Pagni: “Pronto a rimettermi in gioco, ma non mi svendo”
Chiusa l’avventura con il Chievo, Danilo Pagni è pronto per rimettersi in gioco e si confessa in esclusiva con TuttoLegaPro: “Ho avuto qualche incontro e a breve spero di raccoglierne i frutti. Le mie motivazioni sono sempre al massimo, ma soprattutto voglio ripartire con grande umiltà e tanto amore verso questo lavoro”.
BATTAGLIA LEGALE “Avevo un Co.Co.Pro con l’Arezzo, ma dall’Arezzo sono stato ingiustamente e pretestuosamente licenziato. Per questo ho citato la società toscana in giudizio. E ne ho ottenuto una vittoria importante che farà giurisprudenza sulla figura del direttore sportivo. Un successo dovuto sia al mio esemplare comportamento sia alla mia rettitudine e professionalità, ma anche grazie ai miei legali, gli avvocati Alessandro Benedetti, Maria Clara e Luigi Di Martino. Mentre ad Arezzo hanno cercato di mistificare la realtà”.
PIÙ “ZAINETTI”, MENO QUALITÀ “La figura del direttore sportivo è attualmente inflazionata e i presidenti si stanno avvalendo anche di allenatori, segretari e “figli di” con il famoso “zainetto”, che a volte è persino vuoto, attraverso vari escamotage. La nostra figura non è tutelata, ma questo successo giudiziario farà giurisprudenza. Oggi trovare lavoro non è facile, c’è molto clientelismo. E i risultati non sono di certo positivi”.
BASTA SVENDERSI “Noi direttori sportivi dobbiamo avere il coraggio di non accettare. Mi spiego meglio: dopo la scadenza naturale del mio contratto al Chievo, ho avuto dei colloqui. In cuor mio, al termine di uno di questi, ero tentato di accettare, ma bisogna avere la forza di capire se ne vale la pena. Dobbiamo avere il coraggio di sceglierci i presidenti. Io ho lavorato con Lotito, Campedelli, Lo Monaco, Barba, Blasi, Gambardella, ho avuto presidenti importanti, onesti e seri. Tutte queste caratteristiche fanno sì che un dirigente possa lavorare bene e diventare forte a sua volta. Non dobbiamo svenderci, invece c’è chi va gratis, c’è chi promette lo sponsor, c’è chi appalta. E dirò di più: il direttore sportivo deve essere un professionista monoreddito. E’ impossibile che al mattino uno stia, ad esempio, a scuola o in banca e al pomeriggio faccia il direttore sportivo. Bisogna battersi per questo. Ai miei colleghi consiglio di imparare a non sparlare di altri colleghi. Ai presidenti lancio una provocazione: istituiamo i concorsi! So che è utopia, ma è per far capire che deve lavorare chi ha i meriti, chi ha i titoli, chi è preparato, non il dopolavorista”.
PALMARES “E’ vero che ho avuto società solide e presidenti forti, ma il mio vero modus operandi lo conoscono in pochi: è solo per intenditori. Ho preso giocatori attraverso l’impiego degli incentivi all’esodo, ho preso giocatori alla ribalta dalla Serie D, ho rilanciato altri su cui non si sarebbe puntato perché venivano da annate non positive, se non addirittura catastrofiche, ho creduto in giocatori che non avevano mai fatto un certo tipo di categoria. E poi non sempre è stato tutto rose e fiori: mi è capitato anche di lavorare in posti dove non c’era la sede e il fax oppure costruendo la rosa ai primi di settembre e nonostante questo è arrivata la promozione. Insomma è vero che ho lavorato con grandi e patron e società forti, ma ho saputo gestirmi al meglio e solo chi ne capisce si rende conto del lavoro che c’è stato dietro. Ad Arezzo in soli tre mesi, tutti insieme, siamo riusciti a riportare la società nel professionismo”.
LEGA PRO OGGI “Lo sto seguendo insieme a due miei collaboratori, due match-analysts. Posso dire che due allenatori con cui ho lavorato, Gaetano Auteri (Matera, ndr) e Piero Braglia (Alessandria, ndr), la stanno facendo da padrone. Sono contento anche per l’amico Pino Rigoli, per la possibilità che gli è stata data di allenare il Catania. Per quanto riguarda il Girone A posso dire che vedo una Cremonese con rendimento più costante, mentre la Viterbese ha un presidente esperto come Camilli, che conosce a menadito la categoria e che in virtù di ciò arriverà fino in fondo. Per quanto riguarda il Girone B vedo un Pordenone che ha dimostrato tutta la sua forza economica e gestionale: in neroverde c’è poi un grande allenatore, Tedino, che in passato mi era stato segnalato e devo dare atto che fu un’ottima segnalazione. Gli faccio i miei complimenti. Vedo poi il Padova con qualche difficoltà iniziale, ma credo che riuscirà a superarle. A Venezia il ds Giorgio Perinetti è una certezza, mentre il Parma può e deve fare meglio. Infine nel Girone C c’è un lanciatissimo Lecce: ha una grande squadra e una grande società ma soprattutto un direttore sportivo molto serio come Meluso. E poi c’è il Matera di Auteri che si sta confermando come uno dei numeri uno. Lo conosco dai tempi di Gallipoli, quando lo scovai in Serie D: trovo sia un sacrilegio che non gli sia ancora stata data una possibilità seria di allenare in Serie B. Qui la sorpresa sarà il Monopoli, che ha un direttore sportivo molto preparato quale Mariotto”.
GIOVANI “In passato ho portato giovani che l’hanno fatta da padrone, ad esempio Strambelli, ora protagonista nel Matera di Auteri, io lo presi dal Bari di Conte. Poi Caccavallo (ora alla Salernitana in B, ndr) dal Lecce e Carretta (anch’egli al Matera, ndr) dal Gallipoli. Ma adesso non me la sento di fare nomi: questo piccolo tesoretto lo voglio tenere per me perché molte volte al riguardo mi sono sbilanciato troppo e mi hanno rubato le idee”.
GRAVINA “Aveva promesso la Lega Pro a 60 squadre ed è stato di parola. Siamo oltre a metà dell’opera. Adesso sarà importante tutelare il sistema e rilanciarlo. Sono partite le prime penalizzazioni, sono arrivati i primi deferimenti: mi auguro che con la stessa personalità e lo stesso carisma con cui ha garantito il format, riuscirà a rilanciare la Lega Pro”.