Sibilia: “Dilettanti, proveremo a chiudere la stagione. Abbiamo bilanci sani”
Cosimo Sibilia, presidente della Lega Nazionale Dilettanti, ha così parlato in diretta durante Stadio Aperto, trasmissione in onda su TMW Radio: “Faccio riferimento all’incontro di mercoledì scorso con il ministro, le componenti federali e i medici, per dire che rispetto a quanto ci eravamo detti un mese fa, l’attenzione è rimasta tale. Ci siamo confrontati più volte con la federcalcio, aspettiamo che oltre all’attenzione ci siano passi in avanti nella concretezza, poiché il nostro mondo abbia un segnale vero, di quelli che aspettiamo da un po’ di tempo, così che anche le nostre società si tranquillizzino e si possa pensare a cosa fare per tornare protagonisti sul campo sportivo e da gioco”.
Riuscirete a riprendere?
“Ho detto sempre che sfrutteremo ogni possibilità, fino all’ultimo minuto, per tornare a giocare. Non sarà semplicissimo, se facciamo riferimento al protocollo FIGC anche le altre leghe hanno problemi, figuriamoci i dilettanti. Ma il ministro ha detto che voleva guardare avanti, ad un altro passo per la tutela sanitaria del nostro mondo. Siamo convinti che a breve avremo queste risposte. Sicuramente in questo ultimo mese ho dovuto più volte fare interventi per far capire che la LND tornerà ad essere protagonista quando ci sarà la tutela assoluta dei suoi partecipanti, e non parliamo solo dei calciatori”.
Come contenere il rischio del contagio?
“Confermo che anche nella riunione dell’altro giorno, specialisti e professori hanno detto che il rischio zero non esiste. I tempi li detta il virus, nessun altro: le nostre previsioni potrebbero essere smentite. Ci siamo confrontati, adesso aspettiamo. Ovvio che il protocollo ufficializzato presenta difficoltà per ogni lega, tra i dilettanti la possibilità di applicazione è scarsissima. Ma attendo con ansia i risultati della consultazione che ci sarà. Senza tutela sanitaria non saremo irresponsabili nel dire ai nostri calciatori che possano scendere in campo”.
Le squadre che ora sono prime nei loro gironi, se non si ripartisse, troveranno un accordo con la Lega Pro?
“Questa ipotesi dipende dalla classifica congelata. Su questo la Lega Pro deve dare la possibilità al campionato dilettanti di decretare i nove vincitori. Per quanto ci riguarda nulla si fa senza le retrocesse dei campionati di Lega Pro: se si blocca il meccanismo, ne risente tutto il sistema. Le nostre società devono essere sicure che io e i consiglieri non faremo passare nessun principio che non debba essere quello del rispetto dei ruoli e del risultato ottenuto. Io oggi dico che dobbiamo fare gli sforzi per tornare in campo, poi le classifiche sarà un problema da vedere dopo”.
Ci vorrà attenzione per le scuole calcio.
“Tutti cominciano da lì. Perché gli arbitri, da dove iniziano? Anche al nostro interno mi rendo conto che alcuni personaggi si stanno mettendo in gioco, discutendo di certe questioni… Pure qualcuno che dal nostro mondo è stato espulso e che vorrebbe chiudere tutto. La LND ha una posizione coerente, che ha anticipato gli eventi senza subirli, ed è parte dell’interazione che avviene con tutte le istituzioni del calcio. Quando ci diranno che le condizioni sanitarie non ci permetteranno di riprendere, chiuderemo i campionati. Ora, con l’allungamento dei termini temporali, si dà la possibilità di chiudere i campionati. Per primo la Serie A, ma anche il nostro mondo deve provare a riprendere fino in fondo, finché ci sarà una minima possibilità”.
I campionati stranieri si sono già mossi per aiutare i rispettivi movimenti minori. In Italia no, perché?
“Quando Ronaldo donò 1 milione di euro alle squadre portoghesi dilettanti un giornalista mi chiese cosa pensassi e cosa mi aspettassi. Io ne prendo atto, fa parte della sensibilità di ciascuno portare avanti determinate cose, per quanto riguarda noi abbiamo resistito finora perché da ormai 3 anni abbiamo un bilancio di qualità, siamo stati previdenti. Abbiamo sempre cercato di essere parsimoniosi, e questo ci consente di essere ancora abbastanza tranquilli per la situazione economica, anche se reggerà ancora per poco. Il nostro mondo svolge un ruolo di formazione, sociale, di aggregazione e le nostre sono società che partono dalla Terza Categoria fino al Campionato Nazionale Dilettanti, riunendo intere comunità, che si va da 5-600 persone fino a centinaia di migliaia di abitanti come Palermo. Siamo lo specchio reale del paese, la vera fotografia. Non dispero”.
Qual è l’appello che riceve maggiormente?
“Parliamo dei collaboratori sportivi, dai famosi 600 euro. Ci sono alcuni tesserati che hanno rimborsi spese, e servono loro per portare avanti le famiglie: questo è il grido d’allarme. Noi abbiamo circa 2000 collaboratori, e i loro compensi sono stati soddisfatti fino al 29 febbraio”.
Lei da chi si sente di più rappresentato in questo momento, politica o istituzioni calcistiche?
“Facciamo una battuta: devo stare attento appartengo ad entrambi i mondi perché sono anche deputato (scherza, ndr). Ognuno deve dare indicazioni, c’è una parte della politica che sostiene che sport e calcio non siano emergenze, e che servano prima altre risposte. Chi è come me però sostiene che l’industria calcio è tra le più produttive del paese. Ci vuole il giusto equilibrio, abbiamo tutti la necessità di metterci alle spalle la tragedia. La LND è importante perché c’è il piccolo imprenditore, il commerciante, l’artigiano che se avrà 300 euro da mettere su una squadra di calcio, vorrà dire che il paese potrà ripartire. Dobbiamo ricominciare dalla base, non guardare solamente al vertice. E ne usciremo prima se tutti daranno un contributo per raggiungere l’obiettivo”.