Sono veramente pochi quei tifosi che stanotte hanno preso sonno facilmente. Nella loro mente scorrevano le immagini di una beffa, dal palo di Mazzeo sino al gol dell’ex Rigione; in mezzo una serie di capovolgimenti di fronte con squadre che si allungavano, che erano mosse da una spiccata generosità ma che al tempo stesso cominciavano a mostrare segni di stanchezza per una gara intensa e vibrante.
Peccato per il Foggia, i 3 punti lo avrebbero proiettato in un’altra dimensione in classifica, avrebbero generato commenti diversi, avrebbero dato la giusta ricompensa a quei tifosi impagabili presenti al Manuzzi.
La squadra ancora una volta ha mostrato la sua seconda faccia, quella più brutta, quella che butta nel panico i suoi sostenitori, quella che ha una inspiegabile paura di vincere.
Si potrebbe parlare di singoli, di tattica, di sfortuna ma resta il fatto che, ad un certo punto della partita, anche ieri, si attiva un interruttore e la squadra, tutta la squadra si spegne e si consegna agli avversari.
“A piangere il morto sono lacrime perse” recita un saggio proverbio.
Per fortuna il calendario questa volta aiuta il Foggia: un paio di giorni per leccarsi le ferite e poi ci sarà la possibilità di riscatto: Stroppa dovrà fare i conti con l’infermeria ma questa volta servirà rivedere quella aggressività messa in campo con il Perugia, basterà vedere un centrocampo capace di qualche fallo tattico, sarà magari necessario spazzare qualche palla, affidarsi come tutti gli altri a qualche perdita di tempo per crampi o per la ripresa del gioco quando il risultato è già in saccoccia, insomma bisognerà sperare in un comportamento uniforme per tutti i 90 minuti rotto solo dalla furbizia di portare a casa il risultato
Poi chi meriterà lo dirà il campo ma questa volta magari senza regali.
Alberto Mangano – www.manganofoggia.it