Amava il reggae e volava tra i pali: oggi Franco Mancini avrebbe compiuto 50 anni. Il ricordo
Dici Franco Mancini e fai un nome importante, importantissimo, per il calcio pugliese. Un’icona degli anni ’90 e 2000 che ha lasciato un pezzo di cuore in molte delle piazze in cui è stato. Bisceglie, Foggia, Bari, Martina e Trani sono solo alcune delle tappe della sua carriera.
TRA REGGAE E PARATE, GLI INIZI E L’EXPLOIT DI FOGGIA – Amava il reggae e volava tra i pali, l’estremo difensore materano. Lui che ha sempre fatto dell’umiltà e della determinazione dei pilastri su cui costruire i suoi successi. Si parte dal 1985, dalla squadra della città dei sassi con cui colleziona 57 presenze. Quindi il passaggio al Bisceglie nel 1987, ma la sua permanenza coi neroazzurrostellati dura solo qualche mese. Perchè a chiamarlo è il Foggia del nuovo corso societario targato Casillo. Non gioca subito con continuità, è necessario attendere il ritorno in rossonero di Zdenek Zeman. Cosa che avviene nella stagione 1989/90, in Serie B. Nel campionato seguente arriva la promozione in Serie A e lui diventa uno dei principali protagonisti degli anni d’oro della formazione dauna. Sfiora l’UEFA, l’assapora in seguito per pochissimi mesi con la maglia della Lazio (1995/96). Ma nonostante il boemo il richiamo dello ‘Zaccheria’ è più forte di tutto. Anche della Serie B.
BARI, UNA SECONDA GIOVINEZZA – Non va oltre la salvezza il Foggia nel 1996/97, ma Franco la Serie A la ritrova subito. Nell’élite dell’allora campionato più bello del mondo c’è ancora spazio per lui, glielo offre il Bari. Sono anni intensi quelli in riva all’Adriatico: anche qui il nostro si lascia apprezzare per le sue giocate di qualità, viene considerato un idolo ed il coro “Para la palla, Franco Mancini!” – riprendendo il motivetto della ‘Macarena’ – è ancora vivo nei ricordi dei tifosi. Dal 1997 al 2000 le presenze coi biancorossi sono 95, a Foggia erano state 235 dal 1987 al 1997. Poi? Il rapporto professionale con Fascetti, alla vigilia della stagione 2000/01, termina e passa al Napoli. Qui ritrova, ovviamente, Zeman ma anche un certo Alberto Fontana. L’estremo difensore cesenate è stato il suo predecessore in biancorosso dal 1993 al 1997 ed in azzurro si prende il posto da titolare nel girone di ritorno. Strana la vita, a volte…
MARTINA E TRANI – I partenopei non si salvano, Mancini resta in azzurro sino al 2002/03. Poi è tempo di girare ancora: Teramo, Pisa, Sambenedettese e Salernitana. La chiusura di carriera arriva in Puglia, in C1 c’è il Martina di mister Camplone. Un’avventura che nel gennaio 2008 termina: la nuova destinazione è la Fortis Trani, formazione allora militante in Promozione. A novembre 2008 annuncia il ritiro dal calcio giocato, ma ovunque sia stato il ricordo è di quelli che lasciano il segno.
ANCORA ZEMAN, POI L’EPILOGO DI PESCARA – Da ex portiere Mancini si rituffa subito nel mondo del calcio. Lo fa col ruolo di preparatore: prima a Manfredonia, poi a Foggia e Pescara. Nelle ultime due esperienze ritrova il suo grande mentore calcistico: sempre lui, Zdenek Zeman. Giocano bene i satanelli nel 2010/11, ma mancano anche la qualificazione ai playoff per la Serie B. Vanno molto meglio le cose a Pescara, con gli abruzzesi primi in classifica e ad un passo dal ritorno in A dopo vent’anni d’assenza. I biancazzurri incantano l’italia, il ct Prandelli pre-convoca per gli europei Verratti. Ma l’Adriatico e Pescara, allo stesso tempo, diventano contesti da incubo: la scomparsa del portiere precede di pochi giorni quella di Piermario Morosini. Il 30 marzo 2012 Mancini si spegne all’età di 43 anni, stroncato da un infarto e gettando nello sconforto tutti gli appassionati di calcio. Oggi ne avrebbe compiuti 50. Il giorno dopo è in programma Pescara-Bari: si gioca regolarmente e con il lutto al braccio. Vincono i galletti, ma mai come in questa circostanza i tre punti sono stati contorno.
Ciao Franco, resterai per sempre nei nostri cuori…