho fatto esattamente questo: non sostengo e non sosterrò certamente di voler raggiungere la Serie A in tempi brevi perché vorrebbe significare prendere in giro la gente. Ho fatto quello che mi ero ripromesso raggiungendo la Lega Pro dall’Eccellenza in tre anni e questo è il mio grande orgoglio. Se poi qualcun altro di questa città arriverà in Lega Pro l’anno prossimo sarò soltanto felice: mi farò una trasferta in meno e ci sarà anche un derby che mi riempirà il cuore di gioia”.
“Il dramma è un altro – continua il Presidente – perché oggi, Alberto Cerrai, sta vivendo un enorme problema perché la gente dovrebbe capire, invece di venirmi contro, che ho bisogno di uno spazio che a Roma non esiste. Se non sei Roma e Lazio non ti danno spazio per fare calcio. Qualora un Presidente quest’anno vincesse la Serie D io andrei da lui a chiedergli: dove vai a giocare? In quale stadio? La risposta è che non avrebbe un campo. Una città come Roma non ha pensato di dotarsi di un campo idoneo per la Lega Pro. E la cosa assurda è che non l’ha dato neanche davanti ad un Presidente che era disposto a ristrutturare la Stella Polare a proprie spese, un campo che, per chi non lo sapesse, è di proprietà Comunale”.
Dal drammatico problema dello stadio al pensiero più generale sul mondo del calcio che sta facendo spegnere la passione di un uomo che vorrebbe soltanto fare sport: “Vivo di civiltà – afferma Cerrai – chi sbaglia è giusto che paghi. Facciamo le leggi e facciamole rispettare: questo è quello che pensa il Presidente Alberto Cerrai. Il sistema calcio mi sta disgustando: non bisogna controllare i bilanci ma la provenienza dei soldi che vengono messi nel calcio perché se i soldi immessi sono illegali, il sistema diventa illegale. Quello che oggi mi rimane nel cuore di questo che è stato definito il girone dell’Inferno è vedere questi tifosi applaudire e tifare: non hanno offeso nessuno. Lo sport nella Lupa Roma lo sto facendo come progetto sociale”.
Dalle parole ai fatti con la conclusione finale: “Alberto Cerrai probabilmente il 30 giugno se ne andrà dal calcio perché non trovo giusto che io debba combattere nella mia città per avere uno stadio. Io sono un cittadino che ha detto di voler fare uno sport senza pretendere nulla. Ho chiesto solamente di poter utilizzare un impianto, presente nel mio municipio, mettendolo a norma con i miei soldi, con fatture legali, con l’Iva e facendo un bando pubblico. In Italia però ad oggi questo non mi è stato possibile”.