Foggia-Pisa, l’altalena del destino

Il calcio è quello sport magico che ti consente di vedere un campione d’Italia, d’Europa e del mondo come Gattuso festeggiare una promozione in Serie B, cantando emozionato a squarciagola insieme ai suoi tifosi.

Il calcio è quello sport magico che ti consente di ammirare una tranquilla nonnina pugliese, regina della cucina e angelo del focolare, festeggiare una promozione in Serie B, cantando emozionata a squarciagola insieme ai nipoti della sua città, tra i quali quelle due adorabili canaglie che tanto ci piacciono di Pio e Amedeo.

Il calcio, insomma, è quello sport magico che ti consente di ammirare due città che si prendono per il culo a distanza di un anno e di centinaia di chilometri.

A metà 2016 un Gattuso su di giri intonava con gioia “Il foggiano dov’è?“, sfottendo allegramente i satanelli dopo una finale incredibile fatta di bottigliate, veleni, risse e invasioni di campo.

Giusto un paio di settimane fa una nonnina foggiana, egualmente su di giri, insieme a migliaia di suoi concittadini (compreso il presidente della squadra della propria città), domandava con pari eleganza al signor Gattuso “Il pisano dov’è?“.

Una domanda lecita, dal momento che i rossoneri, dopo aver digerito una delle delusioni più cocenti della loro storia firmata Pisa, hanno disputato un’annata straordinaria, volando in Serie B senza troppi patemi, aiutati anche spiritualmente dal pellegrinaggio in estremo oriente di quei due folgorati di Pio e Amedeo.

Lecita, dicevamo, perché i pugliesi, in cadetteria, avrebbero volentieri ritrovato il nerazzurro della Torre pendente, in modo da farla pagare, sportivamente parlando, ai toscani e al loro trascinatore.

La vendetta, invece, è arrivata ieri sera: il Pisa, infatti, dopo solo una stagione piena di problemi societari, è retrocesso in Lega Pro con Gattuso che, dopo due anni, molto probabilmente non rimarrà alla guida del club.

Difficile sapere se e quando le due squadre si ritroveranno faccia a faccia. Quel che resta di tutta la vicenda è la delinquenziale bellezza della vecchia serie C che è riuscita a far odiare, sempre sportivamente parlando, due squadre che si erano sempre incontrate, nel secolo di gare precedente, nella massima tranquillità e con una certa indifferenza.

Sebastian Donzella – www.delinquentidelpallone.it